Nei giorni ‘caldi’ quando GranoSalus rendeva noti i primi risultati delle analisi su otto marche di pasta industriale italiane sembrava che sarebbe scoppiato il finimondo. Polemiche di qua, annunci querele di là. Quattro settimana dopo, a parte tentativi un po’ risibili di delegittimare l’associazione, non c’è nulla. Facciamo il punto della situazione con il presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis. Che lancia una proposta operativa alla Grande distribuzione organizzata
Quattro settimane fa GranoSalus pubblicava i primi risultati delle analisi su otto marche di pasta industriale: Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro 100% Puglia.
A caldo le reazioni sono state tante. Contestazioni e smentite a più non posso, ovviamente, da parte di chi è stato tirato in ballo. E oggi? Alle reazioni a caldo sono seguite azioni concrete?
Siamo andati a chiederlo al presidente di GranoSalus, Saverio De Bonis. L’uomo che guida l’associazione che raccoglie produttori di grano duro delle regioni del Sud Italia e tanti consumatori non si tira indietro.
“A poco più di un mese dalla pubblicazione delle prime analisi – ci dice De Bonis – non è arrivato nulla. Ci sono stati, questo sì, tanti annunci a mezzo stampa. Solo che le denunce non si annunciano: si fanno e basta. E, ribadisco – almeno fino ad ora – di denunce non ne sono arrivate”.
Nel frattempo GranoSalus è andata avanti e ha presentato un dossier prima alla Regione Basilicata e poi alla Camera dei deputati. Si parla, ad esempio, della dieta mediterranea, di fatto più celebrata che praticata, almeno per ciò che riguarda la pasta.
“La dieta mediterranea, se è tale – sottolinea De Bonis – non può prendere a prestito i cereali dal Canada o dall’Ucraina. Cereali che nulla hanno a che fare con l’area del Mediterraneo. Nella dieta mediterranea il legame con il territorio diventa indissolubile, altrimenti siamo di fronte a delle bufale. Se la dieta mediterranea è autentica la pasta non può contenere glifosato, micotossine DON e Cadmio. Se contiene queste sostanze tossiche c’è qualche problema”.
Facciamo notare a De Bonis che, in queste settimane, non saranno arrivate le denunce, ma sono arrivati attacchi da vari soggetti. Gli industriali, ad esempio, non hanno gradito le analisi.
“E’ vero – ci dice il presidente di GranoSalus – qualcuno ha contestato le nostre analisi. Ci hanno chiesto notizie sul laboratorio che le ha effettuate. Noi ci siamo limitati a rispondere che stiamo solo tutelando l’anonimato e la riservatezza. Le analisi, in ogni caso, sono eventualmente a disposizione della magistratura”.
Qualcuno, che magari frequenta poco la Puglia, la Basilicata, la Sicilia e anche la rete ha scritto che GranoSalus non sarebbe molto conosciuta… De Bonis sorride. E aggiunge:
“La nostra associazione non è sconosciuta, come afferma Il Fatto Alimentare.it. Le nostre analisi sono vere e le bufale le raccontano tutti coloro che sono affiliati alle industrie di trasformazione. Soggetti che usano i limiti tossicologici come scudo per i propri affari economici. Personaggi legati a Federalimentare che si commentano da soli. I limiti devono essere biologici e non economici! Noi sappiamo bene quanto siano refrattarie le industrie alimentari ad un giornalismo d’inchiesta. Ma in questo caso le analisi le hanno realizzate i consumatori e i produttori, che non hanno bisogno di chiedere il permesso a Italmopa, Aidepi e ai loro sodali online, per esercitare la propria sovranità alimentare”.
(Qui c’è il video della conferenza stampa dei rappresentanti di GranoSalus a Montecitorio)
Facciamo notare che i più ‘intelligenti’ hanno perfino detto che il grano duro canadese – quello coltivato nelle aree fredde e umide del Canada che viene fatto maturare a colpi di glifosato – non sarebbe dannoso per la salute umana. “Che posso rispondere davanti a queste affermazioni? – replica De Bonis -. Che chi dice ‘ste cose, evidentemente, non ha nemmeno letto i documenti, ufficiali, forniti dagli stessi canadesi. Sono gli stessi canadesi a informarci sui livelli di DON presenti nel grano duro che esportano in Europa. Non c’è peggiore cieco di chi non vuol vedere…”.
Un’altra accusa che abbiamo più volte letto in queste quattro settimane da parte degli industriali della pasta è che la produzione di grano duro del Sud Italia non basterebbe per soddisfare le esigenze di produzione di pasta. “Sono affermazioni che abbiamo sconfessato – ci risponde ancora il presidente di GranoSalus -. La quantità di grano duro prodotto nel Sud Italia è più che sufficiente per l’autoconsumo del nostro Paese. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, sarebbe in eccesso rispetto al nostro fabbisogno”.
