Non bastava la mafia, ora c’è anche la massoneria. Nel corso dell’audizione del numero uno di Riscossione Sicilia, non è mancato nulla di quanto previsto dal copione dell’antimafia. A parte le risposte concrete…
Non ha risposto a nessuna delle domande per le quali era stato convocato, ma non è mancato lo show. Quello in voga tra i suoi sodali che prevede il ruolo di paladino dell’antimafia (decritto magistralmente da Leonardo Sciascia nel celeberrimo articolo ‘I professionisti dell’antimafia‘) con copione fisso: sparare a zero contro tutti e contro tutto senza contare sulla sostanza. Copione perfetto per un’altra puntata de L’Arena (qualcuno avvisi Giletti!).
Parliamo, ovviamente, di Antonio Fiumefreddo, compare di Crocetta & Lumia e a capo di Riscossione Sicilia spa che, come vi avevamo anticipato, è stato audito in Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars. La convocazione aveva l’obiettivo di fare luce sullo stato di salute della società visto che in Finanziaria si sta ipotizzando un nuovo corposo trasferimento di risorse e visto che i sindacati sono convinti che, da quando c’è lui alla guida, tutto è andato a farsi benedire.
“Non ha risposto ad alcuna delle domande sul bilancio della società, aspetto che a questa Commissione interessava in modo prevalente, visto che in Finanziaria il Governo ha previsto uno stanziamento in favore Riscossione Sicilia spa di 130 milioni. Non sappiamo dunque ad oggi a che scopo saranno assegnati questi fondi”, ha dichiarato il presidente della Commissione, Vincenzo Vinciullo.
Quindi cosa ha detto? Ha parlato di “serie difficoltà a procedere nei pignoramenti di beni alla criminalità, perché protetta da esponenti politici”, ad esempio. Che vuol dire? Che ci starebbe a fare la magistratura se è suo il compito di togliere i beni alla criminalità? Mah…
Quindi la massoneria. Il riferimento è saltato fuori parlando della fuoriuscita dalla società del Monte dei Paschi di Siena: “Una operazione – ha detto Fiumefreddo – che ha lasciato all’Isola tutti i debiti. Mentre la vendita delle quote MPS è costata alla Sicilia dieci volte in più del loro valore effettivo”.
Ha quindi ricordato, citando un articolo del Corriere della Sera, che di massoneria all’interno di quella banca non non è mai mancata: “L’atteggiamento anche della politica legata a Mps, anche a livelli più alti, è stato violentissimo, non solo con me, ma anche con chi mi ha preceduto”. Con questa banca c’è ancora in corso un contenzioso di 120 milioni di Euro.
La fuoriuscita del MPS da quella che era la Serit ed oggi è Riscossione Sicilia, è davvero stata una operazione frega Sicilia.
Ma una domanda sorge spontanea: come mai queste cose non le racconta a Giletti? Come mai quando è ospite di questo ‘scienziato’ il suo unico obiettivo sembra quello di denigrare i Siciliani con bugie e frasi demagociche? Sulla RAI è ammesso solo umiliare il nostro popolo e non parlare di chi si è mangiato ‘pezzi’ della società siciliana perché siciliani non sono?
O l’argomento massoneria, che abbinato alla mafia fa un gran rumore, serve solo a parare i colpi delle botte che gli arriveranno in testa da Nello Musumeci? Il leader di #diventeràbellissima, come ormai sappiamo, è finito nel mirino di Fiumefreddo per una storia di presunti favori ricevuti dalla società di riscossione che non ha né capo, né piedi (Musumeci ha parlato di un attacco della “mafia dell’antimafia”) e su questo interverrà in Aula. Ora, per parare i colpi di una persona come Musumeci, abituata a parlare con le carte in mano, servono quante più ombre possibili. Cinesi, si intende.
Nel corso della seduta della Commissione, a fare saltare dalla sedia l’avvocato catanese è stato il parlamentare Totò Lentini che gli ha ricordato che “a luglio dovrà recarsi in tribunale per una imputazione coatta” (l’accusa è di truffa e patrocinio infedele). La reazione è stata scontata:
“Non mi faccio processare da chi deve fare ancora il proprio dovere di cittadino”, ha detto Fiumefreddo.
“Io non ho tasse da pagare – ha risposto Lentini – e sei lei continua con questi toni, noi soldi non gliene diamo”.
“Queste parole hanno un profilo estorsivo”, ha urlato Fiumefreddo.
Insomma, bagarre e interruzione della seduta.
“Quelle di Fiumefreddo – ha aggiunto Vinciullo – sono affermazioni generiche che porterò all’esame della Procura della Repubblica affinché sia avviata un’indagine, ma ho chiesto a Fiumefreddo di fare in nomi dei parlamentari che ritiene essere collusi con ambienti criminali, e non ha voluto farlo. Ha parlato per circa 40 minuti senza centrare l’argomento, che doveva essere far luce sui conti dell’ente di riscossione, cosa su cui non abbiamo ad oggi nemmeno una carta”.
Vinciullo smentisce anche che Fiumefreddo sia stato allontanato:
“Egli stesso ha chiesto di andare via, dopo che il clima si è rivelato davvero rovente. Gli ho chiesto infatti di allontanarsi, ed era quello che anch’egli intendeva fare. Poco prima il deputato Toto’ Lentini ha ricordato durante i lavori che su Fiumefreddo grava un’indagine penale. Per via dei toni usati ho invitato Lentini ad allontanarsi e vista la sua reazione, molto agitata, ho dovuto chiedere l’intervento di un medico. Il problema però resta”.
Resta, infatti, da capire che fine farà Riscossione Sicilia spa. Stamattina abbiamo pubblicato questo video in cui l’editore di questo blog, oltre a ricordare le bugie di Fiumefreddo, mette in guardia i Siciliani sull’ipotesi che la società venga ceduta ad Equitalia. Ipotesi per la quale spingono i dipendenti accecati da promesse sindacali che sono chimere e che, in ogni caso, non possono prevalere sull’interesse dei Siciliani.
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