L’interrogativo non è campato in aria. Il gruppo Tecnis – che si è aggiudicato i lavori per la realizzazione di tale opera ferroviaria – naviga in brutte acque. Va messa nel conto l’ipotesi di una possibile rescissione del contratto. E di un nuovo bando. Se fate quattro conti siamo lì: se tale ipotesi risulterà vera passeranno almeno altri cinque anni. La storia di un appalto strano, aggiudicato per circa 70 milio di Euro e ‘lievitato’ a oltre 100 milioni di Euro. I disagi per il deposito di Piazza Politeama e il blocco di via Emerico Amari e viale Lazio
Anello ferroviario di Palermo: altri cinque anni per completare i lavori? L’interrogativo, purtroppo, non è campato in aria. Uno scenario che complicherebbe la vita dei palermitani, che si ritroverebbero, per un altro lustro, con Piazza Politeama ‘ammazzata’ da un folle deposito (ma a chi è venuto in testa di concedere la piazza più importante del capoluogo della Sicilia alla Tecnis per farne un deposito?) e con via Emerico Amari e viale Lazio bloccate. Un disastro, soprattutto per tutti i cittadini palermitani (e soprattutto per chi vive e lavora nelle zone bloccate).
Esageriamo con una previsione temporale così nera? Non esattamente. La già citata Tecnis – la società che ha vinto la gara per la ‘chiusura’ dell’improbabile anello ferroviario di Palermo – è noto, è nei guai con la Giustizia. A questi si sommano i guai economici e finanziari. Il commissario chiamato a gestirla starebbe facendo l’impossibile per pagare le maestranze (una sessantina circa di addetti). Ma lo scenario non è semplice. Anzi.
Perché noi ipotizziamo altri cinque anni di lavori? Per un motivo semplice: perché siamo all’inizio di una vicenda giudiziaria complessa. Con inevitabili risvolti negativi sull’andamento dei lavori. Fino ad ora si va a rilento, molto a rilento. Sì e no, sarebbe stato effettuato il 10, forse il 15% dei lavori. E già il ritardo accumulato è di circa un anno.
Se ci si interroga sul futuro, va messa nel conto l’ipotesi – tutt’altro che improbabile – di una rescissione del contratto e di un nuovo bando. Con tutto quello che ciò comporterebbe. Considerato, poi, la tipologia di lavori che debbono esse effettuati – basti pensare agli scavi di via Emerico Amari – non possono essere esclusi nuovi intoppi.
La verità è che la storia di questo anello ferroviario di Palermo da ‘chiudere’ è cominciata male e sta ‘deragliando’ – è il caso di dirlo utilizzando il gergo ferroviario – nel peggio.
Intanto così, per la cronaca, tutto l’iter di questo appalto è particolare.
Il contratto è del Comune di Palermo. Ma la gara d’appalto è stata bandita da Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Anche la direzione lavori fa capo a RFI. Il Comune del capoluogo siciliano non ha le competenze tecniche per gestire lavori ferroviari. Da qui la presenza di quelle che un tempo di chiamavano Ferrovie dello Stato.
La gara è stata vinta dal gruppo Tecnis. Ma dopo la celebrazione della gara e l’arrivo della Tecnis, è giunta anche una sorpresa, che in realtà è una sorpresa molto comune dalle nostre parti: l’aumento dei costi.
La gara è stata aggiudicata per circa 70 milioni di Euro. Prima di iniziare i lavori – ma guarda un po’ che combinazione! – si è scoperto che ci volevano altri 30 milioni di Euro.
Da qui una domanda – ovviamente inutile in un Paese dove gli appalti pubblici, dopo la celebrazione delle gare, ‘lievitano’ -: ma chi ha redatto il progetto come ha fatto a sbagliare i conti di 30 milioni di Euro?
Insomma, già la partenza è stata sofferta. Il ‘dopo’ è sotto gli occhi di tutti: si conoscevano già i problemi della Tecnis, ma si è andati avanti lo stesso. Poi è arrivata la ‘stangata’ della Giustizia. E adesso è tutto fermo, o quasi.
