Leoluca Orlando – alla fine per difendere gli scippi del Governo Renzi al Comune di Palermo – ha puntato tutto sulla ZTL. Ma si è ‘bruciato’, se è vero che, oltre a dover fronteggiare le proteste popolari di cittadini e commercianti, adesso ha contro anche i sacerdoti. Da qui l’esigenza della vecchia politica siciliana di trovare un candidato a sindaco di Palermo che metta d’accordo centrodestra e centrosinistra. Fabrizio Ferrandelli, che in cinque anni ha girato tutte le ‘chiese’ della politica, potrebbe essere l’uomo giusto per bloccare i grillini. Ci sono anche gli indipendentisti siciliani, che si vanno organizzando in vista delle elezioni regionali. Anche per la Regione si profila un mezzo inciucio di tutta la vecchia politica…
In queste ore, in Sicilia, le indiscrezioni sulle candidature a sindaco di Palermo e alla Regione siciliana corrono e si rincorrono. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le coalizioni della vecchia politica siciliana che, in questa fase cruciale. persegue un solo obiettivo: la conservazione del potere, costi quel che costi. C’è chi parla di Fabrizio Ferrandelli candidato a sindaco del capoluogo siciliano con la tripla sponsorizzazione del PD di Davide Faraone, di Forza Italia di Gianfranco Miccichè e dei cuffariani. E si torna a parlare della candidatura alla Regione – al posto di un Rosario Crocetta chiamato a fare la parte del cappone a Natale – del sottosegretario, Davide Faraone, o di Leoluca Orlando: in entrambi i casi centrodestra e centrosinistra (e cuffariani) andrebbero d’amore e d’accordo per frenare l’avanzata dei grillini.
Vero? Falso? Queste voci che girano con insistenza – indiscrezioni, certo, ma da non prendere sottogamba – stanno dentro uno scenario politico in movimento. Proviamo a raccontarlo.
Due le variabili sulle quali la vecchia politica dell’Isola non riesce a mettere il ‘cappello’: l’universo dei grillini che i vari Renzi, Raciti, Cracolici, Faraone, Gianfranco Miccichè, Leoluca Orlando e via continuando pensavano di aver ‘sistemato’ con la storia delle candidature ‘false’ alle elezioni comunali del 2012 e il rinascente movimento indipendentista siciliano che lo stesso Miccichè si era impegnato a mettere sotto controllo, facendo, fino ad oggi, solo grandi buchi nell’acqua.
La storia dei grillini che avrebbero ‘falsificato’ le firme alle elezioni comunali di Palermo del 2012 non regge. Per un motivo molto semplice: perché è una storia priva di sostanza politica ed elettorale, visto che il Movimento 5 Stelle, alle elezioni comunali di quattro anni fa, non è riuscito a portare nemmeno un consigliere comunale a Palazzo delle Aquile, la sede del Consiglio comunale di Palermo.
Tra l’altro, in questa vicenda c’è già stata un’inchiesta della magistratura che si era chiusa con un nulla di fatto. Ora sembra che sia stata riaperta. Ma cosa dovrebbero trovare? Che alle prime elezioni comunali di Palermo alle quali hanno preso parte, alcuni grillini hanno copiato le firme che si raccolgono per i candidati invece di utilizzare quelle autentiche?
In genere, nella Prima Repubblica, quando scoppiavano questi casi la vicenda si chiudeva con l’esclusione delle liste dalla competizione elettorale. Cui facevano da corollario i soliti ricorsi. Che si concludevano ora con la riammissione della lista esclusa (di solito era così), ora con la conferma dell’esclusione.
Ma in una lista che non ha preso i voti per entrare in Consiglio comunale a che cosa serve tutto qusto clamore mediatico? A spttanare i grillini? E’ così che la vecchia politica siciliana pensa di andare avanti? Della serie, noi facciamo schifo, ma gli altri pure?
