Rosario Crocetta potrebbe essere il primo politico siciliano che ha sacrificato la Sicilia agli interessi romani senza ricevere in cambio il ‘premio’. L’attuale presidente della Regione ha firmato ben due ‘Patti scellerati’ con Renzi. In cambio avrebbe dovuto ‘incassare’ un seggio al Senato. Ma Renzi, disarcionato da Palazzo Chigi e senza elezioni politiche anticipate, non gli può garantire alcunché. La rabbia nel vedere i suoi compagni di partito che prima lo hanno spinto tra le braccia di Renzi e che, adesso, vogliono farlo passare per il solo responsabili dello sfascio della Sicilia
L’attività dell’Assemblea regionale siciliana prosegue tra polemiche e comiche. Le polemiche riguardano, grosso modo, due argomenti: la manovra economica e finanziaria presentata dal Governo regionale di Rosario Crocetta e la ricandidatura dello stesso presidente della Regione. Le comiche sono legate ai sondaggi sulle stesse elezioni regionali siciliane.
Cominciamo dai sondaggi, che sono la parte allegra dell’attuale scenario politico siciliano e che fanno il paio con il nulla rappresentato oggi dalla vecchia politica siciliana.
In un sondaggio – commissionato dal centrodestra – i grillini sarebbero al 38-40%, lo stesso centrodestra unito sarebbe al 35% (ma dal 2008 in poi quando il centrodestra siciliano sarebbe stato unito?), il centrosinistra sarebbe al 18-20% con il PD siciliano all’8-10%.
Un secondo sondaggio, commissionato dal Partito Democratico nazionale all’istituto Piepoli, darebbe i grillini sempre in vantaggio con oltre il 30%, con il PD siciliano che sarebbe pure al 30%! Sì, avete letto bene: il PD siciliano che, insieme con Crocetta, ha penalizzato la Sicilia regalando una barca soldi dei Siciliani a Roma, sarebbe al 30%. Secondo questo sondaggio, insomma, i Siciliani premierebbero i loro aguzzini!
Il sondaggio voluto dal PD ci rivela un’altra notizia clamorosa: il partito del Ministro Angelino Alfano Il Nuovo Centrodestra Democratico e il partito ‘apolide’ di Giampiero D’Alia (ex UDC) sarebbero all’8%.
Come potete notare, siamo davanti a due sondaggi che definiscono con estrema chiarezza l’inutilità degli stessi sondaggi, che non sono altro che coperte tirate di qua e di là non per cercare di interpretare la volontà degli elettori, ma per provare a condizionarla.
Dalle comiche alle polemiche.
Le cronache politiche di ieri registrano un comunicato del parlamentare regionale Mario Alloro, vicino all’area di Mirello Crisafulli:
“La finanziaria non è uno strumento che può prescindere dalla politica e dalla visione che una maggioranza ha sui tanti problemi e le tante criticità che la Sicilia oggi vive. Il maxiemendamento presentato dal Governo e non preventivamente concordato con il gruppo parlamentare – scrive Alloro – pone una serie di interrogativi a cui è urgente dare risposte riannodando le file di un ragionamento che non prescinda dalla politica e senza il quale ognuno potrebbe sentirsi libero da indicazioni di partito. Leggo, invece, che il Presidente Crocetta ha presentato in questi giorni un suo autonomo soggetto politico e che dichiara di voler dare con la manovra finanziaria le risposte che i siciliani aspettano e che i deputati PD ‘troppo impegnati a fare marchette’ non avrebbero dato. E’ indispensabile convocare una direzione regionale – conclude Alloro – per capire innanzitutto se Crocetta è il candidato del Partito Democratico, a dispetto dei sondaggi nazionali che lo danno ultimo nel gradimento tra i Presidenti della Regione, e delle dichiarazioni di autorevoli dirigenti del Partito che hanno sostenuto la necessità delle primarie per la scelta del candidato alla presidenza”.
Alloro affronta due temi che, in realtà, sono legati: la manovra economica e finanziaria 2017 e la ricandidatura di Crocetta. La manovra economica e finanziaria – che si trascina all’Ars dal dicembre dello scorso anno – è stata ‘blindata’ in un maxiemendamento, preparato dal Governo, che però dovrebbe essere approvato dai deputati. Il dubbio dei parlamentari dell’Ars – che forse è più di un dubbio – è che Crocetta e i suoi amici abbiano ‘confezionato’ una manovra che dovrebbe servire proprio alla ricandidatura dello stesso Crocetta alla presidenza della Regione.
