Forse su tale accusa – che se vera sarebbe grave – l’Amministrazione regionale (assessore e dipartimento della Formazione professionale) e la stessa organizzazione sindacale dovrebbero fare chiarezza. Nel complesso, non possiamo non registrare pessimismo sulle sorti del settore e dello stesso Avviso 8 sul quale peserebbe già una decina di ricorsi. Andò così – a colpi di ricorsi – anche l’Avviso 20. Ricorsi che non bloccarono l’iter del bando. Anche perché, spesso, i ricorsi, in questo settore, non vanno avanti: vedi la class action per ripristinare la legge n. 24 del 1976
Sul futuro della Formazione professionale siciliana il pessimismo regna sovrano. C’è la graduatoria definitiva dell’Avviso 8, il bando da 136 milioni di Euro di fondi europei. Ma tra i lavoratori, per lo più disoccupati, la sensazione è che le procedure messe in piedi dal Governo regionale sortiranno due effetti: ritardi nell’avvio dei corsi e assenza di tutele per i disoccupati.
Sulle procedure è difficile dare torto ai pessimisti: tra verifiche e controlli (questi ultimi dovuti alla luce degli scandali degli ultimi anni) si andrà comunque per le lunghe. Nei primi di marzo i soggetti selezionati nella graduatoria definitiva dovranno consegnare i progetti esecutivi, dimostrando di poter realizzare quanto hanno scritto. Questo primo passaggio, stando a quanto si dice, provocherà l’eliminazione di alcuni soggetti selezionati in prima battuta e un’inevitabile, prima ‘scrematura’ con lo scorrimento della graduatoria.
Poi arriveranno i controlli dei Carabinieri, in forza di una convenzione siglata con la stessa Arma dal dipartimento regionale della Formazione.
In terza battuta la parola passerà ai giudici della Corte dei Conti che verificheranno, ad uno per uno, i decreti di finanziamento. E’ molto difficile che, con la rete dei controlli disposta dal dipartimento regionale della Formazione che potranno esserci irregolarità. Anche sul fronte che preoccupa di più i lavoratori: le assunzioni.
Nell’Avviso 8 c’è scritto a chiare lettere che i soggetti selezionati – enti e società – dovranno assumete pescando dall’albo, tranne che per i casi in cui non sarà possibile reperire particolari professionalità. Concetto, questo, che è stato più volte ribadito dal dirigente generale del dipartimento, Gianni Silvia. Parole alle quali non tutti i lavoratori e non tutti i sindacalisti credono.
Ieri, ad esempio, un comunicato dell’USB – l’Unione Sindacale di Base – non solo manifesta pessimismo, ma lancia precise accuse alle quali, forse, l’Amministrazione regionale dovrebbe rispondere con i fatti, oltre che con le parole. Leggiamo assieme il comunicato:
“UBS giudica negativamente l’incontro avuto con l’assessore Marziano (Bruno Marziano, assessore regionale alla Formazione professionale ndr) alla presenza di tutte le organizzazioni sindacali del comparto Formazione. Senza alcuna analisi approfondita della situazione tragica in cui versa la Formazione professionale in Sicilia, con l’idea surreale che il sistema abbia bisogno solo di correttivi su circoscritte ‘patologie’, l’assessore ha consegnato alle parti sociali una soluzione ‘bloccata’, senza alcuna possibilità di discussione, che consiste esclusivamente in una proposta che dovrebbe obbligare gli enti a chiamare ‘prioritariamente’ dall’albo regionale, con la possibilità di togliere eventualmente gli accreditamenti agli enti che non rispetterebbero tale priorità”.
A questo arriva l’accusa dell’organizzazione sindacale, sulla quale l’assessore Marziano e i vertici del dipartimento dovrebbero fare subito chiarezza, per eliminare sul nascere dubbi e polemiche:
“Naturalmente – scrivono i sindacalisti dell’UBS – tutto ciò avviene ad Avviso 8 avviato, con enti che hanno già provveduto ad emanare bandi, con alcuni di loro che hanno già effettuato assunzioni fuori albo, senza che alcun controllo sia avvenuto sulla selezione del personale. Nessun accenno è stato fatto sulla necessità di riassorbire la vastissima platea di lavoratori licenziati e in attesa di collocazione, nessun confronto è avvenuto sull’agenzia unica, valutata come ‘infausta’ la possibilità di bloccare l’Avviso 8 per palesi irregolarità”.
Domanda: chi è che avrebbe effettuato “assunzioni fuori albo”? Anche l’UBS, a questo punto, invece di lanciare la pietra, dovrebbe fare nomi e cognomi.
“Come USB – prosegue la nota dell’organizzazione sindacale – riteniamo che sia necessario un intervento immediato per far fronte al dramma lavorativo di migliaia di lavoratori della Formazione, partendo dalla consapevolezza che il sistema della Formazione professionale in Sicilia è collassato dietro le logiche clientelari della cattiva politica e del pessimo sindacalismo. Chiediamo che i lavoratori licenziati vengano assorbiti da organismi in grado di garantire un futuro alle migliaia di famiglie che versano ormai in condizioni disastrose, attraverso anche una serie di interventi di sostegno al reddito. Questa sigla auspica una visione organica e paritaria di tutti gli operatori della Formazione, senza creare lavoratori di serie A e di serie B. Il dramma occupazionale e sociale è ormai insopportabile, continueremo le nostre mobilitazioni finché l’ultimo lavoratore della formazione professionale non sarà garantito”.
In questo scenario si attende la conferenza stampa di mercoledì prossimo, quando il vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, i senatori Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino e l’avvocato Francesco Menallo terranno una conferenza stampa a palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano. Un incontro nel quale – così si sussurra – non verranno risparmiati ‘siluri’ all’Avviso 8, come potete leggere qui di seguito:
Formazione, Menallo: “Prima hanno massacrato i lavoratori, adesso vorrebbero incassare…”
Sempre per la cronaca, sarebbero già oltre dieci i ricorsi contro l’Avviso 8. Non si tratterebbe di una novità: quando venne varato l’Avviso 20 – si era nel 2012 – i ricorsi furono oltre una ventina: ma questo non bloccò l’iter del bando.
Anche perché, proprio nel mondo della Formazione siciliana, certi ricorsi non vanno avanti: è il caso dei ricorsi contro il ‘congelamento’ della legge regionale n. 24 del 1976: legge bloccata non perché abrogata, ma perché imbrigliata da un coacervo di provvedimenti amministrativi. Dal 2012 si parla di ricorsi, di class action: ma fino ad oggi queste iniziative sono rimasti allo stato di vaghi proclami.
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