In questa storia, che riguarda l’etica (e anche la non conoscenza di certi meccanismi – la raccolta delle firme per le candidature creata dalla vecchia politica per rendere difficile l’accesso dei non addetti ai lavori nelle istituzioni – c’è anche molto astio da parte di alcuni ex grillini che, da qualche anno a questa parte, non trovano di meglio che gettare fango sugli ex compagni di strada.
In realtà, delle elezioni comunali di Palermo la vera anomalia – di cui non ha mai parlato nessuno – è stato lo spoglio delle schede per le elezioni al Consiglio comunale durato mesi: cose, queste che, di solito, si verificano in certe città Sud America, dove le commissioni elettorali sono gestire direttamente dai boss dei ‘cartelli’…
Un altro tentativo di sputtanare i grillini riguarda i pani cu ‘i panelle e i pani ca ‘a meusa non pagati a chi ha gestito il ristoro durante la due giorni grillina di Palermo di qualche settimana fa. I dirigenti del Movimento dicono di aver pagato, chi avrebbe dovuto ricevere i soldi dice di no. Insomma, non si capisce se ci sia stato un ‘tappo’ (da ‘tappiare’: non pagare i debitori in linguaggio panormita), o se ci siano furbi.
Un altro elemento che preoccupa la vecchia politica siciliana è il rinascente indipendentismo che comincia a soffiare in tutta l’Isola. Non si tratta più di tanti gruppuscoli che procedono ognuno per proprio conto. In tanti piccoli e grandi centri siciliani si diffondendo un sentire popolare che guarda all’indipendentismo come a una via per superare proprio la vecchia politica.
Emblematica, al riguardo, la vicenda dello scippo di 3 miliardi di Euro alla Regione siciliana con la riscrittura truffaldina di qualche norma di attuazione dello Statuto. La vecchia politica pensava che la notizia, non andando sui ‘giornaloni’ e in Tv sarebbe passata nel silenzio generale. Ma grazie alla rete – che la vecchia politica non controlla – la notizia è passata: migliaia e migliaia di Siciliani sanno chi sono i politici che hanno perpetrato questo ennesimo furto ai danni della Regione: sono i vari Crocetta, Raciti, Ardizzone, Cracolici, fino ad arrivare ai parlamentari nazionali e alle alte ‘autorità’.
Lo sputtanamento è stato totale, come potete leggere in questo articolo pubblicato dal nostro blog il 20 ottobre scorso:
Per non parlare dei soldi che lo Stato ruba alla Regione siciliana mettendosi sotto i piedi l’articolo 38 dello Statuto, come potete leggere qui:
O, ancora, dei 600 milioni all’anno che lo stesso Stato ruba alla Sicilia nel campo della sanità, come potete leggere qui:
Siccome queste notizie non sonio state scritte dai ‘giornaloni’ e non sono state diffuse dalle Tv, la vecchia politica siciliana pensava che i Siciliani non ne avrebbero saputo nulla. Grazie alla rete, invece, tanti Siciliani sanno tutto e la vecchia politica è stata sputtanata.
Questi temi sono il filo conduttore degli autonomisti e degli indipendentisti, che oggi non sono più i quattro gatti della situazione, come pensavano gli esponenti della vecchia politica. E lo si è visto qualche settimana fa, quando questo blog ha organizzato una manifestazione a Palermo, nei saloni del Teatro Jolly.
La vecchia politica siciliana ha inviato i propri ‘osservatori’: che sono tornati dai loro ‘capi’ riferendo ciò che avevano visto: circa 300 persone, con relatori e ascoltatori qualificati e determinati. Brutte notizie, insomma…
Così la vecchia politica siciliana sta prendendo le contromisure per fronteggiare grillini e autonomisti-indipendentisti.
A quanto pare – con riferimento ai grillini – i vecchi politici hanno capito che le storie delle firme ‘false’ e dei panini non avranno grandi effetti. La verità è che i Siciliani non vogliono più la vecchia politica.
