Mentre la domanda di grano duro aumenta, il prezzo di questo prodotto va giù, alla faccia della concorrenza! Perché? Perché si tratta di un prodotto del Mezzogiorno d’Italia, area del Paese che deve, per definizione, essere sfruttata dalla grande industria del Nord. Insomma, dai tempi di Giolitti ad oggi non è cambiato nulla. Duro attacco di GranoSalus ai vertici della Camera di Commercio di Foggia: “Maneggiano il mercato per indurre gli agricoltori a vendere sotto costo”. Effetti nefasti anche per gli agricoltori siciliani. Il dubbio sul Desert durum, il grano duro che arriva dagli Stati Uniti d’America
La grande industria italiana della pasta ha capito che le notizie sui grani duri esteri pieni di glifosato e di micotossine sono ormai di dominio pubblico. E sono pure di dominio pubblico i problemi, molto seri, che queste sostanze possono provocare alla salute umana, come potete leggere qui di seguito per il diserbante glifosato:
e come potete leggere qui di seguito per le micotossine:
Così la grande industria italiana della pasta deve, giocoforza, rivolgersi ai produttori di grano duro del Mezzogiorno d’Italia. Ma, come al solito, siccome siamo Sud, ne devono approfittare, perché gli agricoltori del Meridione, in quanto tali, vanno penalizzati.
Com’è noto, grazie al soliti imbrogli della finanza internazionale, il prezzo del grano duro, la scorsa estate, è precipitato a 14-15 Euro al quintale. Una quotazione irrisoria, che non consente ai produttori del Sud di riprendere nemmeno di riprendere il costo del prodotto. Siccome il grano si può conservare, gli agricoltori l’hanno stoccato.
Nel frattempo, in tutto il mondo, sono esplose le polemiche sul glifosato e sulle micotossine contenute in alcuni grani duri, soprattutto su quelli canadesi. Così la grande industria italiana della pasta, come già ricordato, ha iniziato a manifestare interesse per il grano duro del Sud Italia.
Il prezzo del prodotto è salito a 22-23 Euro al quintale. Troppo poco rispetto alla domanda e, soprattutto, rispetto alla quotazione internazionale, che in questo momento è pari a 33 Euro.
Nei giorni scorsi, paradosso dei paradossi, la Camera di Commercio di Foggia – che per il grano duro è importante perché decide il prezzo di questo prodotto in tutto il Sud Italia, Sicilia compresa – ha addirittura ridotto il prezzo! Una decisione che ha scatenato le polemiche da parte degli agricoltori e, in particolare, da parte di GranoSalus, associazione che raccoglie produttori di grano duro e consumatori in tutto il Sud Italia.
“Dopo i rialzi insufficienti di questi ultimi mesi che hanno consentito al grano duro di passare da una quotazione sottocosto di 15 Euro per quintale (in estate) ad una quotazione di 23 Euro al quintale – si legge in una nota del presidente di GranoSalus Saverio De Bonis – ieri c’è stato un cambio di tendenza assolutamente in contrasto con il mercato mondiale del grano duro, che viaggia su livelli decisamente più alti del mercato italiano”.
“La Camera di Commercio di Foggia – prosegue De Bonis – che svolge un ruolo di riferimento nel mercato del grano duro italiano ha infatti abbassato di 1 Euro le quotazioni del grano duro, portando il listino a 22 Euro e lo ha fatto prendendo a riferimento i dati di due transazioni: una di centomila Euro ed una di cinquantamila Euro, secondo le dichiarazioni rilasciate dei vertici della Camera di Commercio di Foggia ad una folta delegazione di soci GranoSalus. Abbiamo subito fatto notare al dirigente camerale che non è possibile, con appena due fatture, attestanti un volume di scambi decisamente insignificante, decidere il destino di una intera economia agricola”.
Quello che sta succedendo è incredibile. In questo momento il grano duro, nel mercato internazionale, come già accennato, si paga a 33 Euro al quintale: quindi 10 Euro a quintale in più rispetto al prezzo che il Governo nazionale, attraverso la Camera di Commercio di Foggia, impone al grano duro prodotto nel Sud Italia! E la stessa Camera di Commercio di Foggia abbassa ulteriormente di un Euro il prezzo del grano duro pugliese e, in generale, meridionale sulla base di uno scambio di appena 7 mila quintali circa di prodotto.