“C’è di più – prosegue De Bonis -. Il grano duro prodotto nel Sud Italia, in quanto privo di glifosato e di micotossine DON, rappresenta la prevenzione di patologie. I bambini da zero a tre anni, da tre a nove anni e le donne in gravidanza non dovrebbero mangiare pasta che contiene queste sostanze tossiche. Sono tre segmenti della popolazione che le norme comunitarie non tutelano. Ebbene, l’Unione Europea non ha la forza e la voglia di tutelare i bambini e le donne in gravidanza facciamolo noi? Lo possiamo fare noi producendo pasta senza glifosato e senza Micotossine DON”.
Su questo blog il micologo Andrea Di Benedetto (come potete leggere qui) ci ha parlato anche del cosiddetto effetto cocktail: “Questo è un problema che è stato sottovalutato – precisa il presidente di GranoSalus -. Parliamo delle sinergie tra tutti questi contaminanti. Ebbene, di tali sinergie non conosciamo, ad oggi, gli effetti che provocano sull’organismo umano. In questi casi si dovrebbe applicare il principio di precauzione. Ma questo non avviene. Sono le stranezze dell’attuale Unione Europea, che per problemi di bilancio avvia controlli serratissimi e chiede mille spiegazioni, mentre non si preoccupa di chi avvelena la gente”.
Con De Bonis proviamo ad approfondire una storia che abbiamo illustrato nel seguente articolo:
Il tema è il Dichlorvos, un fosforganico utilizzato nelle industrie di macinazione e lavorazione del grano per eliminare gli insetti. Un carico di grano duro arrivato lo scorso anno in Puglia conteneva questa sostanza pericolosa per la salute umana. Il Ministero della Salute aveva dichiarato questo grano duro non idoneo all’importazione. Ma il TAR della Puglia ha invece dato il via libera per la bonifica.
“Questa storia è misteriosa anche per noi – racconta De Bonis -. Questa partita di grano è stata importata in Italia dalla Casillo Commodities. I due terzi di questo grano andavano bene. Nel restante terzo era presente il Dichlorvos. Bene, in questi casi la logica vuole che l’importatore restituisca il grano contaminato a chi gliel’ha venduto e si faccia restituire i soldi. Lo stesso Ministero della Salute, come giustamente fate notare voi, aveva dichiarato questo grano contaminato non idoneo all’importazione. Invece è arrivato il TAR dicendo che sarebbe bastata la ventilazione”.
Per la cronaca, va detto che, nel passato, l’Unione Europea, per decontaminare le derrate da Dichlorvos non ha mai utilizzato la ventilazione.
“La ventilazione – si chiede De Bonis – potrebbe essere l’alibi per la miscelazione vietata dall’Unione Europea? A questo punto la domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: perché la Casillo Commodietis non ha restituito il carico di grano che lo stesso Ministero ha definito non idoneo all’importazione e ha preferito percorrere le vie legali?”.
Nelle ultime settimane i produttori di grano duro delle Regioni del Mezzogiorno d’Italia hanno cominciato a dialogare con la Grande distribuzione organizzata. Questo è un tema nuovo. Chiediamo a De Bonis di raccontarci questa svolta. Anche su questo fronte il presidente di GranoSalus non si tira indietro:
“La Grande distribuzione organizzata – ci dice De Bonis – oggi è più potente della politica. I grandi centri commerciali, i supermercati e via continuando svolgono, oggi, un ruolo centrale. Guardiamo a quello che sta succedendo in Germania, dove la Grande distribuzione organizzata ha bandito dai propri scaffali i prodotti che contengono pesticidi ed erbicidi. Perché quello che si sta facendo in Germania non può essere fatto in Italia? Abbiamo letto la carta dei servizi della Conad. Si parla di migliorare servizi e prodotti. Nel nome di una migliore qualità della vita. Bene. Noi ci aspettiamo che la Grande distribuzione in Italia cominci a dire a chiare lettere: non vogliamo più la pasta che contiene glifosato e micotossine DON. Hanno il potere e l’autorevolezza per farlo. Che lo facciano”.
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A proposito di Glifosato, ecco
un articolo uscito sul blog di
Patrizia Gentilini,medico
Oncologo, Ematologo, con il
titolo GLIFOSATO, siamo
sicuri che non sia cancerogeno?
Questo blog esce sul giornale
on line il Fatto Quotidiano,
l'articolo porta la data del 19.3.17
Da leggere con estrema
attenzione. Questo commento
verrà ripetuto ogni qual volta
esce sui Nuovi Vespri un
articolo sulla pasta alimentare.
A difesa del diritto dei nostri
bambini ad consumare prodotti
alimentari sani al 100x100.
Intanto, nei centri commerciali
alcune delle marche di pasta
citate nell'analisi di Grano Salus
sono vendute con offerte molto
convenienti. Ma per i bambini
il consumo di questa pasta che
potrebbe contenere sostanze
nocive, può essere considerata
nei limiti delle norme europee?