Orlando, il sindaco-imperatore e la vera storia dei grillini che si preoccupavano di Bellolampo…

30 gennaio 2017

Ieri Leoluca Orlando ha ripresentato, per la sesta volta, la sua candidatura a sindaco di Palermo. Tante gente, certo, ma anche tanta fuffa. Ha parlato delle cose che ha fatto. E ha raccontato le sue verità. Noi, invece, vi raccontiamo alcune delle cose che abbiamo visto in questi cinque anni. E tra le cose che abbiamo visto vi sveliamo, per la prima volta, un inciucio tra Orlando e alcuni grillini di Palermo. La dimostrazione che una parte di questo Movimento è meno ‘verginello’ di quello che vorrebbe far credere

Ieri Leoluca Orlando ha annunciato la sua ennesima candidatura a sindaco di Palermo. Quando diventò per la prima volta primo cittadino – correva l’anno 1985 – i sindaci li eleggevano i consiglieri comunali su indicazione dei partiti. Lui era stato indicato dalla DC della città (partito nel quale militava) retta, all’epoca da Sergio Mattarella e dal Psi (segretario provinciale, se non ricordiamo male, era Salvatore Parlagreco). Da allora oggi oggi è stato sindaco altre quattro volte: rieletto dal Consiglio comunale nel 1987 (la ‘Primavera’ di Palermo); rieletto direttamente dai cittadini nel 1993 (un anno prima la Sicilia, prima Regione in Italia aveva varato la legge sull’elezione diretta dei sindaci); rieletto nel 1997; rieletto nel 2012. Ieri, come già ricordato, ha annunciato la sua ricandidatura per la sesta volta.

Non è un po’ stanco? Cinque anni fa, in barba alle primarie del centrosinistra dove il PD di Giuseppe Lumia e Antonello Cracolici aveva ‘impiombato’ Rita Borsellino, si è presentato proprio contro il Partito Democratico già allora sfilacciato battendo Fabrizio Ferrandelli. Oggi i due sono di nuovo avversari.

Ma questo non è un articolo per raccontare chi sono i candidati a sindaco di Palermo. Oggi vogliamo tentare un bilancio dei 5 anni dell’Amministrazione Orlando. Un’esperienza fatta di luci e ombre. In verità – ed entriamo subito in tema – di poche luci e di molte ombre.

Ieri, al Teatro Golden di Palermo – si racconta della presenza di 2 mila persone: e noi ci crediamo – Orlando, più che da politico che opera in democrazia, si è comportato da ‘Imperatore’: mi faccio altri cinque anni da sindaco e poi vi lascio il mio successore che dal 2022 governerà la città, naturalmente di centrosinistra.

Insomma Orlando si dà vincente. Lui e i suoi collaboratori sono convinti di aver bene operato. Anche se lo slogan che ha scelto per questa campagna elettorale solleva qualche dubbio. Cinque anni fa lo slogan di Orlando è stato:

“Il sindaco lo sa fare”.

Ieri chi gli ha confezionato lo slogan ha aggiunto – a nostro avviso a ragione – un punto interrogativo:

“Il sindaco lo sa fare?”.

A giudicare da quello che la sua amministrazione ha combinato con i rifiuti, il sindaco, Orlando, ha dimostrato di non saperlo fare. E con lui, il sindaco, hanno dimostrato di non saperlo fare nemmeno i grillini. O almeno una parte dei grillini siciliani. Si racconta, infatti, di una telefonata tra il sindaco di Palermo e i parlamentari nazionali eletti in Sicilia del Movimento 5 Stelle. Erano i giorni in cui, con un emendamento grillino alla Finanziaria nazionale 2015, veniva cancellata la gestione commissariale dei rifiuti.

Per la Sicilia era la fine di una lunga stagione a ruota libera, con appalti senza evidenza pubblica, che andava avanti dalla fine degli anni ’90 del secolo passato. Il sindaco di Palermo era preoccupato per la gestione della discarica di Bellolampo. Con il sindaco di Palermo, quel giorno, c’erano un parlamentare e una parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle.

