Referendum, un altro sconfitto è Fabrizio Ferrandelli, un personaggio ora in cerca d’autore…

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Fabrizio Ferrandelli, oggi candidato a sindaco di Palermo, è stato tra i primi, lo scorso gennaio di quest’anno, a costituire un Comitato siciliano per sostenere le riforme costituzionali volute da Matteo Renzi. Ricordiamo anche il nome di questo Comitato: #CoraggioSì. Chissà quanti palermitani, alle elezioni comunali previste nella primavera del prossimo anno, avranno il ‘coraggio’ di votare per un candidato renziano   

Tra i silenzi più assordanti, dopo la débâcle di Matteo Renzi al referendum del 4 dicembre scorso, c’è anche quello di Fabrizio Ferrandelli, la cui candidatura come sindaco di Palermo è già stata resa nota da tempo.

Ferrandelli, infatti, è stato un così convinto promotore del Sì da avere istituito a gennaio il primo comitato siciliano per sostenere le riforme costituzionali renziane, battezzato con il nome di #CoraggioSì.

Iniziativa che fu spiegata dallo stesso ex deputato regionale all’Ars in questo modo:

Vogliamo un’Italia più semplice e più forte, così come vogliamo una Sicilia più moderna e più competitiva. Ci impegneremo affinché dalla Sicilia del coraggio arrivi un Sì forte e chiaro, un incoraggiamento al premier Matteo Renzi ad andare avanti nella strada delle riforme e del cambiamento“.

Insomma, un appoggio della prima ora che, però, undici mesi dopo non ha dato affatto i frutti sperati, visto che oltre il 70% dei siciliani ha scelto di votare per il NO.

Una sconfitta doppiamente sonora per Ferrandelli: da un lato, infatti, sembra andato in alto mare il tentativo di aggraziarsi – con i comitati dei Coraggiosi – Matteo Renzi, magari con la speranza di avere un tornaconto personale in vista delle amministrative del prossimo anno (ma con Davide Faraone i rapporti non sono più buoni); dall’altro, i numeri del referendum hanno di certo assestato un duro colpo alla convinzione dell’ex consigliere comunale di Italia dei Valori – la stessa in cui ‘militava’ l’odierno acerrimo nemico, Leoluca Orlando – di attrarre su di sé un consenso significativo.

Ferrandelli, quindi, è in difficoltà, soprattutto perché non può più tirarsi indietro nella corsa a Palazzo delle Aquile, sede del Consiglio comunale di Palermo: più che la faccia, rischia di bruciarsi politicamente in maniera definitiva, dopo la scelta azzardata di lasciare il Parlamento siciliano (pensando che il voto regionale fosse dietro l’angolo) e di annunciare altrettanto presto la propria candidatura alle amministrative palermitane.

Ecco perché si vocifera la scelta di cercare nuovi orizzonti di sostegno e, a tal proposito, non è affatto un mistero la simpatia di Gianfranco Miccichè per Ferrandelli (così come quella di Totò Cuffaro): Forza Italia, però, non potrà appoggiarlo sin dall’inizio ma, magari, in un eventuale secondo turno, dopo la sconfitta del proprio candidato di riferimento.

Un’ipotetica alleanza che, comunque, dal punto di vista ideologico cozza e non poco con le idee politiche sia di Ferrandelli, sia di chi lo sta sostenendo nel progetto Palermocrazia.

La morale di questa storia? Semplice… non dire gatto, se non ce l’hai nel sacco…

 

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