Autonomia e Indipendentismo sono valori seri, basta con gli appelli per cambiare tutto non cambiando nulla!

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L’appello lanciato da Sicilia Nazione, Fronte nazionale siciliano e Movimento per l’indipendenza della Sicilia è sbagliato. Perché non fa chiarezza sui trasformisti della vecchia politica che, oggi, stanno provando a riciclarsi sotto le bandiere dell’Autonomia, dell’Indipendentismo e persino del leghismo. Alla Sicilia serve una volta seria. Non si possono offrire sponde ai ‘giochi’ di Forza Italia e ai transfughi alfaniani. Né si può costruire un’alternativa facendo quello che ha fatto il PD prima con Lombardo e adesso con Crocetta. I signori della vecchia politica debbono andare tutti a casa 

La vecchia politica siciliana è al capolinea. Ha esaurito la sua funzione. Serve una svolta profonda, radicale. E sono in tanti a pensare che la parola debba tornare ai tanti Siciliani che oggi guardano a un rilancio dell’Autonomia e, perché no?, anche a una democratica forma di indipendentismo. Del resto, lo Statuto del 1946, se applicato, non configura, forse, una Sicilia-Stato?

Il problema – e questo ormai lo sanno tutti – è che lo Statuto autonomistico della Sicilia non è stato applicato. Tranne poche luci, l’ascarismo ha travolto tutto.

Proprio in queste settimane assistiamo all’ultimo ‘capolavoro’ del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, e dell’assessore-commissario, Alessandro Baccei. I due – complice una Commissione paritetica Stato-Regione ad una dimensione – hanno rivisitato un passaggio delle norme di attuazione dello Statuto, in relazione all’articolo 36, regalando allo Stato circa 3 miliardi di Euro di imposte che spettavano alla Regione.

Questa è la vecchia politica siciliana: ascari sempre pronti a svendere la Sicilia per poltrone e prebende.

In questo scenario si è inserito l’appello, in verità un po’ strano, di Sicilia Nazione, Fronte nazionale siciliano e Movimento per l’indipendenza della Sicilia. Un appello all’unità di tutti i movimenti che si richiamano ai valori dell’Autonomia siciliana e dell’Indipendentismo siciliano. Una fuga in avanti.

La cosa strana è che tale appello arriva qualche settimana dopo una manifestazione promossa da questo blog a Palermo, nei saloni del Teatro Jolly. Senza avere alle spalle nessuno, con la collaborazione di Siciliani Liberi, di Terre di Liberazione, di Forza del Popolo e di altri amici, siamo riusciti a portare circa 300 persone a dibattere del futuro della Sicilia.

Nel corso dell’incontro abbiamo affrontato questioni concrete. A cominciare dall’economia, con in testa l’agricoltura, che deve tornare ad essere centrale nel futuro della Sicilia. Non è certo un caso se I Nuovi Vespri hanno abbracciato la causa del rilancio del grano duro in Sicilia e nel Mezzogiorno d’Italia; del rilancio dell’olio extra vergine di oliva; del rilancio degli agrumi; del rilancio del mandorlo e via continuando.

Non è un caso se il 24 novembre saremo a Santa Caterina Villarmosa per parlare ancora di grano duro siciliano in una manifestazione organizzata da Siciliani Liberi.

E’ in questo scenario che arriva l’appello all’unità di Sicilia Nazione, Fronte nazionale siciliano e Movimento per l’indipendenza della Sicilia. Ma unità per fare che cosa? Comunicati stampa tra una causa civile e un lucroso incarico presso la pubblica amministrazione? No, un appello senza precondizioni condivise non porta all’unità.

Le cose vanno dette con chiarezza, senza nascondersi. La vecchia politica ha ben chiaro che non è più credibile, né presentabile e cerca volti nuovi, o seminuovi, per mimetizzarsi. In cerca di una nuova verginità, riscopre i valori dell‘autonomia, dell’indipendenza e della Sicilianità, tutto ciò contro cui ha lottato. Dietro queste formazioni ci sono ex assessori di governi regionali tra i più rovinosi, quasi quanto il Governo di Rosario Crocetta.

No, grazie, noi non siamo il solito Movimento che si batte per cambiare tutto lasciando tutto come prima. E siccome noi le cose le vogliamo fare per davvero, e le vogliamo fare bene, dobbiamo rispettare i Siciliani, ai quali non possiamo offrire ‘minestre riscaldate’.

