Mentre la protesta dei docenti riparte da Agrigento, la rivista specializzata interviene con una analisi che smonta gli alibi del Governo e dei cortigiani: “Il motivo della mancanza di cattedre, oltre all’assenza del tempo pieno, è da rintracciarsi nello storico degli investimenti e tagli fatti alla Regione. E questo mentre il Parlamento italiano cancella, con voto di fiducia, 8 miliardi di debiti che l’Italia ha nei confronti della Sicilia”
Riparte da Agrigento la protesta contro la ‘deportazione’ verso il Nord dei docenti imposta dalla riforma del Governo Renzi:“Vogliamo manifestare pacificamente per informare dell’ingiustizia perpetrata dalla legge 107 e dalla mobilità vigente e chiedere di ottenere ciò che è nostro diritto: stesso trattamento per tutti gli immessi in ruolo e nuovi posti per evitare l’esodo”, spiegano gli insegnanti nel corso di un sit-in davanti la questura.
L’argomento, lo sappiamo, ha surriscaldato questi giorni estivi con gli attacchi razzisti e isterici di giornali, in un modo o in un altro, vicini al Governo (qui vi parliamo della polemica innescata dal Foglio).
Sul tema interviene, con una analisi dettagliata, la rivista specializzata Orrizzonte Scuola che giudica una bufala la storia del calo demografico che giustificherebbe la mancanza di cattedre in Sicilia.
Vediamo perché: “ll motivo della mancanza di cattedre, oltre all’assenza del tempo pieno, è da rintracciarsi nello storico degli investimenti e tagli fatti alla Regione già a partire dal Governo Berlusconi, quando Ministro era la Gelmini. Infatti, dal 2008 al 2011 ci sono registrati 25.217 alunni in meno, una diminuzione a cui avrebbe dovuto corrispondere una sforbiciata di 1.500 docenti. Invece l’allora Ministro Gelmini ha tagliato ben 10.113 cattedre e 5.017 ATA. Posti di lavoro che adesso vengono a mancare.
“Inoltre,- prosegue l’articolo- dal 2007 al 2011, i soldi alla scuola siciliana sono diminuiti del 66%. Nel 2007 erano 129 milioni, nel 2011 appena 49. Gli organici del 2014 hanno visto un ulteriore spostamento di cattedre che ha riguardato tagli in regioni come la Sicilia fino a 500 cattedre ed incrementi in Lombardia fino a 400″.
Nell’articolo, che potete leggere qui integralmente, si parla anche degli insegnanti di sostegno che mancano soprattutto dalle nostre parti e dei dati diffusi dalla Cgil.
La conclusione è logica: “Calo demografico? Un disastro economico, demografico, sociale ed etnico annunciato”.
“E questo – conclude l’articolo- mentre il Parlamento italiano cancella, con voto di fiducia, 8 miliardi di debiti che l’Italia ha nei confronti della Sicilia, cui segue una richiesta di pareggio di bilancio che costerà ulteriori tagli ai servizi e all’economia”.
Il riferimento, va da sé, è all’accordo capestro Stato-Regione firmato da Crocetta, approvato dall’Ars e dal Parlamento italiano di cui vi parliamo qui.
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