Con la sconfitta del Governo Renzi al referendum i ‘capi’ del PD – che avevano già programmato di far restare a Roma i 136 milioni di Euro dell’Avviso 8 per ‘riprogrammarli’ – vorrebbero adesso far partire l’Avviso. Ma trovare la ‘quadra’ non sarà facile, perché alcuni enti resteranno fuori e presenteranno i ricorsi: ricorsi che bloccheranno comunque l’Avviso. L’ipotesi – molto campata in aria – di accontentare gli esclusi con improbabili bandi a catalogo… Il comunicato USAL Formazione
Formazione professionale in Sicilia: che fine ha fatto l’Avviso 8? Da almeno due settimane (forse tre) si dice che la graduatoria definitiva è quasi pronta. Però, chissà perché, non si materializza. Di fatto, siamo ormai a dicembre e non è da escludere che i 136 milioni di Euro di questo Avviso rimangano un miraggio. Con l’attuale Governo regionale non ci sarebbe da meravigliarsi, se è vero che la Programmazione dei fondi europei sconta già un ritardo di due anni (si tratta della Programmazione 2014-2020: e ancora non è stato speso un Euro).
Spesso i ritardi sono ‘scientifici’: i soldi restano a Roma, poi vengono ‘riprogrammati’ e nella ‘riprogrammazione’ la metà di questi fondi europei destinati alle Regioni del Sud finiscono alle Regioni del Centro Nord. L’importante è che, su tale materia, ci sia una ‘corretta difinformazione’.
Prendiamo l’esempio dei ‘Patti’ con le Regioni e i Comuni del Sud strombazzati dal Governo Renzi. L’unico politico che ha contestato il presidente del Consiglio è stato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sottolineando che i soldi del ‘Patto per la Puglia’ erano già della Regione Puglia e che, anzi, Renzi li aveva dimezzati.
Quanti altri presidenti di Regioni meridionali e sindaci – in testa i sindaci di Palermo, Catania e Messina – rispettivamente, Leoluca Orlando, Enzo Bianco e Renato Accorinti – hanno contestato Renzi? Ve lo diciamo noi: nessuno!
Ora è di turno la sceneggiata sul Fondo Sociale Europeo (FSE) destinato alla Sicilia. I primi due anni, come già accennato, sono già passati in cavalleria. Ora l’assessore regionale alla Formazione, Bruno Marziano (PD) e i suoi compagni di partito – con gli ‘aspetti tecnici’ curati dai burocrati dell’assessorato stanno provando – e a nostro avviso ci stanno riuscendo – a far restare a Roma i 136 milioni dell’Avviso 8 per farli ‘riprogrammare’ dal Governo nazionale.
Questo, almeno, era il progetto fino a prima del referendum. Con la sconfitta del Governo Renzi ora, in casa PD, sono un po’ preoccupati: se a palazzo Chigi dovesse finire qualcuno che loro non controllano…
Il problema è che la ‘macchina infernale’ che Marziano e compagni hanno messo in moto per fa gestire da Roma – magari con le ‘riprogrammazioni’ – i fondi dell’Avviso 8 non è facile da fermare.
Le tappe prime due tappe di questa ‘sceneggiata’ sono note.
Prima tappa: hanno confezionato un bando mezzo farlocco che è stato impugnato (a quanto pare da ‘amici’).
Seconda tappa: la graduatoria provvisoria con l’esclusione degli enti storici per creare polemiche al vetriolo.
La terza tappa prevedeva il sostanziale mantenimento delle disparità e delle ingiustizie che sarebbe dovuto culminare in una pioggia di ricorsi: cosa, questa, che avrebbe fatto automaticamente slittare l’Avviso 8 al prossimo anno (o alle calende greche) per far restare i 136 milioni di Euro a Roma.
Il disastroso referendum del 4 dicembre crea problemi. Perché non si capisce come finirà la crisi di Governo.
Così marziano e compagni avrebbero deciso di pubblicare la graduatoria definitiva la prossima settimana. Ma ormai, l’abbiamo accennato, la quadratura del cerchio è quasi impossibile.
Il PD – in quasi tutte le sue articolazioni (anche nazionali!) – ha preteso e ottenuto che una cospicua parte dei 136 milioni di Euro venisse assegnata a enti nuovi, inventando procedure per giustificare la spartizione.
Una parte dei vecchi enti verrebbe recuperata. Ma alcuni, inevitabilmente, resterebbero fuori. E, ovviamente, presenterebbero ricorso. Cosa che bloccherebbe l’Avviso 8.
Da indiscrezioni si apprende che ai titolari degli enti esclusi sarebbero stati promessi alcuni bandi a catalogo: ovvero la possibilità di presentare progetti svolti in precedenza. Ma sotto il profilo economico e amministrativo sembra una via senza né capo, né coda: la Regione, per finanziare questo bandi catalogo, dovrebbe utilizzare fondi propri e – cosa non secondaria – dovrebbe ‘blindare’ tutta l’operazione rispolverando, di fatto, la legge regionale n. 24 del 1976: cioè la legge mai abrogata, ma non applicata
Secondo gli osservatori, di fatto, i bandi a catalogo si configurerebbero come un’ipotesi fantasiosa, considerando che nell’ultimo quinquennio si è assistito a un tentativo di spazzare via qualunque normativa che tutelava i lavoratori, strombazzando che le regole dei bandi erano dettate dal FSE. E’ opportuno ricordare che il vademecum del Fondo Sociale Europeo fissa le regole di rendicontazione e svolgimento delle attività ma, ancora oggi, le norme legislative e contrattuali sono ancora vigenti, come affermato da centinaia di dispositivi di sentenze e come contenuto negli stessi Avvisi.
Insomma, siamo al caos.
Aggiornamento – Comunicato Sindacato USLAL Formazione Professionale
Le garanzie occupazionali e retributive degli operatori del sistema del formativo regionale sono stabilite dalla legge regionale 24/76 sue successive modifiche ed integrazioni nonché dalla normativa del vigente Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Ogni altra opinione tendente a svuotare di significato l’impianto legislativo e contrattuale non ha ragione di esistere e fuori luogo.
Per questo l’USLAL valuta negativamente il contenuto della delibera di Giunta n° 398 del 28 Novembre 2016 nella parte in cui ai soggetti attuatori dell’attività formativa viene concessa la possibilità di assumere nuovo personale nel rispetto “della loro organizzazione imprenditoriale”.
Sempre a proposito delle nuove assunzioni, l’USLAL ritiene fumoso ed ambiguo l’annuncio della presentazione, da parte del Governo, di un apposito disegno di legge per bloccare le assunzioni nel settore. Stante alle notizie stampa nulla cambierebbe. Agli Enti, si premura di assicurare l’assessore Marziano, non verrebbe lesa la loro autonomia gestionale. Questi ultimi dovrebbero garantire solamente, per pietà e misericordia, l’aspetto sociale, dando priorità al personale scritto all’albo.
Il blocco delle assunzioni, stante le numerosissime dichiarazione del Presidente Crocetta, risalirebbe al 31 Dicembre 2008. Siamo nel 2016 e possiamo affermare, senza paura di essere smentiti, che gli Enti hanno continuato ad assumere chi vogliono e come vogliono.
Il sindacato USLAL critica fortemente l’azione del Governo regionale per non aver saputo o, per meglio dire, voluto affrontare e risolvere la drammatica situazione in cui sono costretti a vivere gli ottomila operatori del settore ad oggi tutti inoccupati e di questi cinquemila già licenziati.
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