Anche la politica siciliana ha i suoi Tre moschettieri che non hanno nulla da invidiare a quali di Alexandre Dumas. Sono Aramaos, Athosguille e Nellòs alle prese con i dinieghi Totò le Mokò e di Jean Francois Omichichet…
di Claus Cahib
“Era una notte buia e tempestosa”, leggiamo nel capitolo intitolato “Il giudizio” del famoso romanzo “I TRE MOSCHETTIERI” di Alexandre Dumas, “grosse nubi correvano in cielo, velando la luce delle stelle”. Aramaos, Athosguille e Nellòs cavalcavano insieme tristemente sotto le deluge.
Il Cardinale, ancora una volta, li aveva fregati. Totò le Mokò, aveva detto no, e i Chanteures populaires si erano tempestivamente e bovinamente accodati.
Emergendo da una caligine, dopo avere bevuto quantità industriali di caffè per tornare in sé, anche Jean Francois Omichichet aveva pronunciato il fatale NO. La disfida di Burletta non si sarebbe fatta. Ognuno per la sua strada.
E così ai nostri tre eroi non rimase che riporre il brando nel fodero e partire per un dignitoso esilio covando vendetta.
Inviarono un confuso messaggio a D’Ardizzon, nel quale, seppure dicessero che avrebbero marciato uniti, non si precisava chi avrebbe marciato in testa.
Nellòs Lapin-lepen, la cui pupilla gli aveva profetizzato una vecchia megera, diventerà bellissima?
Oppure Aramaos de Fromage a Tartiner, nazional regional à là Commegghiet?
Qualche speranza in più nutriva Athosguille de Briance e Passopisciarò, convinto com’era che nella sua terra avrebbe trovato un numero sufficiente di imbecilli irrecuperabili che lo avrebbero appoggiato in una inevitabile contesa a trois.
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