Il numero uno di Riscossione Sicilia domani è atteso in Commissione Bilancio e Finanze dell’Assemblea regionale siciliana. Vorremmo chiedere a Giletti se è il caso che si presenti o meno, ma non abbiamo il suo numero di telefono. Quindi, ipotizziamo che…
Antonio Fiumefreddo, numero uno di Riscossione Sicilia spa, nonché animatore di programmi televisivi ‘altamente specializzati’ e del nuovo movimento politico di Rosario Crocetta, Riparte Sicilia, è stato convocato in audizione dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars. La sua ‘esibizione’ è prevista per domani mattina.
In queste ore che precedono l’attesissimo appuntamento ci si domanda se la star riuscirà a liberarsi dai suoi impegni televisivi e cinematografici e se troverà il tempo per arrivare fino a Piazza Indipendenza (lato Ars, s’intende: non ha bisogno di inviti per attraversare la strada e arrivare fino a Palazzo d’Orlèans). Va da sé che volere è potere, quindi la domanda corretta è la seguente: vorrà presentarsi dinnanzi ai deputati che si diverte ad insultare o riterrà più opportuno darsi alla fuga?
Abbiamo chiesto a tutti i colleghi il numero di telefono di Massimo Giletti per chiedere a lui – fine conoscitore dei personaggi della farsa siciliana con i quali collabora strenuamente – lumi sul dilemma, ma niente, ci hanno detto che le persone di un certo livello tengono molto alla loro privacy, quindi dobbiamo accontentarci delle nostre ipotesi.
Premessa: sarebbe dovere istituzionale rispondere all’invito della Commissione Bilancio. Perché prima di essere uno showman e prima ancora di essere l’esponente del ‘cerchio magico’ di Crocetta e del suo nuovo movimento politico, Fiumefreddo è il capo di una società regionale e, in quanto tale, è tenuto a risponderne ufficialmente al Parlamento siciliano. Ma, forse, parlare di doveri e correttezze è fuori luogo.
Il Nostro potrebbe avere buoni motivi (personali, si intende) sia per andare che per non andare.
Potrebbe andare, ad esempio, per tentare di parare i colpi – che si annunciano fortissimi – che gli riserverà Nello Musumeci in Aula. Il leader di #Diventeràbellissima, come sappiano, è finito nel mirino di Fiumefreddo per una storia di presunti favori ricevuti dalla società di riscossione dei tributi che non ha né capo, né piedi (Musumeci ha parlato di un attacco della “mafia dell’antimafia”). Musumeci, oltre ad essere una persona per bene, è uno che non le manda a dire. E, in questi giorni, in attesa del suo intervento a Sala d’Ercole sul tema, sta studiando un po’ di carte.
Da qui potrebbe scaturire la decisione di Fiumefreddo di rispondere alla chiamata dei deputati: precedere l’intervento di Musumeci con un’altra buona dose di veleno e magari sbandierare la preoccupazione per la sua incolumità: carta da sempre usata dai furbastri in momenti di difficoltà che poi potranno dire “io sono l’antimafia e chi è contro di me sta con la mafia”. Squallido refrain molto conosciuto in Sicilia anche da chi poi è finito indagato per mafia.
La seconda ipotesi è che decida non andare. Anche questa ha un suo perché. Cerchiamo di comprenderlo: dovrebbe presentarsi, tutto solo, dinnanzi ai deputati che insulta e che, a differenza di Giletti, gli chiederebbero non solo prove concrete, ma anche conto e ragione del pessimo stato in cui versa la società da quando lui ne è a capo.
Ne sono convinti, ad esempio, i sindacati secondo i quali le sue dichiarazioni ‘effervescenti’ servono solo a “creare una cortina di fumo mentre per lui tira aria di benservito e che non descrivono la vera realtà dei fatti, di cui i lavoratori sono consapevoli da almeno due anni: che l’azienda è allo sbando, senza guida e controllo, in balia di un caos gestionale senza precedenti” hanno detto la Cgil e la Fisac che gli hanno pure dato dell’ignorante: “Due anni di annunci e denunce dell’amministratore, spesso basati su dati incompleti o errati, o sull’ignoranza di norme di legge (come quella sui pagamenti della Pubblica Amministrazione), non hanno sortito alcun risultato”.
Sull’ignoranza, in effetti, qualche dubbio c’è. Ricordate la sua denuncia sui 52 miliardi di Euro di tasse non pagate in Sicilia? Come ha notato Franco Busalacchi (editore di questo blog) “il dato di 52 miliardi di Euro di tributi non pagati nella nostra Isola non è evasione fiscale: sono tributi iscritti a ruolo – quindi accertati – che riguardano la Regione, i Comuni, le ex Province e perfino l’INPS. E non si tratta di una peculiarità siciliana, perché il dato è comune a tutta l’Italia, se è vero che i tributi non riscossi nell’intero Paese oscillano tra i 500 e gli 800 miliardi di Euro”. Qui i dettagli.
Demagogia insomma, più che ignoranza. Ma si sa: il sogno di uno scranno all’Ars val bene tutto.
In attesa di domani, dunque, prepariamoci a nuove eclatanti rivelazioni. Che torneremo a commentare magari domenica prossima. Sempre che Nello Musumeci non si prenda la scena e sempre che Giletti se ne ‘accorga’…