Chi vuole capire come sono andate le cose realmente in tutti gli altri posti negli anni del ‘mitico’ Risorgimento, ebbene, non deve fare altro che riflettere sull’annessione all’Italia del Sud Tirol, ‘savoiata’ tra le ‘savoiate’. In questa storia l’italianizzazione è andava avanti tra cinismo e ridicolo, tra attacco alla lingua tedesca e il grottesco monumento della vittoria a Bolzano
L’unico caso in cui la verità storica sulle annessioni al regno dei Savoia è rispettata si verifica nel 1918, in uno di questi giorni di novembre.
La Prima Guerra mondiale è finita. Viene firmato un armistizio tra l’Austria-Ungheria e l’Italia. Le truppe italiane vincitrici hanno invaso l’Austria e si sono spinte fino a Innbruck, che hanno occupato (modello Venezia, già sperimentato). Tipica Savoiata quella di mettere le mani avanti!
A Saint Germain nel frattempo viene sancita l’annessione all’Italia dei territori posti a sud del Brennero. Inghilterra, Francia e Russia pagano il conto aperto con l’Italia già nel 1915, con l’accordo segreto detto Trattato di Londra, per assicurarsi la sua entrata in guerra al loro fianco.
A nessuno, meno che mai ai Savoia, viene in mente di organizzare uno di quei loro oceanici plebisciti, dove una folla tripudiante e festante, tra lo sventolio del tricolore e canti ed inni inneggia alla patria ritrovata… e si annette.
Ovviamente. E così senza gli infingimenti e le menzogne che hanno contrassegnato le precedetti annessioni, un altro territorio invaso militarmente viene inglobato dai Savoia. Chi volesse capire in un solo momento come sono andate le cose realmente in tutti gli altri posti nel mitico Risorgimento non deve fare altro che riflettere sull’annessione all’Italia del Sud Tirol.
Perché Sud? Perché il liberale e democratico Stato italiano, non insensibile al grido di dolore dei deboli e degli oppressi, non si fece nessuno scrupolo a dividere in due una regione, il Tirolo, unita fin dal medioevo sotto il Vescovo Trento.
Cominciò, sempre nel rispetto del diritto di autodeterminazione dei popoli, un’opera sistematica di italianizzazione dell’Alto Adige che, oltre ad raggiungere punte di cinismo, sfiorò anche il ridicolo (il classico “ridicolo italiano”).
Fu proibito l’uso della lingua tedesca nelle scuole mentre i toponimi furono sostituiti da denominazioni italiane, comico frutto, in diversi casi, di fantasia. I pubblici dipendenti di lingua tedesca vennero licenziati e sostituiti da immigrati italiani trasferiti in Alto Adige.
A coronamento di questa lunga opera di civilizzazione, fu realizzato romanamente a Bolzano il Monumento della Vittoria, a perenne ludibrio dell’annessione dell’Alto Adige all’Italia, inaugurato da re “sciaboletta” (per tutti, V.E. III)