Che cosa ci facevano con Orlando i due parlamentari regionali grillini non l’abbiamo mai capito.

Quello che abbiamo capito è che i grillini romani erano stati accusati di avere messo fine alla grande ‘cucca’ della gestione commissariale dei rifiuti in Sicilia: appalti per tutti e Iddio perdona tutti (appalti senza evidenza pubblica: una manna dal cielo per chi li ha gestiti: il tutto nella Sicilia terra di mafia: complimenti vivissimi a Palermo e a Roma…).

Quelli erano giorni ‘bollenti’. Politici e alti burocrati siciliani erano furenti. E, dal loro punto di vista, avevano ragione: i parlamentari nazionali grillini – che avevano presentato l’emendamento che poneva fine alla gestione commissariale dei rifiuti in Sicilia – l’avevano fatta veramente grossa: con due righe di emendamento avevano tolto ai governanti siciliani una straordinaria manciugghia, per dirla con il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Ma ancora più grossa l’avevano fatta il Governo Renzi che aveva ‘benedetto’ l’emendamento anti-manciugghia e il Parlamento nazionale di ‘nominati’ che l’aveva approvato. Incredibile ma vero!

“Traditori”, imprecavano in quei giorni i governanti siciliani umiliati e offesi. Anche “Marcuzzo” era contrariato. Così i politici siciliani chiamavano Marco Lupo, all’epoca dei fatti ancora dirigente generale del dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione siciliana.

Nominato durante il Governo regionale di Raffaele Lombardo, su indicazione della già citata ministra Stefania Prestigiacomo, e confermato dal Governo di Rosario Crocetta, Marco Lupo è stato, per anni, il ‘Signore’ incontrastato di acqua e rifiuti della Sicilia, figura ‘baricentrica’ rispetto agli interessi ‘politici’ (chiamiamoli così…).

Non siamo mai stati tra i fans del Governo Renzi e del Parlamento nazionale di ‘nominati’: ma nel 2015 hanno chiuso, insieme con i grillini siciliani eletti a Roma, almeno in Sicilia, un’ ‘epopea appaltizia’ della quale la nostra disastrata Isola non può certo andare fiera: centinaia e centinaia di opere pubbliche – per centinaia e centinaia di milioni di Euro – lasciate a metà. Una vergogna!

Dal 2015 ad oggi – e questa è cronaca – l’attuale Governo regionale ha provato più volte a far commissariare la gestione dei rifiuti in Sicilia. Ma Roma, per fortuna, ha sempre detto no. Sempre per la cronaca, “Marcuzzo” ha perso il posto. da allora non è più il dirigente generale del dipartimento Acqua e Rifiuti.

Che cosa ci dimostra questa storia non molto edificante?

Primo: che l’Amministrazione Orlando, invece di occuparsi della discarica di Bellolampo, avrebbe potuto dedicare maggiore attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti, che a Palermo è un flop. E dire che nel 2009 l’allora ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha finanziato la raccolta differenziata a Palermo per circa 120 mila cittadini. Esperienza che avrebbe dovuto estendersi ad altre aree di Palermo. Tutto fallito.

Guarda caso, nel dicembre del 2015 – anno cruciale per i rifiuti siciliani – la vice presidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta, attacca frontalmente l’Amministrazione Orlando accusandola di aver abbandonato la raccolta differenziata dei rifiuti:

Salta la raccolta differenziata a Palermo. Nadia Spallitta: “I responsabili sono Emilio Arcuri e la RAP”

Secondo: che non tutti, ma almeno una parte dei grillini di Palermo – direttamente collegati con alcuni parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle – sono troppo ‘inciuciati’ con il potere. Ribadiamo: che ci facevano gli esponenti di un partito di opposizione con il sindaco Orlando a discettare di Bellolampo?

Questa vicenda spiega la ‘faida’ che oggi attraversa il Movimento 5 Stelle. Dove la spaccatura potrebbe passare non soltanto da questa storia, ma sicuramente anche da questa storia.