D’altra parte, anche il presidente della Regione ha le proprie ragioni. Crocetta non ha sacrificato il futuro di 5 milioni di Siciliani, regalando risorse finanziarie a Roma perché impazzito. Dietro c’è un ragionamento politico che sarà, magari, ‘ascaro’, ma è il frutto di un accordo del quale gli stessi dirigenti del PD siciliano sono perfettamente al corrente. Rivediamolo nei punti salienti.
Quando Crocetta, nel giugno del 2014, firma il primo ‘Patto scellerato’ con il Governo Renzi, regalando al Governo nazionale oltre 5 miliardi di Euro, molte cose non gli erano chiare. Erano, invece, chiare ad alcuni dirigenti del PD romano e siciliano, che lo hanno spinto a firmare il primo ‘Patto’.
Quando si è accorto che la Consulta, proprio nel 2014, con una sentenza, aveva dato ragione alla Sicilia e che con il primo ‘Patto scellerato’ la Regione rinunciava a oltre 5 miliardi di Euro in favore di Roma, Crocetta si è catapultato nella ‘Capitale’ per chiedere spiegazioni. Si racconta che, a qual punto, Renzi e i suoi ‘giannizzeri’ siciliani avrebbero promesso all’attuale presidente della Regione un collegio sicuro alle successive elezioni politiche nazionali (si parlava di un seggio al Senato).
Crocetta, però, avrebbe dovuto continuare a penalizzare i Siciliani, regalando a Roma altre risorse finanziarie e, soprattutto, modificando le norme di attuazione dell’articolo 36 dello Statuto autonomistico siciliano, per mettere a riparo Roma da altri possibili pronunciamenti della Corte Costituzionale.
Su questo punto – che è il vero ‘cuore ascaro’ della vicenda – Crocetta avrebbe chiesto la copertura politica della presidenza dell’Ars. Che è puntualmente arrivata. E infatti il secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta del giugno dello scorso anno – quello che ‘incapretta’ 5 milioni di Siciliani ‘addomesticando’ l’articolo 36 dello Statuto – è stato votato dal Parlamento siciliano, con la regia del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone (quello che diceva di voler difendere lo Statuto…).
L’accordo politico – lo ribadiamo – era un seggio ‘blindato’ per Crocetta al Senato e la candidatura di Giovanni Ardizzone a sindaco di Messina.
Ma adesso l’accordo è in parte saltato. Perché Renzi, a Roma, è in grande difficoltà: ha dovuto lasciare Palazzo Chigi e, con molta probabilità, non riuscirà a imporre le elezioni politiche anticipate. E sarebbero proprio le elezioni anticipate – con Renzi segretario nazionale che decide chi va in lista e chi no – che dovrebbero garantire a Crocetta il seggio al Senato. Senza elezioni politiche anticipate per l’attuale presidente della Regione si profila una sorta di agneddu e sucu e finiu ‘u vattiu, ovvero fuori da tutto…
Ovviamente Crocetta non ci sta: ha indossato i panni dell’ ‘ascaro’, è diventato il presidente della Regione meno gradito d’Italia e adesso, in cambio, non dovrebbe avere nulla!
E’ noto che intere generazioni di politici siciliani, dalla fine degli anni ’40 del secolo passato fino ad oggi, hanno svenduto l’Autonomia siciliana in cambio, alla fine, di miserabili carriere personali. Crocetta dovrebbe essere l’unico ad aver sacrificato i Siciliani senza guadagnarci nulla?
Questa prospettiva, lo ribadiamo, l’attuale presidente della Regione non riesce proprio a ‘digerirla’. Tanto più che i dirigenti del PD siciliano – soprattutto quelli che l’hanno spinto a firmare i due ‘Patti scellerati’ con Renzi – adesso vorrebbero ‘scaricarlo’.
Il lavoro sporco ha provato a farlo il sottosegretario, Davide Faraone, che pur essendo rappresentato nel Governo regionale con propri assessori, fa l’anti-Crocetta con la credibilità che potete immaginare…
Da qui la mossa dello stesso Crocetta: la sua ricandidatura. Della serie: mi volete sbattere fuori? E io mi ricandido e faccio danno. Intanto vi presento una bella manovra economica e finanziaria 2017 a mio uso e consumo. La volete cambiare? E io brigo con le opposizioni. E magari con Totò Cardinale da Mussomeli che, dovendo ‘sistemare’ per la terza volta la figlia Daniela (che ha già alle spalle due legislature a Roma e dovrebbe essere in uscita), gioca su più tavoli.
Insomma, ci sarà da divertirsi…
Foto tratta da il fogliettone.it
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