Un gruppo di amministratori e di cittadini di alcuni centri delle Madonie, dopo un’assemblea, hanno inviato una lettera ai rappresentanti del Governo nazionale e del Governo regionale chiedendo di bloccare tutto e di essere ascoltato. Da Vittoria l’ex sindaco, Francesco Aiello, si chiede perché il piano prevede lo smembramento dell’ospedale di Vittoria-Comiso per favorire l’ospedale di Ragusa
La nuova rete ospedaliera della Sicilia varata, di concerto, dal Governo nazionale e dal Governo regionale, non trova d’accordo tutti. Oggi registriamo due prese di posizione – contrarie alla nuova rete ospedaliera – da parte degli esponenti di due comunità locali: da alcuni centri delle Madonie e da Vittoria, provincia di Ragusa.
Cominciamo con le Madonie. Giuseppe Lo Verde, Sindaco di Polizzi Generosa, Giuseppe Di Martino, Sindaco di Castellana Sicula, Piero Scancarello, Presidente del Consiglio comunale di Geraci Siculo, Lillo Spitale, della Camera del Lavoro di Petralia Sottana, Lillo Cerami, Operatore Sanitario dell’ospedale di Petralia Sottana, Lillo Puleo, di Blufi, Vincenzo Lapunzina, Editore Madonie Notizie hanno inviato una lettera al Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, all’assessore regionale alla Salute-Sanità, Baldo Gucciardi, al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al Prefetto di Palermo, Antonella De Miro, al Sottosegretario alla Salute, Davide Faraone.
“I sottoscritti firmatari, ognuno nelle rispettive qualità in nome e per conto di quanti intervenuti all’Assemblea pubblica tenutasi sabato 8 aprile alle ore 10, presso i locali dell’Ospedale di Petralia Sottana, presa visione del contenuto del Piano sanitario regionale, rilevano, denunciano e richiamano l’attenzione delle SS.LL. come detto Piano penalizza fortemente le popolazioni di un territorio interno e depresso, quale è quello delle Alte Madonie, in merito alla qualità e alla quantità dei vari servizi che non saranno più erogati ai cittadini. residenti e non. Pertanto i sottoscritti invitano le SS.LL. a non pubblicare le succitate linee guide e chiedono di essere auditi nel più breve tempo possibile. Certi di un favorevole accoglimento della presente e di un cortese urgente riscontro, si porgono distinti saluti”.
Nel corso della citata assemblea che si è tenuta lo scorso 8 aprile è stato deciso “di procedere alla formazione di un Comitato di protesta e di proposta formato dai rappresentanti istituzionali dei Comuni delle Madonie e delle varie componenti della popolazione madonita, per dare vita a tutte le iniziative che si riterranno idonee, così come avvenuto nel Settembre 2016 per salvare l’Ospedale GIGLIO di Cefalù dal declassamento tentato dal Governo regionale”.
Non sfugge, agli osservatori, l’assenza, tra i protagonisti di questa protesta, del sindaco di Pollina, Magda Culotta, che è anche parlamentare nazionale del PD. Magda Culotta è è battuta contro la chiusura del Punto nascita di Petralia. Ma in questa vicenda non sembra essere molto presente. Quanto meno, non leggiamo il suo nome tra i protagonisti di questa protesta.
Da Vittoria si leva la voce di Francesco ‘Cicci’ Aiello, più volte sindaco di questa città, già parlamentare regionale del Pci, più volte assessore regionale. Oggi Aiello aderisce al soggetto politico “ART. 1 Movimento Democratici e Progressisti”.
“Nulla di nuovo per la Sicilia – scrive Aiello -. Il Piano regionale di riordino della Rete Ospedaliera, voluto dal Governo siciliano, è un ennesimo bluff. Tagli e riduzione del personale per i servizi sanitari pubblici vengono presentati con le solite etichette: riordino, ottimizzazione delle risorse e con ricorso persino alla terminologia anglo-sassone, con ospedali HUB e SPOKE. Il tutto sulla testa dei cittadini siciliani che potranno usufruire di servizi sanitari pubblici sempre più lontani e ridotti, con liste di attesa esasperanti”.