E dopo i rifiuti? Di certo – flop sulla raccolta dei rifiuti a parte – la gestione di Palermo di Orlando e della sua Giunta è stata nettamente migliore rispetto agli ultimi anni del suo predecessore, Diego Cammarata.

Ma questo non basta. Dobbiamo dimenticare i 15 chilometri di Tram più costosi del mondo? E’ normale che 15 chilometri di strada ferrata cittadina, senza gallerie, costino alla collettività oltre 320 milioni di Euro? A nostro avviso, no.

E che dire di tutti i cantieri sparsi per la città? Via Emerico Amari, via Lazio, via Sicilia, via Francesco Crispi. Gli alberi di Piazza Castelnuovo – Piazza Politeama per i palermitani – tagliati. La stessa Piazza Politeama chiusa a metà e trasformata nel deposito di un’azienda i cui titolari sono ZTL, stati messi sotto inchiesta. Vergogne su vergogne. Dobbiamo dimenticare i danni economici che questi appalti ferroviari hanno arrecato alla città?

Nulla da dire sul Teatro Massimo, che resta l’unica vera luce dell’Amministrazione uscente. La stessa cosa possiamo dire per il Teatro Biondo Stabile? Non ci sembra proprio!

Incredibile quello che è stato detto ieri, al Golden, a proposito di via Roma:

“Via Roma era già morta, non siamo noi i responsabili”.

Con molta probabilità, chi ha pronunciato questa frase – che leggiamo sui giornali on line – non si è reso conto della gravità, culturale prima che politica, di tale affermazione. Il tema è la Zona a Traffico Limitato (ZTL) che ingloba anche via Roma e che, secondo i commercianti, ha assestato il colpo di grazia all’economia di questa parte della città.

Se “via Roma era già morta” chi l’ha fatta morire? Chi ha amministrato Palermo dal 2012 ad oggi?

Tutti siamo d’accordo sulla “mobilità sostenibile”. Ma un Tram che costa 10 milioni di Euro all’anno per servire meno dell’1% della popolazione cittadina non può essere considerato un fatto positivo. Per metà della giornata il Tram gira quasi a vuoto. I palermitani, di fatto, lo pagano vuoto per pieno.

Questo Tram, alla fine, sta dimostrando di essere stato un grande affare per chi lo ha realizzato e per chi fa manutenzione, non certo per i cittadini palermitani che, ogni anno, pagano un ‘botto’ di soldi di tasse!

E poi, ‘sti costi annuali del Tram: possibile che tra manutenzione, energia elettrica e personale costino circa 10 milioni di Euro all’anno?

Lo scorso anno si sono inventati un ‘contenzioso’ tra Comune e AMAT (l’Azienda per il trasporto pubblico del Comune che gestisce anche il Tram). Ha ‘vinto’ l’AMAT e il Comune gli ha dato 8 milioni di Euro. E quest’anno chi pagherà? I cittadini palermitani con nuove tasse, visto che mai e poi mai, con la ZTL il Comune incasserà 10 milioni di Euro entro dicembre?

Dobbiamo avere il coraggio di dire le cose per quelle che sono e non per quello che dovrebbero essere. La ZTL è un disastro. Migliaia e migliaia di abitanti dei centri dislocati attorno a Palermo vengono in città solo se non ne possono fare a meno: e quando arrivano si tengono a debita distanza dall’area gravata da ZTL. Per le attività commerciali che insistono dentro il perimetro della ZTL è un’ecatombe economica. Perché negare un fatto oggettivo? Perché nasconderlo, come hanno fatto ieri Orlando e i suoi sostenitori?

Perché nessun candidato sindaco, fino ad oggi, ci ha detto dove intende trovare i soldi per mantenere il Tram? Ve lo diciamo noi, il perché: perché il Tram più costoso del mondo tenuto in vita (a spese dei cittadini) deve giustificare altri 300 milioni di Euro di appalti ferroviari in arrivo…

Eh sì, Palermo è una sorta di porto franco degli appalti ferroviari: un miliardo e 200 milioni di Euro per il Passante ferroviario (lavori bloccati in attesa dell’arrivo di altri soldi, dopo aver creato disagi enormi alla città); oltre 100 milioni di Euro per l’improbabile ‘chiusura’ di un mezzo Anello ferroviario (altri lavori bloccati e altri già descritti disagi per la città); e la gallina dalle uova d’oro del già citato Tram costato oltre 20 milioni di Euro a chilometro che costa 10 milioni di Euro all’anno.