A Palermo, ad esempio, il sindaco Leoluca Orlando si è messo fuori gioco da solo. Pur di difendere gli scippi finanziari operati dal Governo Renzi ai danni del Comune di Palermo, non ha esitato a inventarsi una tassa di circolazione abusiva contrabbandata come ZTL. ‘Bocciata’ dalla magistratura amministrativa, la ZTL è stata ripresentata dal sindaco, tra le proteste furenti di migliaia di cittadini, di commercianti e, adesso, anche dei sacerdoti!
Davanti a un Orlando ormai ‘bruciato’, la vecchia politica – e qui torniamo ai temi accennati all’inizio di questo articolo – sta provando a trovare un candidato per garantire la ‘continuità’. Così – questo almeno è quello che si sussurra – i vari Faraone, Miccichè e i cuffariani avrebbero gettato gli occhi su Ferrandelli.
Già consigliere comunale a Palermo, già candidato sindaco di Palermo, già deputato regionale (si è dimesso perché pensava che i suoi colleghi parlamentari si sarebbero dimessi per far sciogliere in anticipo il Parlamento siciliano: campa cavallo!), Ferrandelli sembrerebbe avere i ‘numeri’ giusti per questo genere di politica, se è vero che in cinque anni ha cambiato cinque o sei volte ‘casacca’. Avendo conosciuto un po’ tutte le ‘chiese’ della vecchia politica, potrebbe essere la persona giusta per rappresentarle tutte.
Sarà così? Intanto alla Regione la vecchia politica siciliana è nel caos. Crocetta – che ha consegnato le ‘teste’ di 5 milioni di Siciliani al Governo Renzi, rinunciando a contenziosi e regalando a Roma miliardi su miliardi – pensava di aver diritto a una bella ricandidatura. Solo da qualche mese – Rosario da Gela in queste cose non è veloce – ha capito che i suoi ‘amici’ si vogliono sbarazzare di lui. Così ha cominciato a scalciare.
Gli avevano detto – ad esempio – di non dire che voterà Sì al referendum del 4 dicembre prossimo. Perché questo avrebbe fatto perdere una barca di voti. Analisi corretta: l’attuale presidente della Regione, svendendo ripetutamente la Sicilia al Governo Renzi è detestato dai tantissimi Siciliani che ha danneggiato.
Ma siccome a Rosario da Gela non piace l’idea di finire nel dimenticatoio, ecco che qualche giorno fa è sbottato:
“Io al referendum voto Sì”.
Affermazione che avrebbe mandato su tutte le furie Renzi!
Ma Crocetta è così: lui è convinto di aver sacrificato la Sicilia agli interessi del Governo Renzi – e in questo ha ragione da vendere – e adesso vorrebbe essere ripagato. E anche in questo caso ha ragione: senza una contropartita per quello che ha fatto contro la Sicilia, il suo sarebbe il primo ‘caso’ di ascarismo gratuito…
Insomma, se non vedrà segnali precisi, non è da escludere che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi Crocetta non apra il ‘rosario’: che è solo casualmente il suo nome, trattandosi dei tanti argomenti con i quali potrebbe sputtanare il PD e Renzi. E per fare questo ha ancora un altro anno di tempo, perché la legislatura dell’Ars si concluderà nel novembre del prossimo anno…
Ma se il centrosinistra siciliano piange, nel centrodestra non si ride. Gianfranco Miccichè ha ricominciato la sua avventura di coordinatore di Forza Italia in Sicilia in modo scoppiettante: faro questo, farò quello, io di qua, io di là. Ma da quattro mesi è fermo. C’è un ‘cuneo’ che ha frenato la sua azione politica: la presenza di Nello Musumeci.
