Contrariamente a quello che cercano di far credere Crocetta, l’assessore Gucciardi e i parlamentari del PD, il Governo Renzi non ha alcuna intenzione di bloccare i tagli alla sanità siciliana. Hanno fermato tutto perché hanno paura di perdere i voti di quei quattro gatti che in Sicilia vanno ancora dietro a Renzi e alle sue balorde riforme costituzionali. Ma dopo il referendum – a meno che non si vada ad elezioni politiche anticipate – i tagli agli ospedali pubblici della Sicilia arriveranno. In queste ore Crocetta e Gucciardi stanno solo raccontando balle che hanno concordato a Roma con Renzi
Tagli alla sanità siciliana: era tutto uno scherzo. Ma quale sbaraccamento dell’ospedale di Cefalù! Ma quale addio al Punto nascita dell’ospedale di Petralia! Ma quale ridimensionamento della sanità pubblica a Mistretta! E’ stata tutta una montatura. La nuova rete ospedaliera della Sicilia non c’è mai stata. Quella che si è materializzata era solo una vaga proposta. Insomma, tutto da rifare nel rispetto del volere dei “territori”.
Insomma, a giudicare dal vertice di maggioranza – il riferimento è alla maggioranza di centrosinistra che appoggia il Governo siciliano di Rosario Crocetta – il futuro della sanità siciliana è ancora tutto da decidere.
Ma le cose stanno proprio così?
Come mai questa marcia indietro di Crocetta, dell’assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi e, in generale, di tutto il centrosinistra che governa la Sicilia?
Risposta semplice: perché, davanti alla rivolta popolare non dei sindaci siciliani di centrosinistra – che dovrebbero andare tutti a casa, dal primo all’ultimo, perché tutti appiattiti sul Governo Renzi, contro gli interessi dei cittadini che li hanno eletti – ma dei cittadini, i vari Crocetta, Gucciardi e compagnia bella hanno capito che, su questa partita, si giocavano pure dell’8-10 per cento di elettori dell’Isola che ancora vanno dietro al PD e al centrosinistra della Sicilia. Con problemi enormi per le prossime elezioni.
Ma – soprattutto – con problemi altrettanto enormi – per il referendum sulle riforme costituzionali che interessano tanto a Renzi.
Tenete conto che la rete ospedaliere ‘disegnata’ a Roma esiste davvero. Quasi tutto quello che hanno fatto il Governo Crocetta e la maggioranza di centrosinistra in Sicilia, dal 2013 ad oggi, è stato dettato da Roma.
Sul Bilancio regionale ha deciso il Governo Renzi.
Sui contenziosi finanziari Stato-Regione ha deciso il Governo Renzi (parliamo dei due ‘Patti scellerati’ firmando i quali Crocetta ha regalato una montagna di miliardi della Sicilia a Roma).
Sull’eliminazione di 10 miliardi di crediti vantati dalla Regione ha deciso il Governo Renzi.
Sull’acqua in Sicilia – cioè sul fatto che deve essere gestita dai privati (e da un convitato di pietra che lasciamo alla vostra fantasia…) – ha deciso il Governo Renzi.
Sull’agricoltura siciliana che ‘veleggia’ verso il baratro ha deciso tutto il Governo Renzi (a proprio volta ‘inginocchiato’ al cospetto dell’Unione Europea e delle multinazionali).
Sull’energia in Sicilia ha deciso tutto il Governo Renzi.
Sulle trivelle ha deciso il Governo Renzi.
Sugli appalti in Sicilia ha deciso tutto il Governo Renzi.
Se ci riflettiamo, Crocetta e il PD siciliano hanno avuto solo il ‘permesso’ da Roma per ‘maneggiare’ sulla gestione dei rifiuti (avendo cura di non disturbare i picciotti), di sfasciare la Formazione professionale e le politiche del lavoro: ma l’hanno fatto sempre sotto l’occhio vigile di Roma.
Anche sulla sanità ha deciso tutto Roma. Che – lo ricordiamo agli ‘smemorati’ – ha ‘bocciato’ per ben due volte la rete ospedaliera ‘confezionata’ ai tempi di Lucia Borsellino assessore regionale. Roma ha imposto anche la rete ospedaliere con i tagli.
Ma – come già ricordato – Renzi, il PD romano e il PD siciliano stanno facendo precipitosamente marcia indietro per le protesta della popolazione siciliana.
Da notizie in nostro possesso, il Governo Renzi, con in testa la Ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, non avrebbe alcuna intenzione scongiurare i tagli alla sanità siciliana. Hanno solo momentaneamente ‘congelato’ tutto. Motivo: Renzi – e in questo non ce la sentiamo di dargli torto (quando ha ragione, beh, ha ragione) – teme che, forzando ora sui tagli alla sanità siciliana, perda anche il consenso di quei quattro disgraziati e infelici che vorrebbero votare sì al referendum costituzionale.
A quanto ci hanno raccontato, il vero ‘vertice’ sulla sanità siciliana non è quello che si è svolto ieri a Palermo, nei saloni di Palazzo d’Orleans – sede del Governo regionale. Il vero vertice è andato in scena qualche giorno fa a Roma. Crocetta e Gucciardi hanno avuto l’ordine di raccontare ai siciliani un po’ di bugie: nessuno toccherà l’ospedale di Cefalù, niente tagli di qua, niente tagli di là.
Dopo di che, comunque sia l’esito del referendum, i tagli arriveranno lo stesso. Forse Crocetta e Gucciardi pensano – secondo noi sbagliando – che il Governo Renzi gli lascerà bandire almeno i concorsi, ovvero la carta clientelare del PD e, in generale, del centrosinistra siciliano. Ma è tutto da vedere.
Insomma, il destino della sanità siciliana è segnato. Solo le eventuali elezioni politiche nazionali potrebbero ritardare ulteriormente – ma non scongiurare – i tagli.
Volendo, questa volta il Governo Renzi non ha molti torti.
La Regione di Crocetta (come vi abbiamo raccontato qui), con i soldi della sanità paga un numero imprecisato di precari, paga i dipendenti della SAS, conta di pagare il personale di altre società regionali e paga, ogni anno, oltre 200 milioni di Euro di rate di mutui contratti dalla Regione per questioni che nulla hanno a che vedere con la sanità.
Per quale motivo – e qui Roma ha ragione da vendere – la Sicilia di Crocetta dovrebbe opporsi ai tagli romani? La Regione può ‘distrarre’ liberamente i fondi della sanità pubblica siciliana, per destinarli alle clientele, e Roma non può procedere ai tagli?