Protesta del primo cittadino del comune colpito dalla tragica alluvione del 2009 che scrive al Presidente della Repubblica per denunciare lo stato di abbandono della sua comunità: “Istituzioni, sempre più lontane dai territori. Preferiscono i talk show…”
E mentre la Sicilia, guidata da Crocetta, Baccei e il Pd, si lascia strappare da Roma i soldi dei contenziosi con lo Stato (la famigerata rinuncia a quelle risorse che si potevano incassare grazie ai pronunciamenti favorevoli della Corte Costituzionale), e mentre la Sicilia, guidata da Crocetta, Baccei e il Pd, tace dinnanzi ai tributi che incassa il Governo nazionale e che invece spetterebbero ai Siciliani (e che secondo la Corte dei Conti aiuterebbero non poco a risolvere i problemi di liquidità ai Comuni), e mentre la Sicilia guidata da Crocetta, Baccei e il Pd, tace dinnanzi ai tagli dei trasferimenti agli enti locali, e mentre la Sicilia guidata da Crocetta, Baccei e il Pd paga più di ogni altra regione il suo contributo al risanamento della finanza pubblica (anche questo ‘particolare’ stigmatizzato dalla Corte dei Conti), i Comuni siciliani, con annessi servizi ai cittadini, sono al collasso.
Alcuni anche per colpa, o complicità, degli stessi Sindaci che, essendo della stessa coalizione del governo regionale, preferiscono tacere dinnanzi a tali ingiustizie e provare a spremere più che possono i loro cittadini per recuperare soldi che non ci sono.
Altri, invece, sono vittime di questa politica allucinante che sembra fare di tutto per remare contro gli interessi dei territori. Tra le ‘vittime’ non possiamo non inserire Scaletta Zanclea, nel messinese, noto alle cronache per la tragica alluvione del 2009: 37 vittime. Ricordate? I tg nazionali diedero la notizia in gran ritardo e quando finalmente ci si accorse del dramma, andò in scena la solita passerella di politicanti, regionali e nazionali, pronti a promettere non solo quanto spettava di diritto, ma anche la luna.
Ebbene, a distanza di sette anni, non ci sono i diritti e non c’è la luna. Scaletta Zanclea è un comune che continua a vivere grandissime difficoltà, tanto che il Sindaco, Gianfranco Moschella, esasperato, non solo si è rivolto al Presidente della Repubblica con una lettera denuncia, ma gli ha anche riconsegnato la fascia tricolore “quale simbolo di una carica che non è moralmente possibile onorare”.
La lettera, di cui siamo venti a conoscenza attraverso il giornale Tempostretto.it, è molto incisiva. Si apre ricordando che, nonostante promesse e parole, ci sono ancora opere incompiute che aspettano da sette anni di vedere l’alba:
“Scaletta Zanclea è all’eutanasia civile. A sette anni dalla tragica alluvione costata la vita a 37 persone, il paese è al collasso. Un Comune diversamente abile” scrive il sindaco al presidente, Sergio Mattarella.
“L’unica strada per il cimitero è ancora intransitabile, l’ente locale è in dissesto, le imprese intervenute in occasione del disastro con spirito di abnegazione avanzano ancora un residuo di tre milioni di euro e gli impiegati comunali sono rimasti anche per tre mesi senza stipendio. “Il Comune – scrive Moschella – si trova la porta sbattuta in faccia anche da tutto il sistema bancario, restio ad effettuare il servizio di tesoreria”.
“I fornitori disertano non avendo certezza dei pagamenti, il servizio smaltimento rifiuti è in sofferenza, il depuratore è sotto sequestro (con relativo avviso di garanzia per il sindaco), l’impianto idrico ed elettrico, sconquassato dall’evento alluvionale, necessiterebbe di importanti manutenzioni, ma non si riesce a fare quella ordinaria”.
“Mi rivolgo a Lei figlio di questa stessa terra prima che garante della Costituzione, per chiedere sostegno e vicinanza alla comunità di Scaletta”
“Il patto di stabilità, i minori trasferimenti, la compromessa capacità di riscossione, il precariato in attesa di stabilizzazione, i servizi sociali ridotti al lumicino, l’incapacità di dare sostegno ai redditi e all’economia locale sono criticità comuni a tutti gli enti locali, che a Scaletta Zanclea rappresentano solo il corollario di un teorema tristemente provato: l’eutanasia civile di una comunità”.
Il sindaco denuncia quindi l’atteggiamento delle istituzioni “sempre più lontane dai territori. Preferiscono i “talk show”, generosi di ospiti politici che invece di parlare di come intervenire e risolvere i problemi, parlano delle loro alleanze, del loro futuro politico e delle loro primarie. Da tempo nella politica – sottolinea Moschella – domina l’incoerenza e l’ipocrisia, mentre le comunità muoiono e il sindaco, primo ed unico livello politico sul territorio, rappresenta l’agnello sacrificale su cui scaricare responsabilità amministrative, penali e morali per “omissioni” non dipendenti dalla sua volontà o grado di capacità”.
Sull’abbandono di Scaletta Zanclea c’è anche una interrogazione al Governo nazionale del deputato M5S, Francesco D’Uva: “Nonostante siano passati quasi 8 anni dalla tragedia alluvionale che, nell’ottobre 2009, ha colpito la città di Messina, permangono ancora problemi legati alla mala gestione della messa in sicurezza delle località danneggiate. Il Torrente Racinazzi di Scaletta Zanclea rappresenta uno dei casi più eclatanti di queste opere incompiute”.“La messa in sicurezza del Torrente Racinazzi era una delle priorità degli interventi – continua il deputato – in quanto si tratta di un’area che, ad ogni evento piovoso, diviene accumulo di terriccio e detriti, con gravi pericoli per l’incolumità dei cittadini che quotidianamente vi transitano. Quando l’ex Premier Renzi è arrivato nella città di Messina per la firma del Patto ha elencato una serie di interventi previsti, tra cui anche la riqualificazione di aree a forte rischio idrogeologico”. E’ assurdo che dopo così tanto tempo – conclude D’Uva – i cittadini continuino ad aspettare per interventi urgenti sul loro territorio. Sembra che le morti per le ‘tragedie annunciate’ non bastino mai come insegnamento”.
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