Apprendiamo una cosa che ci ha lasciati basiti: e cioè che la legge regionale n. 24 del 1976, che l’Amministrazione regionale non applica da anni (tra l’altro, senza che tale legge sia stata abrogata!), viene applicata solo per consentire ai funzionari dell’assessorato alla Formazione professionale di andare a presiedere esami, facendosi pagare dagli stessi enti, sia nel caso si tratti di corsi finanziati con il denaro pubblico, sia nel caso di corsi privati. Ma tali funzionari non sono già pagati dalla Regione?
La Formazione professionale siciliana fa discutere anche quando i corsi che dovrebbero essere finanziati con il Fondo Sociale Europeo (FSE) sono al palo. La Programmazione 2014-2020 è iniziata due anni fa, ma ancora, per la Formazione professionale, tutto è fermo. Si aspetta la pubblicazione della graduatoria definitiva dell’Avviso 8, che avrebbe dovuto impegnare 136 milioni di Euro per quest’anno. Soldi che, bene che andrà – e non è detto che tutto fili liscio – verranno utilizzati il prossimo anno. In attesa che prendano il via i corsi FSE esplodono le polemiche sui corsi di Formazione gestiti da privati e controllati dalla Regione. I temi ‘bollenti’ riguardano l’idoneità dei locali e delle attrezzature, sugli attestati e su una stranissima storia di esami presieduti da funzionari pubblici che, però, prendono soldi dagli enti.
Andiamo con ordine.
La prima polemica riguarda la certificazione rilasciata dalla direzione territoriale del Lavoro relativa all’idoneità dei locali e delle attrezzature. Tale idoneità è valida per tre anni, almeno a giudicare dalla circolare n. 2180 del 22 luglio del 2003. Questa circolare così recita:
“Il parere espresso dall’Ispettorato provinciale del lavoro ha validità triennale. Gli enti che hanno già operato in precedenti attività formative e sono, quindi, già in possesso di una certificazione rilasciata dal competente Ispettorato del lavoro relativamente al l’idoneità dei locali e delle attrezzature ancora in corso di validità temporale, qualora non si verifichi alcuna variazione sia in rapporto al numero dei corsi richiesti che alla tipologia degli stessi, dovranno comunque far pervenire agli ispettorati e agli uffici provinciali del lavoro competenti per territorio, una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà attestante la permanenza dei requisiti accertati nel precedente esercizio esplicitando il numero totale dei corsi della stessa tipologia e il numero massimo di allievi che vi possono partecipare. (…)”.
Oggi questa circolare viene considerata non valida dai funzionari dell’assessorato regionale alla Formazione professionale. Che, invece, richiedono una ”Idoneità” specifica per ogni corso. Cosa che costringe l’Ispettorato ad un lavoro extra per ricontrollare documenti già controllati. Il controllo è solo documentale, a volte effettuato con ritardi di mesi: cosa, questa che, quando si verifica – e a quanto pare si verifica – porta a tempi lunghi per la nomina delle commissioni di esami e lo svolgimento degli stessi esami da parte degli enti e dei soggetti privati.
Ricordiamo che stiamo parlando di corsi di Formazione professionale privati, gestiti da aziende private. Insomma, alcune delle decisioni adottate dai vertici dell’assessorato sono oggetto di polemiche. Il dubbio – lo ribadiamo – è che le nuove procedure abbiano reso complesso operazioni prima semplici.
Secondo punto: il rilascio degli attestati, che sarebbe stato ‘liberalizzato’, ovvero con gli uffici dell’assessorato che non conservano più gli stessi attestati. C’è il rischio che proliferino attestati fasulli?
Perché, ci si chiede, è stata cambiata la prassi che potrebbe non prevenire possibili abusi?
Terza questione: gli esami.
Intanto ci piacerebbe capire una cosa: perché i funzionari dell’assessorato regionale alla Formazione professionale, per presiedere agli esami, debbono essere pagati da chi gestisce corsi finanziati con il denaro pubblico o dai privati? O è un lavoro che viene svolto da questi funzionari con contratti ‘privati’?
Tra l’altro – ci fanno notare alcuni osservatori – in questo momento viene anche a mancare un modo facile e semplice di verificare quali funzionari dell’assessorato, e con quale frequenza, vengono incaricati di effettuare gli esami presso gli enti che ne fanno richiesta, visto che l’archivio rimane solo presso gli stessi enti: archivio che diventa difficilmente consultabile nella sua totalità.
A questo punto – a giudicare da quello che ci hanno raccontato – sorge una domanda: è vero che questi funzionari chiedono, a volte, compensi superiori a quelli predisposti e riportati nella richiesta trasmessa dagli enti all’assessorato e al CPI?
