Il docente universitario e leader di Siciliani Liberi, Massimo Costa, analizza non il progetto di legge su Bilancio e Finanziaria del Governo Crocetta – che tra l’altro non c’è ancora – ma quello che succederà in Sicilia nei prossimi mesi. Spiega che la Regione siciliana è già fallita. E che quella di Crocetta e Baccei è “la gestione di un fallimento”. Migliaia di soggetti resteranno senza stipendi. La crisi colpirà anche “il settore privato dell’economia, per effetto dell’azzeramento degli investimenti in infrastrutture, di tasse erariali e locali sempre più elevate, mancanza di liquidità nel sistema e crollo della domanda interna”
Il Governo di Rosario Crocetta dovrebbe presentare – ma quando? – in Assemblea regionale la proposta di legge per un Bilancio ‘tecnico’, o per una Finanziaria ‘tecnica’. Noi non crediamo che l’Ars approverà ‘sta manovra entro il 31 dicembre, come abbiamo scritto ieri sera (e come potete leggere qui).
Per provare a capire quello che potrebbe succedere in Sicilia da qui a qualche mese abbiamo posto alcune domande al professore Massimo Costa, docente universitario di Economia e leader di Siciliani Liberi, il movimento degli Indipendentisti siciliani.
Professore Costa, qual è la sua valutazione della legge di stabilità 2017 di Crocetta?
“Quale legge? Mi risulta che ancora non sia stata nemmeno presentata in Ars. Apprendo dai giornali che sarebbe fatta da 15 articoli, che senza di questa 50.000 persone resterebbero senza stipendio o licenziate. Un’ecatombe silenziosa. Leggo che Crocetta invita l’Ars a fare in fretta, ma intanto lui ‘fa tardi’. Siamo a Natale, praticamente, e di questo disegno di legge non c’è traccia”.
Crocetta sembra ostentare una certa buona volontà nell’evitare questa ecatombe… Stiamo almeno ai “si dice”, alle “indiscrezoni”…
“Non so se Crocetta ha il potere di battere moneta; non credo. I conti sono conti e hanno la testa dura. La Corte dei Conti ha ridimensionato il valore dell’accordo tra Crocetta e Renzi del 20 giugno scorso, con il quale la Regione regala, senza alcun compenso e per sempre, il 29% dell’IRPEF dei Siciliani, in cambio della promessa di non farsi derubare più il restante 71% (questo significano le ‘risorse certe’). Secondo la Corte dei Conti, queste ‘risorse certe’ sono più che compensate da tutti i soldi che la Regione continua a regalare allo Stato. Non sono del tutto d’accordo con la Corte; i giudici della magistratura contabile sono ‘troppo buoni’ con Crocetta, anche se lo bacchettano duramente. Dimenticano di dire che quei ‘soldi’ non sono ‘dati’ alla Regione ma – appunto – si è in presenza della mera promessa di non rubarli più in futuro. Ma almeno dice chiaramente che quelli trattenuti (illegittimamente, anche questo non si dice) dallo Stato, sono di più, e che quindi il quadro finanziario della Regione nel prossimo futuro continua ad essere scardinato da un punto di vista finanziario. Forse il termine più corretto dovrebbe essere ‘scassinato’, dall’ingordigia dello Stato. In questo quadro le risorse certe servono – se Dio vuole – a pagare gli stipendi dei dipendenti regionali, gli affitti, le rate dei mutui e poche altre spese obbligatorie. Per il resto, come farà? Davvero sono curioso di leggerla questa finanziaria tecnica”…
Cosa potrebbe succedere quindi, concretamente, nel 2017 in Sicilia?
“Già una volta, tempo addietro (inizi 2015), avevo previsto quello che poi si è puntualmente verificato: il default della Regione. Ora dobbiamo prevedere cosa succederà dopo: siamo già alla gestione del fallimento. Credo che, per motivi elettorali, si inserirà qualche norma di principio, che consenta di prorogare giuridicamente i contratti, per evitare domani mattina la rivolta sociale, senza però individuare le risorse, rinviate alla manovra di assestamento che ci sarà a luglio prossimo. In questo modo si continueranno a far lavorare senza stipendio decine di migliaia di persone, cercando di prenderle in giro per qualche mese ancora, in attesa delle elezioni. Non dimentichiamo che, con la scusa del referendum, i precari degli enti locali siciliani sono già stati messi tutti a bagnomaria. La Sicilia è l’agnello sacrificale dell’austerity italiana. L’Europa ce lo chiede: chiede la nostra testa e il nostro sangue. E il ministro dell’Economia, Padoan, d’accordo con i servetti che trova dalle nostre parti, non fa che eseguire. Non sono neanche sicuro del pagamento degli stipendi del personale di ruolo degli enti locali; soprattutto di quello provinciale, ma molto probabilmente anche di quello dei Comuni. Si salveranno, a stento, i dipendenti regionali. In Sicilia riceveranno sicuramente lo stipendio solo i poliziotti, i medici pubblici, i professori e i dipendenti regionali (pure gravemente penalizzati questi ultimi). Ovviamente anche i pensionati dovrebbero essere al sicuro, per il resto… Per il resto, insomma, ci attende un massacro socio-economico, che non potrà che colpire anche il settore privato dell’economia, per effetto dell’azzeramento degli investimenti in infrastrutture, di tasse erariali e locali sempre più elevate, mancanza di liquidità nel sistema e crollo della domanda interna”.
