Tanti movimenti si sono già uniti per lanciare una un’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei). Obiettivo: spingere il Parlamento europeo a vietare l’uso del glifosato e, in generale, a modificare le procedure per le autorizzazioni all’uso dei pesticidi, degli erbicidi e, in generale, della chimica in agricoltura. Servono un milione di firme da raccogliere in almeno sette Stati Europei. Il tutto entro novembre, perché entro dicembre, su tale argomento, si dovrà pronunciare il Parlamento europeo
E’ iniziata in Europa una battaglia politica per bandire il glifosato dall’agricoltura. Entro il dicembre di quest’anno il Parlamento europeo dovrà esprimersi su questo diserbante. E’ chiaro che non c’è da farsi molte illusioni, perché si va a impattare con due grandi multinazionali che oggi camminano di comune accordo: la Monsanto e la Bayer:
La prima è una multinazionale americana, la seconda è una multinazionale tedesca. Battere questi due colossi non sarà facile.
Detto questo, in Europa si va sempre più diffondendo la sensibilità della popolazione verso i pericoli che il glifosato comporta per la salute dell’uomo:
In realtà, la situazione è molto più grave, perché il glifosato non è presente solo nei derivati del grano (pasta, pane, farine, semole, dolci e via continuando), ma in tantissimi altri prodotti che, ogni giorno, finiscono sulle nostre tavole, come abbiamo documentato in questo articolo:
Per contrastare quello che ormai può essere definito un avvelenamento planetario sono nati alcuni movimenti spontanei. Tra questi We Move Europe (WeMove.EU), che è quello che ci ha fornito queste informazioni.
I movimenti si sono uniti per lanciare una un’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) che spinga il Parlamento europeo a vietare l’uso del glifosato e, in generale, a modificare le procedure per le autorizzazioni all’uso dei pesticidi, degli erbicidi e, in generale, della chimica in agricoltura. L’obiettivo è quello di liberare il mondo dai veleni che spesso si accompagnano all’attività agricola per provare a costruire un futuro libero da un’agricoltura ‘avvelenata’ che danneggia la salute umana.
“In tutta Europa – ci dicono i rappresentanti di We Move Europe – dovranno essere raccolte almeno un milione di firme (principalmente online), e le organizzazioni e la società civile italiana sono chiamati a fare la propria parte, con un obiettivo di almeno 100.000 firme. Alcune organizzazioni si sono messe a disposizione per il lavoro di coordinamento della raccolta firme, e la piattaforma per la raccolta online sarà pronta a fine gennaio. In tutta Europa si sta ragionando di un lancio pubblico coordinato, da fare nella prima settimana di febbraio (probabilmente proprio il 1° febbraio) con una piccola azione pubblica che ci permetta di far girare delle foto e un breve comunicato stampa”.
“E’ evidente come – leggiamo sempre nel messaggio che ci hanno inviato – al di là dell’obiettivo dell’ICE, una campagna su così larga scala sia un’opportunità per chi in Italia si batte per un’agricoltura più sostenibile, per la qualità dell’acqua, dell’ambiente, della salute… e in generale delle nostre vite! Per questo la proposta a tutte le realtà interessate è di incontrarci in una prima riunione di coordinamento, da svolgersi a Roma in una data da concordare tra il 21 e il 28 gennaio (probabilmente 26 o 27), che serva sia per organizzare il lancio di inizio febbraio, sia per confrontarci su come portare avanti al meglio la campagna declinandola sui nostri territori”.
Ecco qui di seguito alcune informazioni utili per chi è interessato a partecipare a questa battaglia di civiltà per liberare il nostro Pianeta da un erbicida che, purtroppo, ritroviamo ormai sempre più spesso nei nostri cibi.
Cos’è un ICE
L’iniziativa dei cittadini europei (ICE) è uno strumento per chiedere che la Commissione Europea proponga una legislazione in una delle materie di competenza dell’UE. Un’ICE deve essere firmata da almeno un milione di cittadini dell’Unione Europea con soglie minime raggiunte in almeno sette Stati membri.