“Tutto questo – fanno notare gli agricoltori di GranoSalus – è molto discutibile, considerando che la produzione provinciale di grano duro (con riferimento a Foggia e provincia) è pari a circa 12 milioni di quintali. Come possono due transazioni di complessivi 150 mila Euro – che rappresentano un volume davvero irrisorio della produzione di grano duro di Foggia e provincia – determinare un abbassamento di prezzo?”.
Attenzione: la questione riguarda anche la Sicilia, perché il prezzo che spunta a Foggia viene automaticamente esteso a tutto il Sud Italia!
“Una percentuale infinitesimale, pari allo 0,00058% delle transazioni di mercato – evidenzia il presidente De Bonis – rilevate da soli due operatori, in un momento in cui la stragrande maggioranza degli agricoltori non intende cedere sottocosto il proprio prodotto, non può di certo interferire sul 100% del mercato provinciale, regionale e nazionale”.
Anche questo è un passaggio importante: i produttori di grano duro del Sud hanno stoccato il proprio prodotto perché si rifiutano di venderlo a un prezzo di 10 Euro inferiore al prezzo del grano duro che si commercializza nel resto del mondo. E che succede? Il prezzo del grano duro del Sud, in presenza di una domanda crescente, si abbassa, prendendosi gioco della legge della domanda e dell’offerta!
Insomma, per dirla tutta il Sud, il Sud è l’unico luogo del pianeta dove, all’aumentare della domanda di un prodotto – in questo caso il grano duro – il prezzo, invece di schizzare all’insù, va giù. C’è o o, in questa, storia, qualcosa che non quadra?
“La vicenda – sottolineano a GranoSalus – dimostra l’assoluta inadeguatezza del volume minimo di scambi a base delle rilevazioni e l’assenza di criteri trasparenti finalizzati a rilevare il prezzo storico, che in modo improprio, si comporta come un vero e proprio prezzo previsionale: una prerogativa, quest’ultima, che invece per legge spetta solo alle CUN, Commissioni Uniche di Mercato” (sono le Commissioni istituite di recente da una legge nazionale, ma non ancora operative).
Da qui la pesante accusa lanciata da GranoSalus:
“Questo modo di operare tende unicamente a fissare i prezzi in maniera anticoncorrenziale, falsare il mercato e indurre gli agricoltori a vendere sottocosto”.
Il presidente di GranoSalus ci racconta anche che, mentre il prezzo del grano duro del Sud Italia – uno dei migliori del mondo, sotto il profilo organolettico – viene tenuto a un prezzo basso, ci sono mugnai che acquistano il grano duro americano, prodotto al confine tra l’Arizona e la California.
“Per carità – ci dice De Bonis – il Desertum durum, che è la varietà di grano duro americano che viene acquistata in Italia da certi mugnai e da certi commercianti, non contiene micotossine. Ma non si capisce perché questo grano duro americano, che non è assolutamente superiore al grano duro del Meridione d’Italia, debba essere pagato a circa 40 Euro al quintale, quasi il doppio del nostro grano duro”.
“Tra l’altro – aggiunge il presidente di GranoSalus – c’è il dubbio che il grano duro americano contenga sostanze radioattive. Non è un mistero che la zona dove viene coltivato, nel passato, è stata utilizzata come base militare, con presenza di armi nucleari. Quindi questi signori penalizzano gli agricoltori del Sud Italia alla faccia della concorrenza e poi acquistano grano duro americano che potrebbe contenere sostanze dannose per la salute”.
Tornando sulle manovre al ribasso attualmente in corso a Foggia De Bonis così conclude:
“Siamo stati in Commissione a Foggia per depositare formalmente istanza affinché la Giunta camerale consideri altri criteri per la rilevazione dei prezzi, a tutela dei consumatori, già recepiti negli indirizzi di Governo nazionale, e tenga conto della nuova associazione GranoSalus, che valuterà tutte le possibili azioni a tutela del mercato reale del grano duro italiano di qualità”.
Pubblichiamo qui di seguito l’istanza:
ALLA GIUNTA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO ED AGRICOLTURA DI FOGGIA
L’Associazione NAZIONALE GRANOSALUS-LIBERI CEREALICOLTORI & CONSUMATORI, c.f. 94102730713, in persona del proprio Presidente e legale rappresentante p.t. De Bonis Saverio, nato ad Irsina (MT) il 19.11.1964, con sede legale in Foggia alla via Barletta n.1, espone e chiede quanto di seguito.
