Il capogruppo di Sicilia Democratica all’Ars, Giovambattista Coltraro, si dichiara contrario al progetto del solito Governo nazionale che ha scelto Messina come sede di uno dei due nuovi hot-spot (il secondo è pure in Sicilia, a Mineo: e ti pareva!). “L’hot-spot distruggerebbe ogni speranza di ripresa per Messina. Non vogliamo fare la fine di Lampedusa, ormai esclusa da ogni meta turistica”
“Roma vuole distruggere Messina. Lo so, la frase è forte, provocatoria, ma come giudicare la decisione del governo centrale di aprire un hot-spot a Messina? Messina è città con vocazione turistica, porta della Sicilia, già minata da una fragile economia (ha registrato la chiusura di un gran numero di esercizi commerciali) punta alla riqualificazione dei quartieri, la bonifica di zone in degrado, la realizzazione del waterfront, tutte opere che il Masterplan renderà possibili. Ma che varrà se a ridosso di tutto ciò si avrà un centro che accoglierà 2800 migranti, quasi stanziali in una città dove i residenti diminuiscono e si trasferiscono altrove per mancanza di lavoro e prospettive di futuro inserimento occupazionale e vengono sostituiti dai migranti?”.
Così scrive in un comunicato il capogruppo di Sicilia Democratica all’Assemblea regionale siciliana, Giovambattista Coltraro.
La sua dichiarazione ci ha colpito perché, proprio stamattina, abbiamo pubblicato un articolo nel quale commentiamo, insieme con il professore Massimo Costa – nella sua doppia veste di economista e docente universitario e di leader del Movimento Siciliani Liberi – il tramonto della Sicilia e, in prospettiva, la sostituzione della popolazione siciliana con genti provenienti da altre parti del mondo:
La Sicilia come le Hawai: tra 80 anni ci sarà solo il 5% di Siciliani. Ci vogliono annientare?
In questo articolo abbiamo illustrato e commentato alcuni elementi demografici diffusi dall’ISTAT, letti in chiave siciliana. Abbiamo così constatato che mentre lo Stato calpesta lo Statuto autonomistico siciliano scippando alla nostra Isola entrate di pertinenza regionale, tantissimi giovani Siciliani vanno via: emigrano nelle altre Regioni italiane e all’estero. Resiste il Saldo migratorio estero: ma il dubbio è che i figli, in maggioranza, li facciano gli immigrati, non i Siciliani. In tutto questo, in Sicilia, aumenta la povertà.
Insomma: hanno portato la Regione siciliana al default e, in compenso, ci riempono di migranti.
Così ci siamo chiesti e torniamo a chiederci: e se dietro tutto questo ci fosse una strategia di annientamento della Sicilia e dei Siciliani?
“L’accoglienza dei migranti è una fatto umanitario dal quale non si prescinde – dice sempre Coltraro a proposito di Messina -. Ma un hot-spot distruggerebbe ogni speranza di ripresa”.
Quindi l’inquietante conclusione del parlamentare regionale eletto nel collegio della Città dello Stretto che, a proposito di quella che, alla fine, è stata una sorta di “invasione”, con riferimento all’isola di Lampedusa, scrive:
“Non dimentichiamo il danno arrecato a Lampedusa, ormai esclusa da ogni meta turistica. Messina non diventi una seconda Lampedusa”.
Foto tratta da tempostretto.it
P.S.
Gli hot-spot, in Italia, sono dislocati a Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto; a questi se ne aggiungeranno altri due entro la fine di questo mese: il primo, come già accennato, a Messina, il secondo a a Mineo.
Su sei hot-spot, cinque sono in Sicilia e uno in Puglia. Tutti nel Sud. Quando c’è da creare disagi, le Regioni del Mezzogiorno d’Italia sono le prima ad essere scelte. Decidono lo Stato e l’Unione Europea. Il Governo regionale di ‘ascari’ cala la testa. I Siciliani non contano.
Quanto dovrà durare ancora questa storia?
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