L’Unione Europea dell’Euro sta imponendo all’Italia una manovra da 3 miliardi e mezzo di Euro. Non sapendo dove trovare ‘sti soldi, l’esecutivo siciliani vorrebbe fare pagare il conto soprattutto alle Regioni a Statuto speciale, considerate le più ‘ricche’.Invito i Siciliani a ritrovare l’orgoglio di essere Siciliani e a ribellarsi a chi considera la Sicilia il bancomat di Roma”.
“L’Unione Europea dell’Euro sta imponendo all’Italia una manovra da 3 miliardi e mezzo di Euro. Non sapendo dove trovare ‘sti soldi, il Governo Gentiloni vorrebbe fare pagare il conto soprattutto alle Regioni a Statuto speciale, considerate le più ‘ricche’. Non sappiamo quale sia la situazione finanziaria del Trentino Alto Adige, del Friuli Venezia Giulia, della Val d’Aosta e della Sardegna: ma possiamo assicurare che la Regione siciliana è povera, anche a causa – anzi soprattutto a causa – degli ‘ascari’ che l’hanno governata negli ultimi anni e che ancora la governano. Sono stati gli ‘ascari’ che governano a consentire a Roma di depredare il Bilancio regionale. Invito i Siciliani a ritrovare l’orgoglio di essere Siciliani e a ribellarsi a chi considera la Sicilia il bancomat di Roma”.
Lo dice Franco Busalacchi, candidato de I Nuovi vespri alla presidenza della Regione siciliana.
“In questo continuo attacco alle ormai esigue finanze della Regione siciliana – sottolinea Busalacchi – ci sono responsabilità del Governo nazionale e del Governo regionale, entrambi di centrosinistra a guida PD. Il Governo nazionale ha gli strumenti per opporsi a questo nuovo scippo chiesto dall’Unione Europea”.
“Mi riferisco – dice sempre il candidato de I Nuovi Vespri alla guida della Regione siciliana – ad cosiddetto Debito detestabile o odioso. Quando un Paese indebitato può provare che il debito che gli viene ascritto è frutto di speculazioni, lo può contestare. I duemila e 300 miliardi circa di debito pubblico che l’Italia dovrebbe pagare è frutto, in massima parte, di interessi speculativi. Il Governo Gentiloni faccia ricorso all’istituto del Debito detestabile e si rifiuti di pagare. A cominciare proprio dalla folle manovra da 3 miliardi e mezzo di Euro che, se messa in atto, finirebbe di sfiancare un’economia italiana già alla deriva”.
“Ma in questa storia, per la parte che riguarda la Sicilia – osserva ancora Busalacchi – ci sono pesanti responsabilità del Governo regionale di Rosario Crocetta e della maggioranza di centrosinistra che lo sostiene. Oggi Crocetta ci dice che contesterà i nuovi tagli che il Governo Gentiloni annuncia per le Regioni a Statuto speciale e, quindi, per la Sicilia”.
“Peccato che Crocetta è lo stesso soggetto che, per ben due volte – dice sempre Busalacchi – ha rinunciato, a nome di 5 milioni di Siciliani, ai contenziosi con lo Stato , ovvero a circa 5 miliardi di euro che la Sicilia avrebbe potuto incassare grazie alle sentenze favorevoli della Corte Costituzionale, regalandoli a Roma. Crocetta si dovrebbe mettere d’accordo con se stesso: non può rinunciare agli effetti finanziari positivi delle sentenze e poi, qualche anno dopo, annunciare ricorso davanti la stessa Corte Costituzionale per contestare un Governo nazionale al quale ha già regalato circa 5 miliardi di Euro”.
“Questa non è solo incoerenza – precisa sempre Busalacchi – ma mancanza di serietà politica. Tra l’altro, non si capisce chi dovrebbe inoltrare questo ricorso alla Corte Costituzionale, dal momento che non sappiamo nemmeno se a dirigere l’Ufficio Legislativo e Legale della Regione ci sia un dirigente generale iscritto all’Ordine degli avvocati. Tema del quale si erano interessati anche i grillini dell’Ars, che avevano promesso di fare chiarezza su questo punto, per poi insabbiare consociativamente tale delicata questione”.
“Alla luce di tutto ciò – conclude Busalacchi – se l’Unione Europea è ancora questa e prosegue nel rigore per continuare a penalizzarci, noi diciamo che i Siciliani non sanno che farsene di questa Unione Europea: se l’Europa è questa noi in questa Europa non vogliamo restarci. Idem per l’Italia: se il Governo Gentiloni pensa di continuare a penalizzare la Sicilia, noi Siciliani dobbiamo cominciare a prendere atto che, da questa Italia, dobbiamo chiamarci fuori”.
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