Ma è mai possibile che il PD non pensi che questo si tradurrebbe in una sconfitta elettorale sicura?
“Secondo me ormai è calcolato. La Sicilia è già stata (in parte) massacrata da Roma, ed ha avuto la forza di dirlo al referendum, dove il NO ha superato le medie del Centro-Nord di 15 punti percentuali circa. Adesso, visto che per il PD è ‘nelle parti degli infedeli’, persa per sempre, per essa c’è solo la vendetta dello Stato, dello Stato in mani PD, che sostanzialmente deve farcela pagare, questa ribellione. E’ vero quindi che, per motivi elettorali, si rinvia all’assestamento, per salvare il salvabile. Poi, però, all’assestamento i soldi non si troveranno comunque, o si troveranno briciole, o si farà un altro mutuo, l’ennesimo, e si rinvierà ancora, magari scaricando ogni colpa su Crocetta, in modo da far sembrare verginelle lo Stato e il PD. Così si andrà ad elezioni a ottobre, sperando che la coincidenza con le politiche (che certamente saranno celebrate quando deputati e senatori avranno maturato il loro vitalizio) trascini in parte anche il voto regionale. In ogni caso, persi per persi, la patata bollente sarà consegnata al prossimo Presidente della Regione, che si ritroverà con centinaia di migliaia di bocche da sfamare, una montagna di debiti fatta dal precedente Governo, e non avrà alcuno strumento di politica economica per rispondere a questo disastro”.
Non le sembra di essere troppo “apocalittico”?
“Chi vivrà, vedrà. L’unica possibilità per i Siciliani è – a mio avviso – quella di chiudere definitivamente con i partiti italiani. Con un presidente indipendentista si potranno fare quelle ‘finanziarie di guerra’ che garantiranno che a nessuno sarà tolto il pane. Ma al contempo si devono adottare misure emergenziali, qualora lo Stato si arroccasse in una contrapposizione frontale, come la denuncia unilaterale e la disapplicazione di tutti gli accordi tra Stato e Regione. E inoltre: la regionalizzazione immediata, anche unilaterale, dell’Agenzia delle Entrate. L’emissione immediata di uno strumento monetario per le transazioni interne per far fronte alla crisi di liquidità e finanziaria. Forse anche la ricusazione del debito, immorale che lo Stato ha imposto alla Regione. Naturalmente, tutto ciò, solo in caso di emergenza. Speriamo che lo Stato, di fronte ad una vittoria elettorale degli indipendentisti, capisca che l’era del colonialismo è finita e si sieda a trattare. In fondo anche l’Italia è colonizzata dalla Germania. Potremmo dare qualche consiglio per liberarci insieme: noi dall’Italia e l’Italia dall’Europa. Potremo essere ‘amici’, ma ciò dipenderà dall’Italia, più che da noi. Non sembri ‘eversivo’ quello che dico. La vera eversività è continuare così. Il vero tragico errore che oggi potrebbero fare i Siciliani è quello di continuare a votare per i partiti italiani. Allora davvero ci dovremmo preparare a un esodo di due milioni di Siciliani verso il Continente”.
Torniamo alla finanziaria. Quali sono le categorie a maggior rischio immediato da questa manovra?
“Purtroppo quelle che hanno minore tutela giuridica. I precari degli enti locali e i forestali, senza alcun dubbio. Sarà miopia mia, ma davvero non capisco dove stiano le risorse per un loro inquadramento stabile. Prevedo un inverno … molto caldo”.
Elezioni anticipate anche qui?
“No, no. I vitalizi maturano ad aprile, e poi non vale più la pena. 50 o 100 mila persone senza stipendio non commuovono più di tanto gli ‘onorevoli’, il loro vitalizio sì, quello è decisamente più importante”.