“Il Polo sanitario Vittoria-Comiso, etichettato come SPOKE, insieme a Ragusa e Modica-Scicli – scrive Aiello – subisce l’ennesimo strappo. Le Unità Operative e Complesse di Chirurgia Vascolare, Oculistica e Neurologia saranno trasferite a Ragusa, che è però classificato Ospedale SPOKE come il nostro. Per Vittoria si tratta della ennesima decurtazione, dopo avere perso Urologia e Otorinolaringoiatria. Qualche Parlamentare regionale della Provincia ha parlato di “refusi“ ( sic! ) di stampa nel testo, in verità modificato più volte, sulla base di spinte e controspinte politiche. Ma l’approvazione già operata, da parte del Ministero della Salute, non lascia dubbi: Vittoria perde tre strutture specialistiche”.
“Noi ci chiediamo: perché Vittoria dovrebbe perdere le tre Unità Operative Complesse, Chirurgia Vascolare, Oculistica e Neurologia, che dovrebbero spostarsi a Ragusa, che è sede di ospedale SPOKE come Vittoria? Il silenzio dei politici e del Comune di Vittoria è assordante; una vera e propria congiura del silenzio. Il sindaco di Vittoria infatti non sembra assolutamente interessato alle politiche sanitarie del nostro territorio. Riteniamo invece che la Città debba muoversi con tutte le Organizzazioni politiche, sindacali e produttive a difesa del proprio Ospedale e dei servizi connessi, che sono il frutto del lavoro dell’impegno di diverse generazioni di Amministratori e di Operatori sanitari. Bisogna dire No all’ennesimo smembramento dell’Ospedale Vittoria-Comiso. Ci si muova per chiedere con forza la copertura dei posti di Primario, vacanti da anni”.
“Il nuovo Piano sanitario prevede per la Sicilia la riduzione la riduzione di 200 posti di Primario. Una follia. Ed è aberrante pensare di potere governare una Unità Operativa Complessa senza il Primario. L’arretramento dello Stato dai territori periferici investe ancora il pianeta sanità, sempre più corroso dalle infiltrazioni mafiose che divorano ingenti risorse economiche, penalizzando i servizi per i cittadini. Non esitiamo a denunciare il fatto che il Piano regionale di riordino della Rete Ospedaliera non affronta i problemi irrisolti della Sanità siciliana: la copertura dei posti vacanti, le liste di attesa per i cittadini e la qualità dei servizi sanitari nei territori periferici. E rimangono senza risposta domande che risuonano da anni: perché i siciliani hanno un’aspettativa di vita inferiore a quella del resto dell’Italia? perché la spesa farmacologica in Sicilia è più alta rispetto alla media nazionale? perché in Sicilia rimane al palo la Cardiologia riabilitativa, con la mortalità nel post-infarto più elevata rispetto alla media nazionale? perché i viaggi della speranza dei cittadini siciliani verso le strutture sanitarie del Nord continuano senza inversione di tendenza?”.
“Tante domande – conclude Aiello – per una politica regionale e locale, che vuole invece continuare a restare sorda. Nonostante tutto”.
P.S.
Giustissime le critiche. Resta una domanda: c’era bisogno di aspettare la nuova Rete ospedaliera della Sicilia per capire quello che stava per succedere? Nel settembre del 2012, quando il ministro della Sanità del Governo Monti, Renato Balduzzi, rende nota la propria ‘riforma’ tutti è già chiaro: i servizi sanitari del nostro Paese – questa la ‘filosofia’ del decreto Balduzzi, poi trasformato in legge – vanno ridotti. Il tutto, è vero, è accompagnato da considerazioni ‘filosofiche’ su medicina del territorio, razionalizzazioni e bla bla bla. Ma il vero significato della riforma Balduzzi è uno: tagli, tagli, tagli.
Ebbene, dov’erano, allora, tutti quelli che oggi si lamentano della nuova rete ospedaliera? Il fatto che la politica ha impiegato quattro anni e mezzo circa per approvare la nuova rete ospedaliera della Sicilia significa che è stato giusto non protestare? Cosa si aspettavano coloro i quali oggi protestano? Pensavano che il Governo Renzi e l’attuale Governo Gentiloni, rispetto alla sanità e, soprattutto, rispetto ai bisogni della Sicilia, sarebbero stati diversi dal Governo Renzi?
Pensano che i tagli agli ospedali siciliani siano diversi dai tagli ai servizi sociali? E dove sono stati tutti questi personaggi quando il Governo regionale si Rosario Crocetta ha consentito al Governo Renzi di ‘svuotare’ le ‘casse’ della Regione?
La verità è che le lamentele arrivano solo quando i tagli toccano da vicino i territori.
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