Per la grande finanza che oggi regge i destini dell’Europa dell’Euro Palermo è una ‘risorsa’: si gestiscono appalti senza problemi, si torchiano i cittadini con le tasse per pagare i servizi (senza considerare la ZTL la pressione fiscale a Palermo è più che raddoppiata): cosa chiedere di più?

Ci sono altre due cose che è bene che i palermitani non dimentichino. Ricordate il referendum per sbaraccare le trivelle che infestano i nostri mari? Ebbene, l’Amministrazione Orlando non si è schierata in favore di questo referendum. Non ricordiamo una sola manifestazione, promossa dal sindaco e dai suoi alleati, per convincere la gente ad andare a votare.

Lo ricordiamo soprattutto non ai dirigenti di Rifondazione comunista e di SEL: lo ricordiamo a chi vota per questi due partiti – che oggi si sono intruppati dentro Sinistra Italiana – e che sostengono la ricandidatura di Orlando.

Ricordatevi che vi stanno dicendo di andare a votare per riconfermare un sindaco che non si è battuto per bloccare le trivelle che in questo momento ‘bucano’ il nostro mare per fare soldi con petrolio e gas. Ricordatelo ai dirigenti dei vostri partiti: al parlamentare nazionale Erasmo Palazzotto e all’assessore comunale Giusto Catania. In queste cose è importante non essere ‘smemorati’.

Andiamo al referendum sulle riforme costituzionali del 4 dicembre scorso. Anche in questo caso Orlando non si è minimamente speso contro le folli riforme costituzionali, volute da Renzi, che per fortuna gl’italiani hanno sonoramente ‘bocciato’.

Ad urne aperte il sindaco Orlando ha plaudito agl’italiani che hanno detto no alle riforme costituzionali di Renzi. Ma prima è stato zitto. Insomma, anche su questo fronte dal sindaco uscente di Palermo non è arrivato alcun contributo. Questa non è intelligenza politica, ma mera furbizia, sinonimo di trasformismo.

Del resto, con il PD renziano Orlando ha trattato e tratta: ha trattato per il Tram e tratta in queste ore per ‘imbarcare’ il Partito Democratico tra i partiti che lo sostengono, ma senza il simbolo dello stesso PD (e i dirigenti di questo partito che trattano con un soggetto che li vuole senza simbolo: mah…).

Ieri Orlando ha detto che il suo partito è Palermo. Ha ragione. In che cosa è consistita, nei fatti, la sua lunga carriera politica? Alla fine degli anni ’80 si parlava di lui come un possibile segretario nazionale della DC. Ma non se ne fece nulla. E’ stato europarlamentare, parlamentare nazionale. Ma non ha mai fatto carriera né a Roma, né in Sicilia. Alla fine ha fatto solo il sindaco di Palermo, tra le balate della Vucciria ormai asciutte, ‘botte’ in testa alla sinistra e ora la ZTL.

Che dire, alla fine, ai nostri lettori?

Di Orlando abbiamo già detto.

Di Fabrizio Ferrandelli e delle sue giravolte (dal 2011 ad oggi ha cambiato cinque o sei volte casacca) fate voi…

Dei grillini meglio non parlarne nemmeno: quelli di Palermo che oggi comandano (mettendoci dentro anche un paio di deputati regionali eletti nel capoluogo dell’Isola) sono una delusione.

Alla fine, per ora, l’unico candidato al quale non si può dire nulla (ma che forse dovrebbe illustrare ai palermitani cosa intende fare del Tram e della ZTL) è Ciro Lomonte, esponente del Movimento Siciliani Liberi. E’ l’unico fuori dai giochi. Gli altri – compresi i grillini – rappresentano, in tutto e per tutto, la vecchia politica.

Foto tratta da palermomania.it 

 

 

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