Succede in queste ore in Puglia. Ma quello che succede in Puglia avrà effetti in Sicilia e, in generale, in tutte le zone del Sud Italia dove si produce grano duro. Succede che il gruppo Divella – la terza grande industria italiana della pasta dopo Barilla e De Cecco – ha capito che il grano duro canadese “non è più strada che spunta”. Così ha deciso di acquistare il grado duro pugliese. Ma lo vorrebbe acquistare aggirando la legge della domanda e dell’offerta… Ma GranoSalus passa al contrattacco e domani, presso la Borsa di Foggia si annunciano scintille. De Bonis: “E’ incredibile che la Coldiretti regga il gioco al gruppo Divella. Noi ci rivolgeremo all’Antitrust”
Tutti possono guadagnare in agricoltura, tranne gli agricoltori. Può sembrare una battuta, ma è la verità, almeno stando a quello che sta succedendo in queste ore in Puglia, dove la terza industria italiana della pasta dopo Barilla e De Cecco – il gruppo Divella, storico marchio pugliese – non sembra più molto interessato al grano duro canadese e vorrebbe acquistare il grano duro pugliese. E qui arrivano i problemi. Perché se un gruppo industriale come Divella inizia ad acquistare il grano duro pugliese, il prezzo di questo prodotto rischia di schizzare all’insù. E la cosa al gruppo Divella non va proprio a genio…
La storia che vi raccontiamo – che lo ribadiamo, sta andando in scena in queste ore – la dice lunga su come in Italia le industrie della pasta debbano in tutti i modi guadagnare, lasciando agli agricoltori margini economici ristretti. Vediamo, per grandi linee, che sta succedendo.
In Puglia è nata un’associazione di produttori di grano duro – GranoSalus – che sta facendo proseliti in tutte le Regioni del Mezzogiorno d’Italia, Sicilia compresa. Ed è anche logico: il grano duro è, da sempre, una coltura tipica del Sud Italia. Perché è nata tale associazione? Perché i produttori di grano duro del Meridione non ne possono più di subire soprusi.
Quest’anno, ad esempio, il prezzo del grano duro – che, sotto il profilo della qualità, è uno dei migliori del mondo – è precipitato a 14 Euro a quintale. Così hanno deciso gli speculatori che operano nel mercato di Chicago. Con un prezzo così basso agli agricoltori del Sud Italia non conviene neanche raccogliere il prodotto, perché dovrebbero venderlo sotto costo.
Perché è successo questo? Perché la grande industria della pasta italiana acquista il grano duro canadese che arriva con le navi. Un prodotto che, pur provenendo dall’altra parte del mondo, costa meno!
E’ chiaro che – come denunciato più volte da questo blog – siamo davanti a un imbroglio internazionale al quale non sono certo estranei gli accordi economici e commerciali tra Unione Europea e Canada. Per rendersene conto basta leggere i seguenti articoli:
Questi accordi commerciali sono stati siglati dall’Unione Europea sulla pelle dei cittadini, perché il grano duro canadese contiene sostanze dannose per la salute dell’uomo – a cominciare dalle micotossine – come si spiega, nel dettaglio, in questi due articoli:
Grano duro, Saverio De Bonis: “L’UE non tutela la salute degli italiani”
A differenza del grano duro canadese, il grano duro prodotto nel Sud Italia – Puglia, Sicilia, Basilicata e altre aree del Meridione – è naturalmente privo di micotossine, perché le alte temperature non consentono ai funghi che le producono di sopravvivere.
Fino ad oggi, grazie all’Unione Europea che fa finta di nulla e alla mancanza di informazione, il sistema truffaldino messo in piedi in Italia è riuscito, da un lato, ad affamare i produttori di grano duro del Sud Italia (Sicilia compresa: tanti agricoltori siciliani, quest’anno, hanno ammassato il grano e si rifiutano di venderlo a prezzi bassissimi); dall’altro, a far arrivare il grano duro dal Canada di pessima qualità e di produrre pasta che mirabolanti pubblicità televisive descrivono come la pasta “più buona del mondo”!
Senonché questa volta i produttori di grano duro del Sud Italia hanno deciso di passare al contrattacco. Hanno dato vita alla già menzionata associazione GranoSalus e, con tale associazione, hanno deciso di avviare i controlli di qualità sui derivati del grano duro, pasta in testa (ma anche pane, semola, farine, dolci, biscotti).
I risultati di tali analisi verranno pubblicati sulla rete.
“La verità – ci dice Saverio De Bonis, uno dei protagonisti di GranoSalus – è che il gruppo Divella è terrorizzato dai controlli di qualità che noi faremo partire tra qualche settimana. Così, già da qualche tempo, sta cercando di acquistare il grano duro pugliese. Ma…”.
