Vi raccontiamo come, attraverso cavilli e raggiri, lo Stato, dal 2009, ruba a 5 milioni di Siciliani 600 milioni di Euro di fondi sanitari all’anno. Questo spiega anche perché gli ospedali pubblici della Sicilia sono in grande difficoltà. E ricordatevi che la nuova rete ospedaliera che il Governo nazionale e regionale hanno presentato e momentaneamente ritirato è quella vera. Renzi e Crocetta l’hanno ritirata per provare a carpire ai Siciliani il voto al referendum sulle ‘riforme’ costituzionali. Dopo il referendum ripresenteranno tale rete ospedaliera con i tagli agli ospedali di Cefalù, Palermo, Catania, Mistretta, Noto, Ribera e via continuando. Un altro buon motivo per votare NO al referendum il 4 dicembre
Lo Stato, dal 2009 ad oggi, ha rubato alla Regione siciliana oltre 5 miliardi di Euro di fondi per la sanità. E adesso non solo non comincia a restituire il maltolto (stando a quanto prevede una legge dello Stato, Roma deve erogare 600 milioni di Euro all’anno solo per una questione di accise che ora illustreremo), ma pretende pure di imporre alla Sicilia tagli ai nostri ospedali (Cefalù, Palermo, Catania, Mistretta, Noto, Ribera e via continuando) con la nuova rete ospedaliera. E’ arrivato il momento di dire basta. E di chiedere a gran voce all’attuale Governo siciliano il rispetto della legge Finanziaria nazionale del 2007.
Questa incredibile storia comincia, infatti, nell’autunno del 2006, quando il Parlamento nazionale inizia a discutere la manovra economica e finanziaria 2007.
Il Governo nazionale – presieduto da Romano Prodi – decide che, in tre anni, la quota di compartecipazione della Regione siciliana alle spese sanitarie passerà dal 42% circa a quasi il 50%.
E’ una decisione folle, perché, in realtà, lo Stato non erogava alla Regione siciliana il 58% della spesa sanitaria (così come oggi non eroga il 50% della spesa sanitaria).
Roma, infatti, conteggia come soldi dello Stato alcune imposte pagate dai Siciliani, ma incassate da Roma – attraverso l’Agenzia delle Entrate – solo perché una classe politica siciliana di ‘ascari’ non ha mai istituito l’Agenzia delle Entrate della Sicilia.
Vediamo dove sta il trucco.
Oggi, in Sicilia, la spesa sanitaria dovrebbe essere pari a circa 9,3 miliardi di Euro all’anno. Se è vero quello che è stato stabilito con la legge Finanziaria nazionale del 2007, dal 2009 lo Stato dovrebbe erogare alla Regione siciliana il 50% circa di questa somma, mentre l’altro 50% è a carico della Sicilia.
Conti alla mano, Roma dovrebbe erogare alla Regione siciliana 4,6 miliardi di Euro circa. Invece – basta leggerlo nel Bilancio regionale – lo Stato eroga ala nostra Regione solo 2,2 miliardi di Euro. Gli altri 2,4 miliardi è IRAP, pagata dagli imprenditori siciliani.
Ma lo Stato, con una furbata, considera l’IRAP siciliana “fondi nazionali”.
Ma se fosse solo questo il problema, sarebbe nulla. Come abbiamo già accennato, il Governo Prodi, nell’autunno del 2006, stabilisce che, in tre anni, la quota di compartecipazione della Regione sarebbe passata dal 42% circa al 50% circa.
In pratica, i Siciliani avrebbero pagato, con proprie tasse, 600 milioni all’anno di Euro in più.
Per fortuna il relatore di questa legge, alla Camera dei deputati, era Franco Piro, figura storica della sinistra siciliana, uno dei pochi parlamentari nazionali eletti in Sicilia che ha fatto gli interessi dei Siciliani. E’ anche – e forse soprattutto – merito suo se nella legge Finanziaria 2007 viene scritto che la Regione siciliana, a titolo di risarcimento, avrà diritto a una quota delle accise petrolifere pari ai 600 milioni di Euro che la Regione avrebbe dovuto aggiungere a partire dal 2009.
