In un post su facebook del 20 novembre – esattamente 14 giorni prima del voto per il referendum sulle riforme costituzionali – l’esponente di Sinistra Italiana, Angelo Forgia, manifestava dubbi sull’impegno di alcuni autorevoli esponenti del PD siciliano in favore del Sì. Sembrerebbe proprio che che le sue ‘premonizioni’ avrebbero colpito nel segno… Che fine hanno fatto a Catania i voti di Enzo Bianco e della CGIL? Assisteremo all’ira funesta del Pelide Renzi?
Dobbiamo riconoscere che Angelo Forgia, esponente di Sinistra italiana, aveva, in un certo senso, anticipato il flop del Sì in Sicilia. Negli ultimi giorni della campagna elettorale, quando Renzi si precipitava nella nostra Isola cercando voti – con il reparto celere della Polizia che manganellava i giovani Siciliani che protestavano contro il Governo – Angelo Forgia, sulla sua pagina facebook, in totale solitudine, ironizzava sui ‘capi’ del PD siciliano. Il 20 novembre sulla sua pagina facebook scriveva:
“Pensate veramente che Mirello Crisafulli, Rosario Crocetta, Antonello Cracolici, Beppe Lumia, Domenico Giannopolo voteranno SI’ al referendum del 4 dicembre?”.
I fatti sembra che gli abbiano dato ragione. Il 71,58 per cento degli elettori siciliani che si sono recati alle urne ha votato No. E’ verosimile pensare che il centrosinistra, in Sicilia, sia ormai molto debole. Una debolezza che è frutto della consapevolezza – da parte dei Siciliani – dei limiti del Governo regionale di Rosario Crocetta e degli scippi finanziari operati dal Governo Renzi ai danni della Sicilia.
Tutto questo è vero. Ma tutto questo può spiegare il tracollo del Sì in Sicilia? Il dubbio – che è più di un dubbio – è che i ‘capi’ del PD siciliano, ogni volta che Renzi arrivava dalle nostre parti, si fiondavano nei luoghi rigorosamente chiusi dove il capo del Governo e del PD si esibiva per fare vedere che loro erano lì ad acclamarlo (i luoghi chiusi, protetti dai celerini della Polizia, sono gli unici dove Renzi può esibirsi in Sicilia: all’aperto verrebbe travolto dalle proteste popolari). Poi, però…
Poi, però, finita la manifestazione con Renzi – questo è il dubbio manifestato da Forgia – tornando tra le proprie ‘truppe cammellate’, si premuravano di spiegare:
“Matteo? La nostra lì, con lui, è stata solo ‘panza e presenza’: liberi tutti…”.
Sarà stato così? Il dubbio presocratico manifestato da Forgia, se proprio la dobbiamo dire tutta, non ci convince molto per Giannopolo, che è sempre stato, come dire?, l’intellettuale del gruppo. A differenza di Cracolici e di Crisafulli, Giannopolo, una vita nel vecchio Pci, oggi sindaco di Caltavuturo e già parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana, il marxismo non l’ha studiato sul Bignami.
Del resto, i post che Giannopolo ha pubblicato su facebook in favore dei Sì – e l’ardore con il quale difendeva le proprie tesi dalla maggioranza dei suoi amici che se lo volevano ‘mangiare’ – lascerebbe pensare alla sua buona fede. Certo, poi il gesuitismo può trovare ricettacolo in tutte le menti…
Diverso è il discorso per Cracolici, Crisafulli e Lumia. Le ‘code’ di questi tre personaggi sono notoriamente lunghissime. Due di loro – Cracolici e Crisafulli – negli ultimi anni, hanno preso sonore batoste dai vertici del loro partito.
Cracolici – un cinico di rara fattezza – alle ultime elezioni europee avrebbe voluto prendere il primo volo per Strasburgo. Pochi sanno che un parlamentare europeo – tra indennità, benefit, fondi per i collaboratori e ‘ammennicoli’ vari – ha a disposizione qualcosa come 60 mila Euro al mese. Soldi ‘mansi’.
Pensate che nemmeno i grillini – che vogliono risparmiare su tutto – hanno mai aperto bocca sui costi stratosferici del Parlamento Europeo!
Insomma, un parlamentare europeo ha a disposizione un budget triplo rispetto a un parlamentare nazionale o regionale.