Insomma, il gruppo Divella non sembra più molto interessato al grano duro canadese. E vuole acquistare il grano duro pugliese. A questo punto che ha possiede qualche nozione basilare di economia politica, sa che, all’aumentare della domanda di un prodotto – in questo caso del grano duro – il prezzo dello stesso prodotto schizza all’insù.
“E a questi signori – precisa sempre De Bonis – la sola idea che il prezzo del grano duro pugliese e, in generale, del grano duro di tutto il Sud Italia li far star male…”.
Eh già, perché se dovesse aumentare il prezzo del grano duro pugliese, poiché il mercato italiano è unico, aumenterebbe anche il prezzo del grano duro della Basilicata e della Sicilia.
E allora? E allora, ci racconta sempre De Bonis, di comune accordo con la Coldiretti, il gruppo Divella ha tirato fuori dal cilindro un “Contratto di filiera” da per 4 mila tonnellate di grano duro pugliese da acquistare a 28 Euro al quintale.
Che cosa sia il “Contratto di filiera” e di come tale contratto aggiri le regole della concorrenza – per giunta con l’appoggio del solito Governo nazionale di Matteo Renzi – I Nuovi Vespri l’hanno già raccontato in questo articolo:
In pratica, per essere ancora più chiari, il ‘Contratto di filiera’ viene presentato come un accordo stipulato al di fuori del mercato. “In questo caso – insiste De Bonis – lo hanno stipulato per evitare che il prezzo del grano duro aumenti. Come al solito, è un’operazione per favorire l’industria a scapito degli agricoltori. Ed è semplicemente incredibile che a reggere il gioco al gruppo Divella, in questa vicenda, sia la Coldiretti”.
“Ma questa storia non finisce qui – dice sempre De Bonis -. Domani una delegazione di GranoSalus si recherà nella sede della Borsa di Foggia per capire se questo ‘Contratto di filiera’ Divella-Coldiretti verrà reso pubblico e, soprattutto, se verrà preso in considerazione dalla Borsa di Foggia”.
Insomma, secondo GranoSalus, il ‘Contratto di filiera’ sarebbe stato messo in campo “per giustificare il prezzo più altro”, cioè i 28 Euro al quintale che il gruppo Divella sta pagando per le 4 mila tonnellate di grano duro pugliese.
“Domani – dice sempre De Bonis – chiederemo agli uffici della Borsa di Foggia (per la cronaca, le Borse dei prodotti agricoli hanno sede presso le Camere di Commercio: ed è lì, sulla base dell’andamento del mercato, che vengono fissati i prezzi ndr) di prendere atto che il mercato del grano duro pugliese e, in generale, meridionale, è in forte rialzo. Non accetteremo manipolazioni del mercato. Ci rivolgeremo all’Antitrust”.
Per la cronaca, da quando l’informazione ha puntato i riflettori sul grano duro canadese di qualità non eccelsa, il prezzo del grano duro, da 14 Euro al quintale, è saluto a 22 Euro al quintale. Ma agli agricoltori vengono corrisposti 3 Euro in meno.
E’ chiaro che se i consumatori – che è, poi, quello che sta succedendo – cominceranno a prendere coscienza che la pasta e, in generale, gli altri derivati preparati con il grano duro canadese non vanno bene, gli industriali della pasta dovranno rivolgersi per forza di cose all’unica area italiana che produce grano duro in grande quantità: il Sud.
E questa volta – con gli agricoltori organizzati con GranoSalus – non sarà facile fregarli per l’industria guadagnare a spese del settore agricolo.
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La Sicilia e, in genere tutto il meridione può
vantare delle eccellenze alimentari di elevata
qualità, chi ha la pazienza di cercare i prodotti
coltivati nel sud italia può scansare insidiosi
pericoli alla salute. Troppe aziende in italia non
si fanno scrupoli a mettere in vendita veri rifiuti
alimentari prodotti industrialmente, e grazie a
martellanti pubblicità, riescono a piazzare tali
rifiuti impeccabilmente confezionati.
Consumatori poco attenti si portano a casa cibi
potenzialmente pericolosi, alcuni scandali di
cibi alterati accaduti nel passato,non hanno avuto
la dovuta divulgazione, e comunque la gente è
poco attenta e non riflette nelle cose più banali.
A proposito di pasta, vi propongo una
indagine fatta nella Confederazione
Elvetica. " Ancora pesticidi nel cibo. La
Radio Televisione RTS Svizzera e la rivista
Bon a Savoìr indagine sugli spaghetti che
portiamo in tavola." Buona lettura.
Problemi anche nei formaggi, vini, carni etc