Palermo capitale italiana della cultura: con o senza vespasiani?

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La domanda è legittima, visto che da quando il flusso turistico è aumentato grazie alle navi da crociera i visitatori prendono d’assalto i gabinetti dei locali pubblici. Volendo, ci sarebbero i vespasiani di piazza Castelnuovo e di piazza San Francesco di Paola: basta riaprirli e proteggerli

di Claus Cahib

Palermo l’ha spuntata! Dopo avere fallito come miss Europa, la nostra città vince il concorso di miss Italia. Meglio che niente, diranno gli ottimisti. Palermo ha battuto una concorrenza agguerrita, quella di tante  belle cittadine, da Alghero ad Aquileia, da Comacchio ad Erice, da Ercolano a Montebelluna, da Recanati a Settimo torinese e a Trento.Tutte comunità a misura d’uomo, proprio come quelle già vincitrici nelle passate edizioni, Matera, Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia, Siena, Mantova e Pistoia.

Già, che ci fa la quinta città d’Italia, la nostra Palermo, dimentica di se stessa, della propria identità, nemica della propria storia, assordata e ammorbata dal traffico, espropriata delle proprie ragioni e privata del proprio futuro fra quelle comunità a misura d’uomo, ricche di storia, di virtù civili e di silenzio?

Già, che ci fa? Una scommessa? Una sfida? Un cadeau? Una mancia? Un prestito da restituire nel segreto dell’urna alle prossime elezioni? Lo sapremo soltanto vivendo.

A noi che abbiamo approfondito le motivazioni del premio e soprattutto gli scopi, cioè “la valorizzazione del beni culturali e miglioramento dei servizi ai turisti” viene il freddo alle ossa e sale alle labbra spontanea una domanda irriverente:

i vespasiani di piazza Castelnuovo e di piazza San Francesco di Paola, persi nel degrado sociale, civile e culturale di questa città dolente, saranno riattivati per l’occasione? E la nostra città, della quale nessuno si sente parte, li proteggerà, o ci vorrà l’Esercito?

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