La cultura dominante e gli intellettuali ‘ascarizzati’ oggi fanno di tutto per non parlare della Rivoluzione del 1848. Forse perché temono che questa gloriosa pagina di storia della Sicilia, se conosciuta adeguatamente, soprattutto dalle giovani generazioni, sarebbe sufficiente a smentire la mitologia e le tante bugie, sulle quali si fonda l’agiografia risorgimentale e i disastri successivi, compresa l’ultima ‘dominazione’: quella italiana
Oggi ricorre il 169° anniversario della Grande Rivoluzione iniziata a Palermo il 12 Gennaio del 1848. Il Centro studi Andrea Finocchiaro Aprile (CSAFA) l’anno scorso ci ha inviato questo articolo che vi riproponiamo ricordando che parliamo di “valori ancora oggi validi e attuali”.
“Sottolineano, in particolare – scrive Giuseppe Scianò, coordinatore del Centro studi – che quel dodici Gennaio del 1848, a Palermo, nella Piazza della Fiera Vecchia (oggi Piazza della Rivoluzione, nella foto ndr) ebbe inizio la prima delle numerose rivoluzioni che, durante l’anno si sarebbero verificate in quasi tutta l’Europa. Non a caso il 1848 venne a lungo citato come l’anno delle Rivoluzioni”.
“La Rivoluzione siciliana – prosegue Scianò – non vanta tuttavia soltanto un primato di ordine cronologico. Fu infatti quella più ricca di contenuti, di valenze e di stimoli di carattere giuridico-costituzionale nel cammino che anche altri Popoli avevano intrapreso verso il progresso, la libertà e la democrazia; soprattutto nell’Europa del XIX Secolo. La Rivoluzione siciliana raggiunse, superando enormi difficoltà soprattutto di carattere militare, i seguenti obiettivi:
La proclamazione della INDIPENDENZA e della SOVRANITÀ della Sicilia.
Il ripristino, su basi più democratiche, del Parlamento Siciliano, che nel biennio del 1848-1849 assunse anche le funzioni di Assemblea Costituente.
La predisposizione e la successiva applicazione di una nuova, moderna, Costituzione.
La dichiarazione dei decadenza dal Trono di Sicilia della dinastia Borbonica.
La creazione dello Stato di Diritto fondato sulla democrazia e sulla rappresentatività del Parlamento.
L’istituzione della ‘Monarchia Costituzionale’, con il Re eletto dal Parlamento.
La disponibilità ad un’eventuale Confederazione degli Stati del Regno di Sicilia, che prevedeva appunto il mantenimento dell’Indipendenza e della Sovranità del Regno di Sicilia con il proprio Re e con il proprio Parlamento. E che escludesse a priori ogni ipotesi dei adesione ad ogni Stato Italiano o ad ogni Federazione di Stati Italiani”.
Precisiamo – continua la nota- che l’eventuale opzione confederalista si sarebbe, pertanto, concretizzata solo ed esclusivamente se lo Stato Siciliano avesse potuto accedervi con la propria Indipendenza, con la propria sovranità, con il proprio Re (inteso come Capo dello stato) e con la propria Costituzione, che peraltro stabiliva che la Sicilia doveva restare sempre e comunque STATO INDIPENDENTE”.
“In altra sede – scrive sempre Scianò -parleremo delle vicende politiche e militari e delle trame antisiciliane che avrebbero sconfitto la Sicilia. In questa sede ci limitiamo ad evidenziare quanto sia importante che quell’evento abbia costituito nel passato e costituisca un PRECEDENTE storico giuridico e politico che, ancora oggi, dimostra le proprie doti di attualità e di validità”.
“Ci sia consentito di lamentare infine che il 168° anniversario di quella Rivoluzione Siciliana – in Sicilia – non viene ricordata, (soprattutto da parte delle Istituzioni più rappresentative), in modo adeguato. Le eccezioni, lodevolissime, sono purtroppo molto poche. Forse la Cultura dominante e gli intellettuali ‘ascarizzati’ temono che quella gloriosa pagina di storia, se conosciuta adeguatamente, sarebbe sufficiente a smentire la mitologia e le tante bugie, sulle quali si fonda l’AGIOGRAFIA RISORGIMENTALE?
“Se questa ipotesi non è infondata dobbiamo reagire. E dobbiamo ricordare a noi stessi ed agli altri quanto sia antistorico continuare a snobbare i veri significati di quella Rivoluzione, proprio nel momento in cui in Sicilia, in Italia ed in Europa si è riaperto un ampio dibattito sul diritto all’AUTODETERMINAZIONE delle NAZIONI senza STATO. Un dibattito molto interessante, che dimostra, se non altro, che il cammino della storia non si ferma, né se ne possono cancellare completamente le tracce. Cosi come non si potrà mai soffocare l’ansia di progresso di giustizia e di libertà del Popolo.
Ci permettiamo di riportare qui di seguito, copia del decreto con il quale il Parlamento Siciliano ed il Governo di Ruggero Settimo adotta come “STEMMA” dello Stato Siciliano la TRINACRIA. Chi vuole intendere… INTENDA!
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A me pare che la prima vittima del ricordo della rivoluzione siciliana del 1848 sia il tentativo neo-borbonico di accreditare Ferdinando II come benemerito del popolo di Sicilia. Sulla generosità, ma anche sulle ingenuità, di quella rivoluzione spero si possa discutere con serenità a distanza di quasi 170 anni.
La rivoluzione palermitana del 12 Gennaio 1848 mostrò come la Sicilia fosse entrata a pieno titolo nel gioco politico europeo, come dimostrano le rivolte avvenute in Italia che furono successive a quella avvenuta nella Capitale siciliana; le Cinque giornate di Milano avvennero a Marzo, e quella parigina avvenuta nel Febbraio dello stesso anno che contagiò poi le altri capitali europee (Vienna e Berlino) avvennero un mese dopo i fatti di Palermo...
Attenzione, rivoluzione siciliana esplosa anche grazie ai precedenti moti avvenuti nel 1821 (in nome dell'autonomia e della Costituzione del 1812) e quella antiborbonica catanese avvenuta nel 1837 come conseguenza del colera che aveva colpito per intero l'isola e che mostro al mondo prima l'inettitudine del governo di Napoli e poi la violenta repressione voluta dal triste Del Carretto, già noto per aver distrutto nel 1828 il paese di Bosco.
La Sicilia come avanguardia d'Europa che apre la strada a quello che la vulgata popolare chiamerà la tempesta del 1848 e che forgerà molti dei protagonisti che aderiranno nel 1860 all'impresa garibaldina, tra questi lo stesso Crispi, deputato della Assemblea siciliana del 1848/49, Segretario di stato con Garibaldi (fu lui a scrivere i decreti garibaldini durante il periodo della dittatura del generale nizzardo) poi parlamentare di spicco e uomo di stato sino alla tragica vicenda di Adua che mise fine per sempre alla sua carriera politica...
Data importante quella del 12 gennaio che smentisce una volta per tutte la vulgata neoborbonica, mirabilmente citata da Augusto Marinelli. Una Sicilia all'opposizione, nemica giurata del regno napoletano che aspirava prima all'autonomia e poi all'adesione al programma risorgimentale mazziniano.