La verità è che quasi tutta l’Italia ‘officiale’ trova, come dire?, un po’ troppo ‘indigeste’ le analisi fatte effettuare da GranoSalus su otto marche di pasta industriale italiana. “Giustissimo parlare dei problemi per la salute che può creare il glifosato presente negli alimenti – dice Saverio De Bonis -. Ma non si può ignorare la presenza di Micotossine DON”
“L’abbiamo detto e lo ribadiamo: Slow Food mantiene un atteggiamento elusivo rispetto alle micotossine DON contenute nel grano duro che arriva nel nostro Paese dall’estero. Anche loro sono condizionati dal sistema. Non sono figli del pensiero libero”.
Non ha peli sulla lingua il presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis. Che aggiunge:
“Non solo non parlano delle micotossine DON, che è un problema gravissimo che interessa tutta l’Unione Europea, ma snobbano anche le analisi che noi di GranoSalus abbiamo fatto effettuare su otto marche di pasta industriale italiana. Insomma, per questi signori di Slow Food, le analisi sulla pasta di GranoSalus non esistono e non ci sono problemi di micotossine DON nel grano duro estero. Siamo messi proprio bene”.
Qui trovate le analisi che Granosalus ha fatto effettuare su otto marche di pasta italiana
De Bonis ci invita a leggere un articolo scritto su slowfood.it dove si parla del glifosato (qui trovate l’articolo per intero).
L’articolo è interessante sin dalle prime battute:
“Tra i più venduti al mondo, gli erbicidi a base di glifosato (il più comune è il Roundup di Monsanto) sono utilizzati su colture alimentari durante la coltivazione, e successivamente, per essiccare le colture. In particolare, se ne fa uso nei campi di mais e soia geneticamente modificati proprio per tollerare Roundup. Non solo. Il glifosate è comunemente utilizzato anche in parchi, giardini, cimiteri, sui bordi delle strade e delle ferrovie”.
L’articolo racconta della valutazione espressa ECHA (Agenzia europea delle sostanze chimiche), che non ha ritenuto di avere prove sufficienti per classificare il glifosato come sostanza cancerogena (come potete leggere qui).
Nell’articolo si racconta del glifosato rintracciato in cibi e bevande:
“Lo scorso febbraio diversi siti di informazione (cfr. ad esempio sustainablepulse.com/) sono usciti con la notizia, ripresa da una ricerca dell’Umweltinstitut München (l’Istituto ambientale di Monaco) secondo cui tracce di glifosato (tra gli 0,46 e i 29,74 microgrammi per litro) erano contenute in alcune delle marche più note di birre tedesche. Benché per la birra non esista un limite di riferimento, questo è ben precisato per l’acqua, ed è di 0,1 microgrammi. Il che significa che alcune delle birre esaminate eccedono di 300 volte questo limite”.
Nell’articolo si parla del glifosato contenuto nei cereali, nelle fette biscottate e nei biscotti. E anche nella pasta.
Per la pasta industriale l’articolo cita alcuni test, ma non le analisi di GranoSalus. E, in ogni caso, ribadisce ancora il presidente di GranoSalus, “non si parla di micotossine”.
Commenta ancora De Bonis:
“Slow Food non vuole parlare delle analisi di GranoSalus? Bene. Ma allora perché, oltre a parlarci della bontà dei prosciutti e, in generale, degli alimenti, non promuove le analisi che abbiamo promosso noi sulla pasta industriale italiana?”.
De Bonis ricorda un convegno del 2010, con l’intervento di Michele Poligneri (qui il video).
“Già allora ponevamo questo tema – dice sempre De Bonis -. Ma la verità è che non è facile trovare persone intellettualmente oneste. Quando gli interessi sono pesanti e diffusi il silenzio trionfa”.
Interessante un convegno del 2011 organizzato dal consorzio Campo e da Sloow Food. Titolo:
“Dieta Mediterranea e Salute Alimentare”. Di questa giornata di riflessione esiste il resoconto riportato in un articolo pubblicato da Sologranoitaliano il blog del consorzio Campo.
Segnaliamo, in particolare, l’intervento dell’agronomo e micologo, Andrea Di Benedetto, che questo blog ha più volte intervistato (come potete leggere qui e come potete leggere anche qui).
Sei anni fa, intervenendo a questo convegno, Di Benedetto affermava (come potete ascoltare anche in questo video):
“Allo stato attuale la Dieta Mediterranea non rispetta le materie prime tipiche di ogni comunità. Nei porti del Sud ancora oggi si documentano scarichi di milioni di tonnellate di grano estero, compreso grano scadente di 4°-5° categoria normalmente quotato nelle borse merci ‘per altri usi’, con probabili tenori di micotossine e metalli pesanti, tali da renderlo inutilizzabile al consumo umano. Dove vanno a finire i grani “per altri usi” visto che hanno un prezzo molto simile al grano duro ad uso umano’? Le importazioni di quei cereali nel nostro territorio non solo pregiudicano il gusto e la qualità salutistica delle nostre produzioni di pane e pasta soprattutto della prima infanzia, ma trascurano colpevolmente un recente progetto del Ministero delle Politiche Agricole (MICOCER 2006-2008), che ha definitivamente sancito la superiorità dei grani del Sud in ordine a residui di micotossina DON, rispetto a quelli del Nord Italia (clima secco contro clima umido e piovigginoso) nonché rispetto ai grani duri esteri importati da Paesi siti a nord del 41° parallelo (Francia, USA, Canada, ecc). L’assunto dei grandi semolieri che il grano duro nazionale non basti a soddisfare il fabbisogno dell’industria pastaia per le crescenti esportazioni, è infondato; non si può costringere gli agricoltori nazionali a produrre sottocosto, stante la concorrenza scorretta esercitata da un grano che sembra uguale nella forma ma che patisce di problemi tossicologici, spesso misconosciuti alle famiglie italiane”.
Conclude De Bonis:
“Ignorare, oggi, la presenza di micotossine DON nei derivati del grano duro è una dimenticanza imperdonabile. Bisogna farlo, e noi di GranoSalus lo facciamo, anche se questo disturba i manovratori. Il gusto dei cibi è importante. Ma ancora più importante è la salubrità degli stessi alimenti che finiscono ogni giorno sulle nostre tavole”.