Elezioni comunali di Palermo: e il simbolo del PD? E’ finito nella pasta con le sarde di Cracolici e Faraone…

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“La pancia non c’è più, la pancia non c’è più, la pancia non c’è più…”, gridava correndo il protagonista di una vecchia pubblicità dell’olio Sasso. Non si sa ancora, invece, che tipo di olio ha usato Leoluca Orlando per convincere i dirigenti del PD di Palermo a togliere il proprio simbolo dalle prossime elezioni comunali in cambio della ‘concessione’ di poter votare per il sindaco uscente. In ogni caso, dovrebbe essere l’olio che ha condito la pasta con le sarde nella quale è finito il simbolo del PD…

In una vecchia pubblicità televisiva degli anni ’70 dell’olio Sasso, si vedeva un signore che guardava la propria pancia, a quanto pare ridotta, e, con soddisfazione cominciava a correre gridando felice: “La pancia non c’è più, la pancia non c’è più, la pancia non c’è più…”. Ecco, una cosa simile è successa ieri a Palermo all’Hotel Wagner, durante la presentazione della lista per le elezioni comunali dei ‘Democratici e Popolari’, ai dirigenti del PD. Al posto della pancia che nelle citata pubblicità non c’è più, i dirigenti del Partito Democratico presenti ‘festeggiavano’, invece, l’assenza del simbolo del PD.

Provate a immaginare la scena: dopo un lungo tira e molla con il ricandidato sindaco Leoluca Orlando che ha ordinato al PD di Palermo di togliere il simbolo del partito in cambio della ‘concessione’, allo stesso PD, di appoggiarlo, ecco i vari Fausto Raciti, Antonello Cracolici, Davide Faraone (magari infiliamo pure Antonio Rubino, ma lasciamo fuori Teresa Piccione) che corrono felici Hotel Hotel gridando:

“Il simbolo del PD non c’è più, il simbolo del PD non c’è più, il simbolo del PD non c’è più…”.

Insomma, ragazzi, il PD di Palermo, pur di avere da Orlando il ‘lasciapassare’ per entrare nella coalizione che sostiene lo stesso sindaco uscente, ha fatto sparire il proprio simbolo.

Oggi vi sveliamo alcuni retroscena fino ad ora rimasti inediti.

Sappiate che non è stata una questione politica, ma una questione grafica. Il simbolo dei Democratici e Popolari si divide in due parti. La parte inferiore – con la scritta “Democratici e Popolari” e quattro stelle che ricordano i ‘successi’ dell’Unione Europea dell’Euro – porta la firma di Orlando (il candidato sindaco di Palermo, non il candidato alla segreteria nazionale, per carità!).

La parte di sopra – che è stata oggetto di un’estenuante trattativa – è quello che sono riusciti ad ottenere i dirigenti del PD.

Loro, i dirigenti del PD, avrebbero voluto mantenere magari un mezzo simbolo: una P e una D. Ma Orlando (sempre lui, il candidato sindaco) è stato irremovibile.

I dirigenti del PD sono riusciti, però, a mantenere la presenza dei tre colori: il bianco, il rosso e il verde. Ma la cosa geniale, della quale Orlando (sempre il sindaco uscente) si è accorto troppo tardi (giusto giusto gli ultimi due giorni, quando infuriava la trattativa sulla ‘grafica’, Orlando era impegnato anche nella battaglia ‘canina’ che si combatteva sulle barricate del ‘presunto’ canile municipale e, tra un’abbaiata e l’altra, questo particolare gli è sfuggito…) è il bianco di un’ambigua D che potrebbe sembrare anche una P immaginando un’improbabile proiezione verso il basso.

Insomma: i colori, la P che sembra D e viceversa: beh, l’onore – grafico o politico? – è salvo. Il simbolo del PD, in questa campagna elettorale per le elezioni comunali di Palermo, non c’è ma si può anche immaginare.

Che dire? Orlando del PD fa quello che vuole. Li ha tenuti per cinque anni fuori dall’Amministrazione comunale. Gli ha fatto mangiare il sushi palermitano (leggere leccare la sarda), poi ha deciso di averli come alleati e gli ha imposto pure di eliminare il simbolo. E i dirigenti del PD palermitani hanno accettato, dimostrando grande indipendenza…

Altra domanda: che fine hanno fatto i dirigenti del PD di Palermo che avevano giurato di difendere fino all’estremo la presenza del simbolo del proprio partito? Li stanno cercando con il lanternino…

terza domanda: i voti saranno veri o immaginari? In lista c’è il PSR, pardon, i candidati dell’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici. Ci dovrebbero essere anche i candidati del sottosegretario, Davide Faraone e quello che resta degli alfaniani: ovvero i candidati dei parlamentari nazionali Dore Misuraca e Simona Vicari.

Non ci dovrebbero essere i candidati del parlamentare regionale, Salvatore ‘Totò’ Lentini, che a Sala d’Ercole attacca il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e poi, alla fine, se lo ritrova accanto, da alleato, alle elezioni: cose che capitano. Si dice che Lentini farà una lista per i fatti propri.

Per i fatti propri dovrebbero andare anche i ‘Cardinali’: che non sono i principi di Santa Romana Chiesa, ma i seguaci di Salvatore ‘Totò’ Cardinale da Mussomeli. Solo che con Totò Cuffaro di nuovo in pista i ‘Cardinali’ potrebbero avere non pochi problemi.

Vero è che Aristide Tamajo – che rimane l’uomo forte della situazione (si tratta del papà del deputato regionale Edy) c’è sempre. Ma la riserva ex democristiana, per il nisseno Cardinale, a Palermo si assottiglia…

 

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  • nel sospetto che il PD si sia ridotto al 3% si è preferito coalizzare tutte le forze disponibili per poter vincere alla grande

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