L’Associazione Nazionale GranoSalus-Liberi Cerealicoltori & Consumatori, costituita con atto per Notar Di Taranto, Rep. n. 3016, Racc. n. 2.254 è un’Associazione a carattere autonomo, apartitica e aconfessionale e non persegue scopi di lucro. Detta associazione, avente dimensione nazionale, è costituita da produttori agricoli di grano duro e da consumatori, sia individuali che in forma associata ed ha come scopo quello della tutela e della valorizzazione della cerealicoltura italiana, in particolare del grano duro e di tutti i suoi derivati, nonché di fornire ogni utile e necessaria informazione per i consumatori, al fine di tutelarne la salute. Fra gli scopi statutari della suddetta associazione sono espressamente previste tutte le necessarie azioni volte a salvaguardare il reddito dei produttori agricoli italiani ed il valore delle loro produzioni, in particolare elaborando un Piano Cerealicolo Nazionale mirato alla salvaguardia del patrimonio produttivo italiano, favorendone un miglior funzionamento attraverso una buona informazione, trasparenza e neutralità degli operatori di parte agricola, promuovendo la nascita urgente a Foggia della Commissione Unica Nazionale-Cun cereali, ai sensi dell’ art. 62 bis L. n. 91/2015 ed adottando ogni azione per valorizzare la cerealicoltura di qualità a tutela dei consumatori e dei produttori. Per tale fine, l’Associazione GranoSalus mira a realizzare una declaratoria innovativa delle caratteristiche merceologiche, tecnologiche e salutistiche della produzione italiana all’interno dell’attività previsionale CUN, con particolare riguardo all’assenza, nelle produzioni cerealicole italiane, di contaminanti pesticidi e micotossine. Per una valorizzazione anche economica e retributiva delle produzioni cerealicole, in particolare del grano duro, l’Associazione GranoSalus attuerà politiche ed azioni volte a migliorare la qualità delle produzioni cerealicole e la qualità reologica e sanitaria dei derivati dei cereali, in particolare delle semole, farine, pasta, pane, etc, promuovendo l’approvazione di norme a livello nazionale e comunitario che possano favorire e tutelare le produzioni italiane di qualità del grano duro e l’etichettatura obbligatoria della provenienza delle materie prime che compongono tutti i derivati dei cereali, anche al fine di garantire una informazione certa corretta e trasparente ai consumatori, in linea con i principi dei trattati comunitari.
Posto quanto innanzi, e l’ interesse dichiarato, soprattutto in attuazione dei propri scopi statutari a tutela dei propri soci, produttori agricoli e consumatori, l’ Associazione Nazionale Granosalus- Liberi cerealicoltori & Consumatori,
CHIEDE
a codesta Giunta, in persona del proprio Presidente, di poter far parte della Commissione Prezzi con propri rappresentanti, nella misura di due e, nelle more della istituzione della CUN, di poter introdurre, nella determinazione del prezzo del grano duro, dei criteri qualitativi di valutazione del grano, in linea con gli impegni assunti dal Governo Italiano verso il Parlamento della Repubblica a mezzo della Risoluzione conclusiva n° 8-00202 presentata il 28/9/2016 da L’Abbate e altri deputati.
Il Governo, al fine di differenziare e valorizzare il prodotto italiano all’origine, si è impegnato a predisporre una griglia di valutazione volta a definire classi di qualità, quale strumento in grado di differenziare le caratteristiche della granella, non solo sulla base dei parametri merceologici come il peso ettolitrico, l’umidità e il contenuto proteico, e reologici, quali le peculiarità del glutine, ma anche sulle base delle caratteristiche chimiche e microbiologiche intese come contenuto di: micotossine, residui di erbicidi quali il glifosato, pesticidi (molto utilizzati nella conservazione post-raccolta), metalli pesanti e radioattività.
Infine, per una reale ed oggettiva determinazione del prezzo del grano duro, si chiede che venga rilevato anche il prezzo del grano estero, oggetto di importazione nel territorio italiano e, quindi, necessariamente incidente anche sulla valutazione del prezzo del grano duro italiano.
Foggia 23.11.2016