Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Salvatore Natoli. Appena ventenne abbraccio la causa del separatismo siciliano. Fu amico di Andrea Finocchiaro Aprile e Antonio Canepa. E’ stato deputato dell’Assemblea regionale siciliana nelle file del Partito Repubblicano Italiano di Ugo la Malfa per cinque legislature, dagli anni ’60 fino agli anni ’80 del secolo passato. E’ stato un uomo di grande cultura e un sincero sicilianista. Nel 1989, anche se per poche ore, ha ricoperto la carica di presidente della Regione siciliana…
Salvatore Natoli, il “Presidente per una notte”, nacque a Gioiosa Marea il 4 novembre 1926, fu deputato regionale, eletto nel collegio di Messina tra le file del Partito Repubblicano, per 5 legislature tra gli anni ’60 e ‘80. Fu eletto Presidente della Regione la notte del 27 novembre 1989, ma si dimise poche ore dopo a causa della difficile situazione politica del momento che non gli avrebbe permesso di governare.
Natoli è stato un uomo di cultura e sicilianista convinto; fu saggista e storico, e scrisse numerosi libri e articoli, collaborando con giornali e riviste.
Dopo la Liberazione coltivò, assieme al presidente del Movimento Indipendentista Siciliano, Andrea Finocchiaro Aprile, e al comandante dell’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia, Antonio Canepa, il sogno, mai del tutto abbandonato, della creazione di una Repubblica Siciliana, libera dal giogo della monarchia sabauda, e indipendente dalla nascente Repubblica Italiana.
Con la sua ultima pubblicazione, La nazione che non fu, un chiaro riferimento al fallimento del movimento separatista, Natoli compì una vera e propria operazione verità sulla storia della Sicilia post unitaria. Fu il suo testamento spirituale, nel quale raccontò fatti e misfatti della vita sociale e politica in Sicilia nella seconda metà del ‘900,
Il mio ricordo personale di Natoli è legato alla dolorosa circostanza della veglia funebre alla salma di Pier Santi Mattarella, il Presidente della Regione assassinato dalla mafia il 6 gennaio del 1980, la cui camera ardente venne allestita nella sala antistante il suo studio a Palazzo d’Orleans.
Il picchetto d’onore era costituito da funzionari e deputati regionali e a me toccò di vegliare il Presidente ucciso insieme con Natoli. Adempiuto il nostro ufficio, ci spostammo in una stanza attigua. Fino all’alba, Natoli ricostruì con lucidità e emozione il profilo storico della Sicilia e mi educò alla verità storica della nostra vicenda sociale, politica e culturale.
La sua lezione fu per me il viatico più autentico per un percorso prima di tutto personale, di formazione e apprendistato, del quale gli sarò sempre debitore.
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