Il sogno di Antonello, però – leggere ‘aggiuccarsi’ per dieci anni al Parlamento europeo (la ricandidatura, dopo la prima legislatura, è quasi automatica) – si è infranto sugli equilibri romani del suo partito. Per non parlare del suo sogno di ripiego: la presidenza dell’Ars che gli è stata ‘soffiata’ dall’UDC (poltrona andata al ‘genio’ post democristiano di Giovanni Ardizzone).
Ma se Antonello, pur non riuscendo nel suo intento, è rimasto parlamentare di Sala d’Ercole, arraffando anche l’assessorato alle mance del PSR, Mirello da Enna è rimasto, come si usa dire, con il deterano poggiato sul freddo suolo. Gli hanno tolto la poltrona di parlamentare. E l’hanno pure ‘trombato’ alle elezioni comunali di Enna (Mirello era candidato a sindaco). E hanno persino messo a ‘dieta’ la ‘Crisafullide’ universitaria di Enna, ovvero il polo universitario Kore, l’invenzione mirabolante del “Cuffaro rosso” di Enna.
Certo, Mirello è stato visto e fotografato insieme con il sottosegretario, Davide Faraone, capo dei renziani siciliani. Quadretto ‘storico’, perché Faraone e i renziani sono stati gli indiscussi protagonisti della ‘trombatura’ di Crisafulli alle elezioni comunali di Enna.
Tanto che tutti si chiedevano: “Ma Mirello dice vero o li sta prendendo tutti in giro?”. Il mistero è destinato a restare tale…
Su Lumia, invece, non c’è molto da dire. Nonostante le sua clientele ‘scientifiche’, il senatore non ha mai avuto tanti voti. Beppe Lumia è il più ‘artistico’ dei tre. Già otto anni fa era considerato in uscita. Sia tra i Ds, sia nel PD, due legislature al Parlamento nazionale bastano. A meno che non ricorrano particolari situazioni. E Lumia le “particolari” situazioni le trova sempre sciorinando la solfa dell’antimafia.
Alle ultime elezioni politiche – nel 2012 – pur di non partecipare alle primarie del PD, dove sarebbe stato ‘trombato’, si è inventato la lista del Megafono con la quale è stato eletto al Senato.
Anche Lumia avrebbe fatto finta di far votare Sì? Lui, in fondo, è giustificato: chi glieli dovrebbe dare ‘sti voti? Forgia, con Lumia, è stato due volte ‘cattivo’…
E Crocetta? Ragazzi: ma chi lo vota più a questo qui? I maligni sussurrano che Crocetta, dicendo che avrebbe votato Sì, avrebbe addirittura fatto perdere voti a Renzi. Su di lui il giudizio tecnico-elettorale l’ha dato il ministro Graziano Delrio: “Crocetta? In Sicilia non sposta nemmeno un voto”.
Ieri, intanto, commentando un articolo dell’edizione siciliana de la Repubblica, sempre sulla sua pagina facebook, Forgia, come in una partita a briscola in cinque – secondo a giocare dopo un ‘carico’ – ha messo sul tavolo il due di briscola:
“Non conosco la nota, ma se Repubblica Palermo riporta le parti più significative mi pare che, come al solito, manca l’analisi del perché, in Sicilia, ha vinto il NO con il 71%. Forse l’attuale classe politica governativa lo sa, ma non lo dice”.
Della serie, interpellate i ‘capi’ del PD siciliano, magari quelli con la coda lunga lunga lunga…
P.S.
Vuoi vedere – come si direbbe nella Palermo degli anni ’70 del secolo passato – che Renzi “se la squara”? (cioè capisce che i suoi, in Sicilia, l’hanno preso in giro?).
Guarda caso a Messina, il 14 novembre, il sottosegretario Faraone ‘accucchiava’ (raccoglieva per i non siciliani ndr) una ‘malafiura’ storica (brutta figura, sempre per i non siciliani ndr). Nella Città dello Stretto, ad una manifestazione per il Sì, il salone era mezzo vuoto, come abbiamo raccontato noi quel giorno nel seguente articolo:
Il flop del Sì a Messina: e il sottosegretario Davide Faraone restò solo (ragazzi, chi malafiura!)
Un vero ‘fuoriclasse’ Renzi, soprattutto in Sicilia…
Ah, dimenticavamo: che fine hanno fatto a Catania i voti di Enzo Bianco e della CGIL? Se non ricordiamo male, la CGIL della provincia Etnea è l’unica che riesce ancora ad eleggere un parlamentare regionale (per ora c’è Concetta Raia). Insomma, ‘sti voi unni eru a finiri?
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