Un’intimazione è arrivata anche a I Nuovi Vespri. Motivo: questo blog ha ripreso l’articolo che illustra le analisi di GranoSalus. La vicenda finirà sui tavoli dei giudici. Intanto Saverio De Bonis, rappresentante dell’associazione che raggruppa produttori di grano duro del Sud Italia e consumatori precisa: “Noi siamo sereni”. Da oggi per il latte e derivati dello stesso latte bisogna indicare l’origine. Speriamo che, a breve, sia così anche per il grano
Leggiamo sul sito di GranoSalus:
“Siamo venuti a conoscenza del fatto che spesso la pasta contiene contaminanti: glifosate (o glifosato ndr), micotossine come il DON, residui di metalli pesanti, tracce di insetticidi. Ci sono prove documentali evidenti. Ma agli industriali della pasta tutto ciò non è gradito. I nostri consigli non sono graditi. Per loro il diritto all’informazione dei consumatori è un optional e quindi vogliono che i giudici civili rimuovano i nostri articoli perché diffamatori. Il diritto di cronaca e di critica, tutelato da norme costituzionali, deve rispettare tre principi fondamentali, ovvero:
primo: la verità oggettiva del fatto narrato;
secondo: la pertinenza cioè l’interesse pubblico della notizia divulgata;
terzo: la continenza, cioè la correttezza con cui i fatti vengono narrati.
La censura, invece, è altra cosa. Appartiene ai regimi totalitari!”.
Insomma, da quello che leggiamo, gli industriali della pasta si sono rivolti ai giudici perché vogliono che GranoSalus tolga dal proprio sito i risultati delle analisi su otto marche di pasta.
Sono le analisi che il nostro blog ha ripreso (e che potete leggere qui).
Anche a I Nuovi Vespri è arrivata la ‘letterina’ dei grandi industriali della pasta. Anche a questo blog viene chiesto di togliere gli articoli che riprendono i risultati delle analisi su otto marche di pasta pubblicati sul sito di GranoSalus.
“Noi siamo sereni – ci dice Saverio De Bonis, rappresentante di GranoSalus -. Nel nostro Paese esiste il diritto alla salute e la libertà d’informazione. Davanti a questi valori il denaro dovrebbe fare un passo indietro”.
Proprio da stamattina il latte e tutti i suoi derivati (burro, mozzarella, formaggi, yogurt e via continuando dovono indicare, nelle confezioni, l’origine delle materie prime. E’ un primo, importante passo verso la tutela dei consumatori.
L’obbligo arriva a tre mesi dalla pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale nazionale, del decreto firmato dai ministri delle politiche Agricole, Maurizio Martina, e dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in attuazione del regolamento dell’Unione Europea n. 1169/2011.
Un provvedimento uguale a quello da oggi in vigore per il latte lo si attende anche per i derivati del grano. Idea che non piace, ad esempio, al gruppo Barilla, che si è già pronunciato contro (qui l’articolo).
Noi invece siamo convinti che indicare l’origine di un prodotto sia un passaggio fondamentale. E’ giusto sapere da dove arriva il latte, così com’è giusto sapere da dove arriva il grano, nel caso della pasta, da dove arriva il grano duro.
Nel caso dei derivati del grano, poi, dovrebbero essere lo Stato e le Regioni ad effettuare i controlli sui prodotti finiti e a renderli noti ai consumatori.
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speriamo che il potere economico non inquini il potere politico sulle decisioni