E’ l’uomo che lo stesso Miccichè ha ‘impiombato’ quattro anni fa, spaccando il centrodestra siciliana e candidandosi alla presidenza della Regione per fare eleggere Crocetta, insieme con il PD, con Francantonio Genovese, con Giuseppe ‘Pino’ Firrarello, con Raffaele Lombardo, con la ‘benedizione’ – si diceva allora – dello stesso Berlusconi, che avrebbe così superato qualche problemino da feste nelle ville…
Oggi, pronto accomodo, Musumeci, come aveva promesso nei mesi scorsi, ha di fatto annunciato la sua candidatura alla presidenza della Regione. Ovviamente per il centrodestra. E l’ha fatto la scorsa settimana con una grande manifestazione a Palermo, nel grande spazio dei Cantieri culturali alla Zisa che, per l’occasione, si è riempito di gente.
Sulla rete circola un’intervista nella quale Musumeci spiega quale sarà il suo programma di governo: programma che verrà stilato a partire dalle richieste che arriveranno dal ‘basso’. Intervista rilasciata, ovviamente durante la manifestazione di Palermo.
Il risultato è che il movimento #Diventera bellissima di Musumeci rischia di #Diventare bruttissimo per Miccichè e per Forza Italia. Soprattutto per Miccichè, che in questa partita si vorrebbe riprendere la presidenza dell’Ars.
E allora? E allora anche per la Regione non si esclude un accordo tra Forza Italia e il PD.
Per noi non è una novità, visto che l’abbiamo già scritto in questo articolo dello corso 12 ottobre:
Quando abbiamo scritto questo articolo in tanti ci hanno preso per matti: mai e poi mai – hanno detto – Berlusconi si alleerà con il PD.
Sennonché qualche giorno fa il quotidiano on line Affaritaliani.it ha pubblicato il seguente articolo dove si dice a chiare lettere che Berlusconi sta trattando con Renzi per un’alleanza politica, anche a costo di subire una scissione:
Chi aveva detto che scrivevamo “fesserie” è stato servito.
E visto che Renzi tratta con Berlusconi, il suo delfino in Sicilia – il sottosegretario Davide Faraone vorrebbe provare a essere lui il candidato alla presidenza della Regione della ‘macedonia’ politica in salsa siciliana centrodestra-centrosinistra.
Ma nei giorni, appena si è diffusa questa voce, sul Sud Giornalismo d’inchiesta, è partito un ‘siluro’ che deve aver fatto un po’ male a Faraone. Già il titolo dell’articolo è tutto un programma:
“Davide Faraone e i soldi dati alla moglie”
Il sommario, poi, non lascia dubbi:
“Davide Faraone è l’unico Sottosegretario all’Istruzione a non pubblicare né curriculum né dati patrimoniali. Resta al governo Renzi nonostante sia indagato per peculato, nel 2008 veniva intercettato in casa del boss mafioso “Basettone” e adesso la cooperativa di cui è consigliere insieme alla moglie ha appena ricevuto un finanziamento dall’IRCAC”
In realtà, dall’inchiesta per peculato è stato scagionato. Ma le altre cose – molto pesanti – che si raccontano nell’articolo (che potete leggere qui), come si dice dalle nostre parti, lo fanno nuovo…
Per Faraone la candidatura alla guida della Sicilia non dovrebbe essere facile. Così potrebbe tornare il nome di Orlando, O di qualche altro centrista. Chi? A noi l’ex rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla ha detto che non ha alcuna intenzione di fare il candidato per una ‘macedonia’ politica simile: e non ha tutti i torti.
Insomma, qualcuno per cercare di fregare Musumeci lo troveranno…
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Sta solo attuando le direttive 20.20.20
considerando poi che
fra pochi mesi raggiungiamo il punto di non ritorno - il surriscaldamento porterà l'aumento progressivo dell'acidità dei mari che finiranno di produrre ossigeno e immetteranno gas nell'atmosfera che continuerà ad aumentare la temperatura siano ad arrivare ad essere simile a quella di Venere - costringendoci a colonizzare Marte la Luna e lo spazio