I danni per la città sono stati, sono e continuano ad essere enormi. Problemi economici e disagi per i cittadini. E tanta amarezza. Non dobbiamo dimenticare quello che hanno combinato i signori della Tecnis. Che una bella mattina hanno deciso di abbattere gli alberi di Piazza Politeama. Una vergogna. Una città trattata a pesci in faccia. Con un’Amministrazione comunale che non è stata nemmeno in grado di difendere la Piazza più importante della città.
Hanno abbattuto gli alberi. E, come se fossero i padroni della città, come già ricordato, hanno chiesto e ottenuto di utilizzare Piazza Politeama per piazzargli un deposito. Una comodità per l’impresa. E un pugno nello stomaco per i palermitani. Con l’Amministrazione comunale che ha fatto finta di niente.
Tutta questa storia degli appalti ferroviari di Palermo è strana.
L’opera più importante – il Passante ferroviario che dovrebbe collegare l’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ (già Punta Raisi) con la città che va a rilento (non senza intoppi: dalla vena d’acqua non messa nel conto alle lesioni delle palazzine di una parte del quartiere della Zisa: altra storia ancora tutta da scrivere). Un appalto da 800 milioni di Euro che non si sa quando verrà completato.
Ci sarà, anche per il Passante ferroviario, un altra ‘sorpresa’, cioè un aumento dei costi? Tutto è possibile a Palermo, città degli appalti ferroviari a ruota libera…
Dei 15 chilometri di Tram della città i lettori di questo blog sono informati, dal momento che ne parliamo spesso. Un Tram che serve l’1% circa della popolazione cittadina e che costa una barca di soldi: soldi che il Comune non ha e che l’Amministrazione comunale ha provato a trovare cercando di svuotare le tasche dei cittadini con una tassa di circolazione automobilistica occulta contrabbandata per ZTL.
Un inghippo – la Zona a Traffico Limitato (ZTL) – che è stato bloccato dalla magistratura amministrativa. Un blocco che l’Amministrazione comunale sta provando ad aggirare. Una storia che finirà comunque con un pronunciamento della Giurisdizione.
L’unica cosa certa, in questa vicenda della ZTL, è che l’AMAT – la società per il trasporto delle persone che fa capo al Comune di Palermo – rischia il fallimento. Chiamata a gestire il Tram pur essendo con i bilanci in ‘rosso’ nella gestione molto approssimativa degli autobus, oggi l’AMAT non ha i soldi per gestire bene il servizio con gli autobus (alcune periferie sono state, di fatto, abbandonate) e, soprattutto, non ha i soldi per gestire un Tram in perdita. Disastri su disastri.
Al flop del Tram – costato un ‘botto’ di soldi: oltre 320 milioni di Euro, più di 20 milioni di Euro a chilometro senza gallerie! – si aggiunge, adesso, il punto interrogativo sull’anello ferroviario.
E dire che tanti cittadini, in questi mesi, si sono battuti per riappropriarsi di spazi ‘inghiottiti’ dall’appaltismo ferroviario di questi anni. Chi glielo va a dire a queste persone che, lungi dal riavere gli spazi che gli hanno tolto, rischiano di restare nelle attuali condizioni per altri cinque anni?
Intanto l’Amministrazione comunale rilancia. Da Roma arriveranno 200, forse 300 milioni di Euro. Per fare che? Altri appalti ferroviari. Del resto, un giorno – che si annuncia sempre più lontano – Passante, Tram e anello ferroviario dovranno integrarsi. Magari con altre linee ferroviarie da realizzare in città.
Finché nessuno comincerà a interrogarsi su questo valzer degli appalti a questi chi li fermerà? Il riferimento è al centrodestra e al centrosinistra che, sugli appalti-affari ferroviari, sono perfettamente ‘isomerici’.
Sì, certo, qualche anno fa l’Anticorruzione nazionale ha messo il naso nei 320 milioni di Euro del Tram. Con una relazione ‘pesante’ come un macigno. Ma non è successo niente. Sembra che nei conti risultavano 80 milioni di Euro non si capisce se in più o in meno…. Un giorno, forse, su questa vicenda si pronuncerà la Corte dei Conti.
Intanto si prosegue con l’annacamento del Passante e dell’anello. E con altri appalti. Fino a quando dura…