di Liliana Stea
Nella mitologia greca e latina Cerere e Demetra sono donne dal corpo florido con il capo cinto da corone di spighe di grano. Rappresentano la fertilità e la generosità della terra. La follia dell’uomo in cerca di denaro ha portato il grano nei Paesi freddi dove la neve lo fa crescere avvelenato dalle muffe. Mentre nel Sud Italia, terra d’elezione del grano, i dèmoni del nostro tempo cercano il petrolio, distruggendo l’ambiente. E’ tempo di dire basta: il grano deve tornare nel Mediterraneo, che è la terra di Cerere e Demetra, dove cresce sano sotto un sole generoso
Nella mitologia greca e latina la dea Cerere o Demetra era rappresentata come una donna dal corpo florido, severa e maestosa, nonché bella e sorridente, con il capo cinto da una corona di spighe mature, una fiaccola in una mano e un canestro colmo di grano e di frutta nell’altra, a rappresentare la fertilità e la generosità della terra.
Dunque una donna, una madre, la stessa parola terra è un sostantivo femminile. Di femminile la terra ha la caratteristica di dare la vita a piante frutti ed erbe curative e di sostenere con essi i suoi abitanti, averne cura. In cambio non chiede altro che di essere rispettata. Non è molto, anzi direi che è il minimo. Come una donna che riceve rispetto assolve ai suoi compiti senza farli ‘pesare’, così la terra, rispettata nei suoi ritmi, nei suoi tempi, nella sua armonia, non cessa di produrre quanto occorre ai suoi ‘figli’ umani ed animali, a qualunque latitudine essi vivano. La terra fa sempre il suo possibile nelle condizioni in cui si viene a trovare. Come le donne.
Ma come le donne in questa nostra società consumista e sfruttatrice, la terra non riceve più alcun rispetto da parte dei suoi abitanti umani, dai sui figli a cui lei continua a non negare i suoi doni, ma questi figli hanno dimenticato il rispetto dei tempi, dei modi e dei ritmi, vogliono decidere loro i tempi dell’inseminazione, pardon!, della semina, i tempi della crescita, il tempo del parto, scusate…del raccolto, il luogo della gestazione-coltivazione… non gli va giù che questa terra-femmina abbia tempi suoi e sappia benissimo gestirli da sola, purché glielo si lasci fare!
Questi ‘figli’ vogliono loro il controllo sul corpo della donna e della terra, quindi inseminano la donna a 60 anni e piantano il grano sotto la neve, rendono sterili le giovani donne con veleni vari introdotti con i cibi nel corpo o con le frustrazioni nell’anima, e allo stesso modo distruggono le piantagioni di grano dei Paesi assolati e ventilati dove crescerebbe sano e oserei dire ‘felice’, così come è avvenuto per millenni, se non fosse che no, questo gli toglierebbe il piacere sottile di decidere loro, questi novelli dèi, cosa deve accadere e quando, e poiché non sono davvero dèi, ma dèmoni, privi di creatività, ricchi solo di invidia e di astio, e l’unica cosa che possono fare è invertire i processi.
Così il grano che ha bisogno di sole viene piantato a latitudini estreme dove cresce sotto la neve, marcio! E nei luoghi in cui il grano cresceva spontaneamente sano e pieno di salute, portando vita e allegria, proprio come la dea Cerere, la bella matrona bene in carne, ebbene, lì vanno a scavare per estrarre il petrolio e lordare le terre, le acque, i fiumi e le coscienze, tacitate con un obolo ‘una tantum’ e la minaccia di ‘perdere il lavoro’, spargendo a piene mani malattie, sofferenze, dolore.
A che pro? Quale perverso bisogno di potere anima i promotori di un tale modello di ‘sviluppo’? Quanto miseri e impotenti si devono sentire nel profondo dell’anima per non a riuscire a inchinarsi davanti alla generosità della terra e della donna, che chiedono solo rispetto, per non riuscire ad accedere al sentimento di gratitudine per i doni che la stessa terra elargisce a piene mani, esattamente come una donna quando viene amata e rispettata.
Quanta miseria umana alberga in questi soggetti? La terra ha bisogno di essere difesa da costoro, la terra ha bisogno del nostro rispetto e del nostro amore, perché la terra, come ha detto uno yoghi indiano, è la nostra vera madre, che a differenza della madre umana, ci nutre per tutta la vita, senza mai arrestarsi o negarsi, mai. Portiamole rispetto e riportiamo le sue spighe tra le sue mani e sul suo capo, così come è fisiologico che sia, perché Cerere-Demetra è divinità nata e onorata nel Mediterraneo, dai latini e dai greci, qui nel nostro Sud, esprimiamole la nostra gratitudine e riportiamo le cose al loro posto, riportiamo le spighe di grano sotto il nostro sole generoso, perché possano inchinarsi a lui quando arrivano a maturazione, per dirgli grazie, grazie di avermi dato la tua forza e la tua energia, che ora, a mia volta, darò ad altri. Altri che, si spera, saranno capaci di dire grazie.