In questo passaggio possiamo notare la malafede dello Stato italiano nei riguardi della Sicilia. La manovra 2006 toglie alla Sicilia 600 milioni di Euro di fondi sanitari e glieli dovrebbe restituire come accise petrolifere. Domanda: se poi si va alla pari che bisogno c’è di mettere in piedi questo ambaradan legislativo?
La verità è che, già nel 2006, Roma aveva pianificato e deciso di scippare 600 milioni di Euro all’anno di fondi sanitari alla Sicilia e di non restituirli! Infatti, nel passaggio della legge dalla Camera al Senato la norma – che a Montecitorio era stata scritta in modo chiaro – viene un po’ ‘inturciunata’, in modo tale da dare alle burocrazie ministeriali la scusa per non erogare alla Regione siciliana i 600 milioni di Euro di accise.
Sapete chi era la relatrice al Senato delle legge che, nel punto che riguarda la Sicilia, si ‘inturciunia’? Anna Finocchiaro, siciliana anche lei come Piro (ma un po’ diversa da Piro…).
Il risultato di questa sceneggiata è che, dal 2009 ad oggi, lo Stato – grazie alla norma ‘iturciuniata’ al Senato, cavilla e non paga i 600 milioni di Euro.
Questo succede anche perché, dal 2008 ad oggi, la Sicilia ha avuto Governi regionali deboli: il Governo di Raffaele Lombardo e il Governo di Rosario Crocetta.
Se proprio dobbiamo essere corretti, il Governo Lombardo – tramite l’allora assessore Gaetano Armao – ha posto alcune questioni finanziarie, presentando ricorsi presso la Corte Costituzionale. Si sarebbe potuto fare molto di più: per esempio, una battaglia politica coinvolgendo i cittadini siciliani.
Ma il Governo Lombardo non ne ha voluto sapere di aprire un contenzioso politico prima contro il Governo Berlusconi (2008-2011) e poi contro il Governo Monti.
Dal 2012 ad oggi c’è il Governo Crocetta. Questo signore – appoggiato dal PD, dall’UDC, dal Nuovo Centrodestra Democratico di Angelino Alfano e da altre ‘frattaglie’ di centrosinistra – non solo non ha mai chiesto al Governo nazionale i 600 milioni della sanità, ma ha addirittura rinunciato ai contenziosi finanziari con lo Stato per conto di 5 milioni di Siciliani che non gliel’hanno mai chiesto.
Crocetta ha fatto questo nel giugno del 2014, firmando con Renzi il primo ‘Patto scellerato’ che ha fatto perdere alla Sicilia circa 5 miliardi di Euro. E ha replicato firmano lo scorso giugno un secondo ‘Patto scellerato’ che ha fatto perdere altri soldi alla Sicilia.
Ma quello che in questa sede vogliamo segnalare con forza è la questione dei 600 milioni di Euro della sanità. In questo caso non c’è alcun contenzioso, ma solo la prepotenza dello Stato che si rifiuta di applicare un a legge.
In questi casi vale la volontà del Legislatore, al di là dei cavilli introdotti nel passaggio della legge al Senato.
Facciamo quattro conti: dal 2009 ad oggi sono otto anni. Sei per otto fa quarantotto: dunque, sono 4,8 miliardi di Euro. Più i 200 milioni circa del 2007, più i 400 milioni circa del 2008. Totale: 5,4 miliardi di Euro. Questa è la somma che lo Stato deve alla Regione siciliana – conteggiando anche quest’anno – solo per la sanità.