Il contesto dell’ICE contro il glifosato
Nel corso dell’ultimo anno e mezzo la campagna contro il glifosato ha mobilitato in modo impressionante l’opinione pubblica in molti Paesi dell’UE. Grazie alla collaborazione di una rete di organizzazioni e iniziative si è riusciti a bloccare i piani della Commissione per rinnovare la licenza glifosato per altri 15 anni. Anche l’estensione tecnica di 18 mesi della licenza per l’uso del glifosato proposta dalla Commissione non è riuscita a vincere con una maggioranza qualificata degli Stati membri dell’UE. Questo è stato un grande risultato!
La Commissione ha decretato ancora una proroga di 18 mesi per attendere la decisione dell’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) su una possibile classificazione del glifosato, che si pronuncerà entro novembre 2017.
La Commissione deciderà se rinnovare la licenza per il glifosato ‐ e in caso affermativo, a quali condizioni ‐entro la fine del 2017 al massimo. Una campagna basata su un’ICE consentirà di utilizzare questo tempo prima della classificazione dell’ECHA per continuare a mobilitare l’opinione pubblica e portare la battaglia contro i pesticidi e gli erbicidi ad un livello successivo.
L’ICE contro il glifosato ha le seguenti finalità:
formare una rete europea di organizzazioni per fare pressione sulla Commissione Europea e sui singoli Stati membri per vietare l’uso del glifosato;
collegare il dibattito sul glifosato con le più ampie domande di riforma delle procedure di autorizzazione e di obiettivi vincolanti di riduzione dell’uso di pesticidi ed erbicidi in Europa;
garantire che si mantenga alta l’attenzione sulla decisione che il Parlamento europeo dovrà prendere sulla ri‐approvazione dell’uso del glifosato;
difendere il principio di approvazione, in connessione con le campagne contro il TTIP e CETA;
rafforzare l’idea di un’Europa in cui cittadini possano essere parte attiva”.
E’ importante il riferimento al CETA, sigla che i lettori dei I Nuovi vespri conoscono. Si tratta del trattato commerciale internazionale tra Unione Europea e Canada. Con questo accordo si era opposta la piccola Vallonia, in Belgio. Ma poi, con la prepotenza, la Vallonia ha dovuto ‘digerire’ un accordo che danneggia le agricolture del Sud Europa, a cominciare dai produttori di grano duro, come potete leggere qui di seguito:
Il 31 ottobre dello scorso anno scrivevamo:
“Il CETA – l’accordo commerciale tra Unione Europea e Canada – non favorisce certo gli agricoltori del Sud Italia che producono grano duro. Ma la battaglia non è ancora persa. Vero è che – soprattutto in Puglia e in Sicilia – la grande industria della pasta che lavora il grano duro canadese sta facendo di tutto per mettere il bavaglio a GranoSalus, l’associazione di granicoltori del Mezzogiorno che sta dando battaglia contro il grano al glifosato e alle micotossine. Ma non è detto che gli industriali questa volta vincano. Anche perché, oggi, grazie alla rete, la gente è informata”.
Ricordiamo che dal Canada arriva in Europa un grano duro che, spesso, è di pessima qualità.
Questo ci dice che la battaglia per liberare l’Europa dal glifosato sarà durissima.
Per la cronaca, GranoSalus – l’associazione che raccoglie produttori di grano duro delle Regioni Sud Italia e consumatori – ha già avviato la raccolta delle firme per eliminare i grani che contengono glifosato e micotossine.
Qui potete trovare la petizione di GranoSalus contro il glifosato
Qui potete trovare la petizione di Granosalus contro la micotossina DON
Testo ICE depositato alla Commissione Europea:
Bandire il glifosato e proteggere le persone e l’ambiente da pesticidi tossici
Chiediamo alla Commissione Europea di proporre agli Stati membri il divieto dell’uso del glifosato, di riformare la procedura di approvazione dei pesticidi, e di fissare obiettivi di riduzione obbligatoria in tutta l’UE per l’uso di pesticidi.
Bandire l’uso di erbicidi a base di glifosato, la cui esposizione è stata collegata al cancro negli esseri umani, ed è causa del degrado degli ecosistemi;
garantire che la valutazione scientifica dei pesticidi per l’approvazione della loro regolamentazione da parte dell’UE sia basata solo su studi pubblicati, commissionati dalle autorità pubbliche competenti al posto dell’industria dei pesticidi;
stabilire a livello UE un’obbligatoria ampia riduzione dell’uso dei pesticidi, al fine di realizzare un futuro senza pesticidi.
Prime organizzazioni europee promotrici