Corte dei Conti: i soldi ‘concessi da Roma’ tornano a Roma. Il silenzio dei politicantes…

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I magistrati contabili hanno parlato dell’accordo Stato-regione. Dicendo a chiare lettere che se pure la Sicilia incassa qualcosa, – sempre meno di quanto dovrebbe- serve solo a pagare il contributo alla finanza pubblica…Dinnanzi a questo ennesimo scandalo, regna un silenzio che definire complice è poco

Siamo davvero preoccupati. La distrazione dei nostri politicantes (e dei giornaloni) dinnanzi ai moniti della Corte dei Conti siciliana è talmente grande da farci venire un sospetto: hanno problemi di comprendonio? Soffrono di deficienze intellettive? Oppure, che è peggio, semplicemente considerano i magistrati contabili inutili parolai?

Dubbi leciti se si considera che tutte le osservazioni sulle truffe subite dalla Sicilia che arrivano da questa istituzione vengono puntualmente ignorate. Come dimenticare, ad esempio, la reprimenda sulla slealtà dello Stato in materia di tributi che spetterebbero alla nostra regione ma trattenuti da Roma? La leggete qui. Ce n’era abbastanza per fare insorgere politici e giornali, invece niente.

Un silenzio assordante che si protrae da anni e che si è ripetuto nei giorni scorsi, quando  Maurizio Graffeo, Presidente della sezione regionale di controllo,ascoltato in Commissione Bilancio, ha praticamente bocciato in toto  l’ultimo Documento economico-finanziario della Regione. Non solo per la tempistica, ma soprattutto per la approssimazione dell’intero documento: “Non si tratta – precisa la Corte dei Conti – di un inadempimento di carattere meramente formale, in quanto la programmazione posta alla base del Defr dovrebbe necessariamente essere costruita sulla scorta degli elementi contabili e finanziari fissati con la legge di assestamento; peraltro,  quest’ultima, poiché deve dare atto del permanere degli equilibri di bilancio alla data della sua approvazione, costituisce l’indispensabile punto di partenza per la costruzione della manovra per il triennio successivo”.

Altro che rilievi formali, come ha sostenuto l’assessore Baccei.

Ma  il punto più interessante e sul quale si registra un silenzio vergognoso è quello che riguarda l’ormai famigerato accordo Stato-regione dello scorso Giugno, quello con cui prima Crocetta e Baccei  e poi l’Ars, hanno rinunciato ai contenziosi con lo Stato, ovvero a quei soldi che la Sicilia potrebbe incassare grazie ai pronunciamenti favorevoli della Corte Costituzionale, e a una parte sostanziosa di tributi che spetterebbero ai Siciliani.
L’attribuzione   – scrivono i giudici contabili –  di risorse ulteriori rispetto a quelle riconosciute alla Regione siciliana nell’esercizio 2015, stimate dai 1,4 milioni di euro per gli anni 2016 e 2017 ai 1,6 milioni per il 2018 ed anni successivi, tuttavia, interviene solamente a mitigare i pesanti effetti recati dalle disposizioni relative alla compartecipazione della Regione al risanamento della finanza pubblica, che ammontano, per gli esercizi 2017-2019, rispettivamente a 1,445 – 1,510 – 1,206 milioni di euro”.

Quindi non solo ci riconoscono solo una parte ridotta di quanto ci spetta (a regime dovrebbero essere  sei decimi), ma questi soldi comunque torneranno a Roma quale contributo per la finanza pubblica. Ricordiamo che, come ammesso dallo stesso Baccei, la Sicilia è la regione che paga di più questa voce.

ll dubbio è che a Roma abbiano riconosciuto queste somme solo per garantirsi il contributo siciliano annuale alle casse romane.

La certezza è che, dinnanzi a questo ennesimo scandalo cui hanno fatto esplicito riferimento i giudici, regna ancora un silenzio che definire complice è poco.

 

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