E’ vero che chi gestisce questo ‘particolare’ servizio – relativo agli esami – decide su come assegnare un budget che, tra corsi finanziati con risorse pubbliche e corsi svolti dai privati, ammonta a quasi 400 mila Euro all’anno? I soggetti che si occupano di esami sulla base di quali criteri vengono selezionati? Sono sempre gli stessi o ruotano?
Visto che di mezzo c’è una Pubblica amministrazione – la Regione siciliana – non sarebbe più corretto istituire un conto corrente dove gli enti che chiedono la nomina di una commissione di esami presieduta da un funzionario effettuino un versamento alla Regione, alla luce del sole, evitando questo strano giro di soldi cash?
Abbiamo chiesto una replica al dirigente generale del dipartimento della Formazione professionale, Gianni Silvia.
“In prima battuta – ci dice Silvia – va precisato che le procedure sono cambiate perché così è stato deciso in tutto il nostro Paese. Avrei potuto bloccare tutto per far ‘ripartire la macchina’ con le nuove procedure. Ma non me la sono sentita di fermare cosi di formazione già avviati. Questa è una fase di transizione e qualche problema è fisiologico. Aggiungo che stiamo lavorando per rendere tutto più celere”.
“Quanto agli attestati – aggiunge Silvia – stiamo lavorando per consentire ai giovani che frequentano un corso di Formazione con profitto di ricevere subito l’attestato. E’ singolare che ci attacchino perché stiamo sburocratizzando il sistema. La verità è che chi oggi si lamenta, con procedure diverse e rallentate, verrebbe a protestare perché gli attestati verrebbero rilasciati con eccessivo ritardo…”.
“Sul terzo punto – ci dice ancora Silvia – preciso che tutto che viene fatto in materia di esami è previsto dalla legge regionale n. 24 del 1976”.
facciamo presente al dottore Silvia che siamo noi a trovare molto singolare che di una legge regionale disapplicata in tutto – parliamo della legge regionale n. 24 del 1976 – si applichi, guarda caso, la parte della stessa legge che consente a funzionari dell’assessorato alla Formazione professionale, già pagati, in quanto funzionari, dall’Amministrazione, di andare a svolgere esami di corsi finanziati con fondi pubblici e privati.
“I funzionari dell’assessorato che vanno a svolgere attività legate agli esami – replica Silvia – si mettono in ferie, o vanno negli orari fuori dal lavoro. Detto questo, è tutto fatto con estrema trasparenza. I nomi sono resi pubblici dai nostri uffici. E nessuno di loro può chiedere soldi in più rispetto a quanto previsto”.
P.S.
Nulla da dire sulla correttezza del dottore Silvia. Anche se noi continuiamo a trovare singolare – molto singolare! – che funzionari dell’assessorato per svolgere un’attività istituzionale, prendano soldi dagli enti!
Così come troviamo singolare che ciò avvenga – lo ribadiamo – in forza di una legge che l’Amministrazione regionale applica solo per questo particolare aspetto…
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scusate ma tutto questo che pubblicate non è già notizia di reato? La magistratura?
Egr. Dott. Gianni Silvia, per sua conoscenza, esiste una interrogazione parlamentare la N. 3313 - "Notizie sulla modifica dei criteri di validazione e vidimazione dei titoli rilasciati a seguito della frequenza di corsi di formazione professionale regionali", presentata l'08 settembre 2015 ed annunciata in Aula durante la seduta n. 342 il 22 Giunio 2016, dove viene evidenziato il problema della possibilità di attestazioni false con la nuova procedura, che non ha mai avuto una risposta da parte del vostro assessorato. Non ci si lamenta della consegna immediata, ma della mancanza di una banca dati centrale, "repertorio" come era chiamato un tempo, che garantiva la possibilità di effettuare delle ricerche sulla autenticità degli attestati, cosa che adesso è impossibile o quasi.
Dott. Silvia, leggendo l'articolo mi sento il dovere di riportare qui la mia testimonianza sulle inefficienze dei vostri uffici. Abbiamo dovuto aspettare ben 66 giorni (sessanta sei) dalla nostra richiesta di nomina commissione di esami fino alla nomina del funzionario, presentando nel frattempo anche lettere di sollecito (e non è la prima volta che questo accade). Ritengo personalmente che questi ritardi sono inaccettabili per una amministrazione che si rispetti, e che dovrebbe mostrare rispetto per gli enti che lavorano onestamente. Abbiamo presentato, oggi all'assessorato, una lettera ufficiale di richiesta di chiarimenti, anche se di solito le nostre richieste ufficiali, protocollate, presso di voi, non ricevono mai risposta.