Comuni, i sindaci PD del Nord contro Renzi. E in Sicilia? Muti, tanto pagano i cittadini

20 settembre 2016

Si parla di una fronda dei sindaci del Nord contro il Premier. Lo accusano di avere reso impossibile governare le loro città. E, in Sicilia, dove tantissimi sindaci sono del PD e dove i comuni non possono neanche approvare i bilanci, sta avvenendo lo stesso?

Beppe Sala, sindaco di Milano, ha scelto una lettera aperta, pubblicata da Repubblica, per esprimere il suo dissenso contro le politiche di Renzi (da notare che di recente è stato firmato il ‘Patto per Milano’ con cui il Governo si impegna a sostenere alcune opere come ha fatto con i patti firmati nel Sud Italia. La cosa è strana. Questi patti sono finanziati dal Fondo di Coesione, ex Fas -Fondo aree sotto utilizzate- destinato, per sua stessa natura, alle regioni del Sud. Che c’entra Milano?). La sua preoccupazione primaria, la politica dell’immigrazione che ha riempito Milano di migranti, senza un supporto adeguato o un progetto di integrazione.

Più preoccupato dei tagli che hanno lasciato a secco anche il suo Comune, è il sindaco di Bologna, sempre del PD, Virginio Merola: “Lasciare soli i sindaci con troppi tagli non ha pagato -dice a ItaliaOggi- è sbagliato ridurre le tasse se poi noi dobbiamo aumentare le tariffe. Io sono del PD, ma sono, innanzitutto un sindaco. Sinceramente da Renzi mi aspettavo un atteggiamento diverso perché è stato sindaco.

“Il sindaco pd di Castiglione D’Orcia (Siena), Claudio Galletti, – si legge sul quotidiano- ha addirittura portato un gruppo di colleghi a Ballarò, il talk di Giovanni Floris su La7, per protestare contro il governo, mostrando un grande cartello col taglio degli aiuti finanziari da parte dello Stato: dal 2007 il suo Comune ha ricevuto 136.000 euro in meno. Commenta: «Impossibile continuare così».

C’è anche Genova dove il sindaco  Marco Doria non usa eufemismi: “Bisogna finirla di dare soldi una tantum a quelle amministrazioni che si sono messe nei pasticci con una cattiva gestione. Deve cambiare completamente il criterio: lo Stato premi e dia di più a quei Comuni e quindi a quei cittadini che hanno fatto più sacrifici per far quadrare i conti, com’è il caso di Genova. E poi i Comuni devono avere autonomia fiscale: se io faccio pagare la Tasi, devo poter decidere come, quando e poi utilizzare quei soldi per i miei cittadini in modo mirato, spiegando anche loro perché ho fatto certe scelte».

Un malumore crescente che fa pensare ad una fronda dei sindaci del PD contro Renzi che comincia a preoccupare il partito del Premier.

E, in Sicilia, dove tantissimi sindaci sono del PD e dove i comuni non possono neanche approvare i bilanci per la furia dei tagli nazionali e delle rapine statali consentite dal Governo regionale (della situazione finanziaria dei Comuni vi parliamo negli articoli in allegato), sta avvenendo la stessa cosa?

Non ci pare. A quanto pare qui i sindaci del PD preferiscono farsi i selfie con Renzi (come è successo alla Valle dei Templi), massacrare i propri cittadini aumentando la pressione fiscale e lasciarli senza servizi essenziali pur di non dispiacere il grande capo.

Ci sono ascari all’Ars e a Palazzo d’Orleans, ma pure nei municipi di troppi comuni.

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