“Rimettere al centro dei programmi lessico, sintassi e grammatica”. 600 docenti universitari chiedono alle istituzioni di intervenire per porre rimedio all’analfabetismo linguistico dei nostri ragazzi. Che, nelle tesi di laurea, sfoggiano errori da terza elementare. Per il filosofo veneziano la colpa è di chi ha stravolto i programmi didattici: “Prima c’era il nucleo forte di materie come italiano, latino, storia e filosofia al classico, lo scientifico cambiava di poco con l’aggiunta di matematica. Adesso si tagliano il latino e la filosofia, pilasti per un apprendimento logico”
“È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente”. Comincia così la lettera firmata già da oltre 600 docenti universitari che chiedono al governo e al parlamento “interventi urgenti” per rimediare alle carenze in italiano dei loro studenti. L’iniziativa è promossa dal gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità. “Da tempo – si legge nella lettera – i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcune facoltà hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana”. La lettera porta la firma, tra gli altri, di accademici della Crusca, di linguisti, docenti di letteratura italiana e di diritto, storici, ma anche filosofi, sociologi, economisti.
Che la lingua italiana sia calpestata quotidianamente e non solo dai ragazzi è evidente. Basta leggere i post sui social dove pare che tutto sia ammesso, ma anche giornali e tv non scherzano come vi abbiamo raccontato nella nostra rubrica Sos italiano, gli strafalcioni dei media.
Ma perché siamo arrivati a questo livello? Non impariamo altre lingue e dimentichiamo la nostra.
Secondo Massimo Cacciari, tra i firmatari dell’appello, la spiegazione è ovvia: “La colpa non è né degli insegnanti, né degli studenti, ma di chi ha smantellato la scuola.- dice il filosofo a Repubblica- L’impronta gentiliana è stata contestata e superata, ma nel momento in cui è stata sostituita non si è lavorato in modo logico. L’impianto dei vecchi licei è stato smontato senza riflettere su quali competenze siano comunque basilari per qualsiasi corso di studi. Prima c’era il nucleo forte di materie come italiano, latino, storia e filosofia al classico, lo scientifico cambiava di poco con l’aggiunta di matematica. Adesso si taglia il latino, si taglia la filosofia, pilasti per un apprendimento logico. Sembra che l’unica cosa indispensabile sia professionalizzare, ma non si vuole capire che alla base di ogni apprendimento ci sono le competenze linguistiche”.
Negli ultimi decenni, in effetti, la scuola è stata massacrata. Tagli di fondi e di materie che insegnano a ragionare. Non è che, come sostengono alcuni, il disegno sia davvero quello di rendere un popolo ignorante così da poterlo controllare?