La verità è che un Movimento Autonomista-Indipendentista, sganciato dai partiti nazionali, fatto da persone che sono fuori dai giochi e che dialogano direttamente con i Siciliani, rifuggendo dalla demenziale logica dei gruppuscoli che si fanno la guerra l’uno con l’altro, affrontando invece i temi economici partendo dal territorio, fa paura.

Non è un caso che, sempre in questi giorni, gli ‘impresentabili’ della politica siciliana cerchino sponde a destra e a manca per presentarsi al cospetto degli elettori sotto mentite spoglie. E’ il caso di certi personaggi “storici” del Nuovo Centrodestra Democratico, il grottesco partito ormai ‘fantasma’ del Ministro degli Interni, Angelino Alfano.

Alle ultime elezioni comunali, il simbolo di questa formazione politica è sparito. Gli ‘alfanini’ siciliani non se la sono sentita di farsi vedere in giro. Si vergognano del proprio trasformismo: e non hanno torto. Così si sono acquartierati nelle liste civiche. Ora qualcuno di loro sta provando a portare i propri voti tra i leghisti. Un’idea bizzarra, perché non si possono chiamare i Siciliani a difendere la Sicilia con chi ha umiliato gli stessi Siciliani e la stessa Sicilia.

Il progetto è sempre lo stesso: cambiare tutto per non cambiare nulla.

Ma noi, cari amici del Fronte Nazionale Siciliano, del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia e di Sicilia Nazione, non possiamo fare quello che fanno gli altri: non possiamo comportarci come il PD, che ha fatto parte, per quattro anni, di un Governo il cui presidente ha usato il richiamo all’autonomia per tirare a campare per 4 anni.

Non lo possiamo fare perché non lo vogliamo fare e perché il nostro obiettivo è un progetto politico vero e serio, al di fuori dei partiti politici nazionali e contro chi si è già compromesso con l’ascarismo o con la vecchia politica.

 

 

 

 

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  • Caro Franco Busalacchi, leggo da tempo i Suoi articoli ed apprezzo molto gli sforzi Suoi e di Giulio Ambrosetti (al quale alcuni anni addietro affidai la direzione di un ingenuo e maldestro tentativo di dare vita ad un giornale, "Giorni di Sicilia", di cui forse egli non si ricorda nemmeno). Sono un Sicilianista che non ha mai avuto a che fare con i partiti nazionali e che da quasi 40 anni tenta (purtroppo invano) di sensibilizzare i Siciliani e di svegliarli dal torpore atavico che ancora oggi li rende schiavi di una Italia matrigna che continua a sfruttare lori e la loro vera Patria (la Sicilia). Avrei piacere di incontrarLa e di discutere con Lei dei problemi di questa nostra splendida, ma tanto disgraziata, terra. Esercito a tempo pieno la mia libera (ma solo a parole) professione e ciò mi ha fin qui impedito di partecipare ai convegni organizzati da I nuovi Vespri. Condivido in massima parte i contenuti dei Suoi articoli, ma vorrei discutere con Lei un paio di argomenti sui quali, almeno in apparenza, non siamo in sintonia. Non so se Lei viene qualche volta a Catania: ove dovesse venire, La prego di farmelo sapere con un certo anticipo e di darmi così l'occasione di incontrarLa. In tale attesa, gradirei conoscere un Suo recapito di posta elettronica per inviarLe alcuni miei scritti che spero possano chiarirLo il mio pensiero e i pochissimi punti di divergenza tra le nostre concezioni. Ritengo che, in ogni caso, possa esserLe utile un mio parere scritto (una sorta di "parere pro veritate") sulla legittimità di un movimento politico indipendentista in Italia: se lo gradisce, quindi, avrei piacere di inviarglielo. Con sincera stima, Renato Sgroi Santagati.

  • Grazie direttore, è vero c'è il rischio di compromettere l'unica possibilità di salvezza per la Sicilia che passa attraverso l'integrale riconoscimento dei suoi diritti costituzionali. E questo riconoscimento richiede ( la storia insegna) persone nuove, oneste e competenti, con un progetto politico e senza alcun capo , vecchio o nuovo che sia, al di fuori della Sicilia. L'appello all'onestà è solo la precondizione, come il primo versetto di una professione di fede (l'amore per la Sicilia) ma perché sia un amore vissuto e non solo dichiarato servono contenuti concreti e un progetto politico non calato dall'alto bensì specificatamente pensato per la Sicilia e per le sue peculiari condizioni socio-economiche. Sono fiducioso che i Siciliani rifiuteranno l'antico e al tempo stesso cercheranno i contenuti e non la generica propaganda.

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