Pensate:
con questi 5,4 miliardi di Euro la Regione azzererebbe il ‘buco’ di Bilancio provocato dagli scippi del Governo Renzi;
potrebbe pagare i precari della Regione, dei Comuni e delle ex Province (noi non siamo d’accordo sul precariato, ma non possiamo nascondere il fatto che se il Governo Renzi restituisse i soldi che deve alla nostra Regione solo per la sanità ci sarebbero le risorse pure per loro);
non ci sarebbero problemi per pagare gli operai della Forestale (ai quali hanno tolto giornate lavorative e quindi soldi);
non ci sarebbero problemi per i 350 Comuni siciliani che sono ancora senza Bilancio di previsione 2016 perché lasciati senza soldi dal Governo Renzi e dal Governo Crocetta (a proposito: vi siete chiesti perché i TG parlano ogni giorno del Comune di Roma senza Bilancio, con l’Amministrazione di Virginia Raggi che si è insediata da appena 100 giorni, e non hanno mai detto nulla dei 350 Comuni siciliani senza Bilanci? c’è o no un problema di informazione in Italia?);
non ci sarebbero problemi per le nove ex Province siciliane, che potrebbero pagare i circa 6 mila e 500 dipendenti e potrebbero effettuate le manutenzioni nelle strade provinciali abbandonate e magari anche negli edifici scolastici (a proposito: se dovesse crollare qualche scuola della Sicilia di chi sarebbe la responsabilità? delle ex Province lasciate senza soldi o dei Governi nazionale e regionale che hanno lasciato le ex Province siciliane senza soldi?).
Invece, cari cittadini Siciliani, grazie al Governo Crocetta, grazie al PD siciliano, grazie all’UDC, grazie al Nuovo Centrodestra Democratico di Angelino Alfano e grazie alle altre ‘frattaglie’ del centrosinistra il Governo nazionale non ne vuole sapere di restituire alla Regione siciliana questi 5,4 miliardi di Euro.
Anche perché, in questi anni, il Governo di Rosario Crocetta non ha mai chiesto al Governo nazionale questi soldi!
Così i Comuni, le ex Province, i precari, i forestali e via continuando vanno a farsi benedire.
E peggiorerà anche la sanità siciliana, che è già un delirio. Se ricordate vi abbiamo già raccontato come l’attuale Governo ha smantellato una parte della sanità pubblica siciliana per pagare i precari (come potete leggere qui).
La situazione peggiorerà. La ministra della Sanità o Salute, Beatrice Lorenzin, il presidente Crocetta e l’assessore regionale alla Sanità-Salute, Baldo Gucciardi, dopo aver presentato, nelle scorse settimane, la nuova rete ospedaliera, l’hanno subito ritirata. Sapete perché l’hanno ritirata? Perché in mezza Sicilia c’è stata una sollevazione popolare e Renzi teme che aumenti il numero di Siciliani che il 4 dicembre voteranno NO al ‘suo’ referendum.
Credeteci: la nuova rete ospedaliere è quella che vi hanno presentato e ritirato. E la ripresenteranno, tale e quale – cioè con gli incredibili tagli di ospedali e di posti letto – subito dopo il referendum sulle riforme costituzionali volute dal Governo Renzi.
Che fare? Sappiate, cari Siciliani, che questi sono ‘banditi’. Quindi, la prima cosa da fare è votare NO al referendum del 4 dicembre. Un No grande quanto una casa per salvare la Costituzione italiana e per dire No a Renzi e a Crocetta.
Perché votare sì al referendum, per i Siciliani, significherebbe anche votare in favore del Governo Crocetta: un altro grande motivo, insomma, per votare NO il 4 dicembre.
La seconda cosa che, cari Siciliani, non dovete più fare è votare i partiti politici che hanno ridotto la Sicilia nelle attuali condizioni:
quindi non votare più per il PD, per l’UDC, per il Nuovo Centrodestra Democratico e per le varie ‘frattaglie’ di centro sinistra.
La terza cosa da fare è partecipare, il prossimo 15 ottobre, al convegno Liberiamo la Sicilia che si terrà a Palermo – con inizio alle nove di mattina – nei saloni del Teatro Jolly. Venite in tanti. Parleremo della Sicilia, della sanità, dell’agricoltura: in una parola, di come liberare la Sicilia dagli ‘ascari’ che oggi la tengono in ostaggio.
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