In Sicilia, in occasione del recente referendum, Renzi e il PD renziano hanno subito una pesante sconfitta. Il segnale di un profondo malessere da parte delle famiglie e delle imprese della nostra Isola. E che cosa fa il nuovo Governo nazionale? Lascia tutto come prima. Nemmeno un segnale di discontinuità con i disastri provocati dal Governo Renzi. Con Gentiloni che riconferma, come sottosegretario, Davide Faraone (che va alla Sanità), Simona Vicari (che resta alle Infrastrutture e Trasporti) e Giuseppe Castiglione (che resta all’Agricoltura). Contenti loro…
Dopo il ‘bellissimo’ lavoro fatto al ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in qualità di sottosegretario, il siciliano Davide Faraone, esponente del PD renziano, è stato riconfermato sottosegretario con un cambio di casella: va alla Salute-Sanità.
Nel mondo della scuola Faraone è stato molto ‘apprezzato’ per aver portato avanti con determinazione una delle peggiori leggi volute dal Governo Renzi: la legge sulla ‘Buona scuola’, un provvedimento avversato da docenti e insegnanti.
Faraone, che è il ‘capo’ dei renziani siciliani, ha guidato il PD alla secca sconfitta al referendum dello scorso 4 dicembre, se è vero che in Sicilia il No alla riforma costituzionale voluta da Renzi hanno surclassato i Sì.
Nel Partito Democratico, si sa, squadra che perde non si cambia: così Faraone, dopo i ‘successi’ politici ed elettorali in Sicilia, è stato riconfermato sottosegretario. Bisognerà capire che cosa potrà combinare alla sanità, settore già massacrato dal Governo regionale di Rosario Crocetta. Sarà un bel match…
Insomma: cambiare tutto per non cambiare nulla, si potrebbe dire ricordando il celebre dialogo tra Don Fabrizio Salina e il nipote Tancredi, protagonisti del romanzo Il Gattopardo. Così, sempre all’insegna del tutto come prima si inquadra anche la riconferma, nel Governo nazionale, dei due esponenti del ‘partito che non c’è’: il Nuovo Centrodestra Democratico del ministro Angelino Alfano.
Sì, anche per i siciliani Giuseppe Castiglione e Simona Vicari è arrivata la riconferma: entrambi – già sottosegretari del Governo Renzi – rimangono al proprio posto: Castiglione al ministero dell’Agricoltura, dove fino ad oggi non ne ha indovinata una; mentre Simona Vicari rimane al ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Che dire di queste due riconferme? Non c’è bisogno di ricordare la grave crisi che colpisce l’agricoltura siciliana. Ci limitiamo soltanto a segnalare tutto quello che è successo e che continua a succedere nel mondo del grano duro, coltura d’elezione della Sicilia e di tutto il Sud: prezzi stracciati del prodotto e invasione del grano duro canadese che, come tutti sanno, non è prorpio un toccasana per la salute, tra glifosato e micotossine DON.
Ebbene, su questo tema non abbiamo mai sentito nemmeno il ‘parere’ del sottosegretario Castiglione. Il Governo nazionale e il Governo siciliano sono dello stesso colore politico: ma dell’unica cosa che sarebbe servita ai produttori di grano duro della Sicilia – la dichiarazione dello stato di crisi – non se ne parla nemmeno…
Più attiva, invece, Simona Vicari: non possiamo escludere, nei prossimi mesi, un’accelerazione sulle società che gestiscono gli aeroporti siciliani: la SAC (che gestisce l’aeroporto di Fontanarossa a Catania e l’aeroporto di Comiso) e la GESAP (che gestisce l’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo).
Per ‘accelerazione’ intendiamo possibili cambiamenti societari: si tratta, infatti, di due aziende che fanno gola a molti gruppi privati. Bisognerà capire se la gestione degli aeroporti resterà siciliana o se assisteremo a qualche operazione ‘ascaristica’…
Detto questo, con molta probabilità, quello degli alfaniani è l’unico caso di un partito politico in via di decomposizione che mantiene nel Governo un ministero di grande peso – gli Esteri con Angelino Alfano – e due sottosegretari.
Fuori dal Governo sono rimasti Denis Verdini e i suoi. Si era parlato di un posto di sottosegretario per il siciliano Saverio Romano. Che ha rifiutato di entrare a far parte del Governo Gentiloni.
In conclusione una domanda: cos’è cambiato in Sicilia nel passaggio dal Governo Renzi al Governo Gentiloni? Abbiamo già risposto: praticamente nulla.
Se a Roma, con il Governo Gentiloni, è cambiato poco o nulla, in Sicilia tutto è rimasto come prima. Le sconfitte elettorali, il disagio delle famiglie e delle imprese siciliane, le difficoltà dei Comuni lasciati senza soldi da Roma, le ex Province abbandonate, la disoccupazione che impazza, l’agricoltura in ginocchio con pasta, pane, dolci – cioè i cibi che arrivano ogni giorno sulle nostre tavole – prodotti con grano che arriva da chissà dove, la sanità pubblica allo sbando, le strade e le autostrade che cadono a pezzi eccetera eccetera eccetera: ebbene, a fronte di tutto questo cosa fanno i governanti, da Roma alla Sicilia?
Lasciano tutto immutato…
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