Alla fine il Parlamento siciliano ha fatto una cosa buona: una nuova legge urbanistica. Merito dei deputati, ma anche degli organi professionali, consulta degli Architetti in testa. La soddisfazione dei grillini siciliani. Ma anche un problema che rimane irrisolto: l’indisponibilità di migliaia di siciliani a lasciare in pace le coste della nostra Isola. Giusto bloccare una sanatoria, peraltro incostituzionale. Ma che fare di tutto questo cemento abusivo? I casi delle abitazioni ‘finite’ in riva al mare a causa dell’erosione delle coste
Alla fine, ieri, il Parlamento siciliano ha approvato la riforma urbanistica. E l’ha fatto tenendo fuori da questo provvedimento la follia della sanatoria edilizia lungo le coste della nostra Isola.
“Si tratta di una riforma – commenta il parlamentare del Movimento 5 Stelle, Giampiero Trizzino – che arriva finalmente al capolinea dopo tre anni di lavoro e dopo 15 anni di attesa. Per questo voglio ringraziare gli organi professionali che ci hanno lavorato, e tra questi la consulta degli architetti, che hanno consentito di raggiungere questo risultato, mettendosi a disposizione con grande abnegazione e spirito di sacrificio e prestando gratuitamente il proprio tempo ad un progetto che alla Sicilia manca da oltre tre lustri”.
In realtà, l’ultima riforma urbanistica degna di questo nome risale al 1978. E’ la legge regionale n. 71 del ’78 voluta dall’allora presidente della Regione, Piersanti Mattarella. Da allora ad oggi sono cambiate tante cose. E la necessità di una riforma di questo settore si avvertiva. Soprattutto sul fronte della tutela.
Se oggi – per citare un esempio per certi versi eclatante – Palermo è di nuovo soggetta a un assalto feroce del ‘cemento’, ebbene, ciò lo si deve alla mancata riforma urbanistica. Un’assenza di nuove norme che ha consentito a una politica smaliziata e senza scrupoli di continuare a massacrare il territorio con varianti urbanistiche che, in alcuni casi, celano interessi assai ‘pesanti’ (e ci fermiamo qui per carità di patria…).
Lo diciamo subito: non siamo ancora riusciti ad avere tra le mani il testo della legge. Non appena ne entreremo in possesso lo illustreremo ai nostri lettori. Anche per capire cosa hanno fatto in tre anni di lavori i nostri parlamentari.
Per ora ci dobbiamo accontentare dei comunicati ufficiali. Che, in verità, non sono tanti.
Abbiamo già citato quello dei grillini che – questo va detto per onestà di cronaca – si sono battuti per far approvare questa legge.
“I benefici che riforma permetterà di conseguire sono soprattutto sul versante della tutela del paesaggio e della semplificazione amministrativa. La legge – dice sempre Trizzino – consentirà una notevole riduzione delle pastoie burocratiche per le imprese, grazie all’informatizzazione del sistema attraverso moduli on line e sportelli telematici e porterà benefici anche alla salvaguardia del paesaggio, attraverso il riconoscimento di nuove fasce di rispetto (quali quelle della Rete Natura 2000) e grazie al recupero dell’esistente, al fine di non gravare sui terreni liberi”.
Trizzino e il M5S hanno espresso soddisfazione anche per lo scampato pericolo per la sanatoria nelle coste, disinnescato dalla dichiarazione di inammissibilità dell’emendamento Fazio.
“Sarebbe stato uno scempio – afferma Trizzino -. Cosa che non non avremmo mai permesso. Se l’emendamento fosse passato eravamo pronti perfino a votare contro l’intera nostra legge”.
Ieri, a Sala d’Ercole – la sede del Parlamento siciliano – l’onorevole Girolamo Fazio (che comunque è un trapanese: e questo nella storia dell’abusivismo edilizio lungo le coste siciliane ‘in quanto tale’, cioè nella sua dimensione ‘ontologica’, è importante, se non centrale: Triscina, con le sue ‘mirabolanti’ abitazioni che sfidano le onde del mare, insegna) si è esibito in un romantico ‘assolo’ in difesa di una sanatoria edilizia lungo le coste che supera qualunque forma di immaginazione.
Così come per il testo di questa legge – che come già accennato contiamo di approfondire nei prossimi giorni – ci piacerebbe intervistare l’onorevole Fazio, che ieri, in Aula, all’invito del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, a ritirare l’emendamento che prevede la sanatoria edilizia lungo le coste, ha risposto:
“Non ci penso nemmeno”.
Un rifiuto politico e filosofico insieme, quello di Fazio, che ha costretto la presidenza del Parlamento a dichiarare inammissibile l’emendamento sulla sanatoria edilizia lungo le coste.
Detto questo, al di là della chiacchierata che proveremo a fare con l’onorevole Fazio (troviamo notevole, sotto il profilo della fantasia giuridica, la tesi che in una legge sul turismo non si possano introdurre divieti di edificazione lungo le coste: forse chi vuole costruire alberghi e ville in riva al mare gode di un potere assoluto?), un problema c’è e resta: la presenza di migliaia e migliaia e migliaia e migliaia di abitazioni abusive realizzate lungo le coste della Sicilia.
Il tema è serio. Perché, al di là dell’ironia, in questi giorni un tema, piaccia o no, è venuto fuori: l’indisponibilità – non meno ‘ontologica’ dell’abusivismo lungo le coste di certe aree del Trapanese – di intere fasce della popolazione siciliana a sottomettersi alla legge che sancisce il divieto assoluto di attività edilizia lungo le coste.
Si pone un problema serio: è normale che migliaia e migliaia e migliaia di cittadini di decine, forse centinaia di Comuni della nostra Isola – con la connivenza degli amministratori dei rispettivi Comuni (non ci vengano a dire che sindaci e assessori comunali che si sono succeduti dalla fine degli anni ’70 del secolo passato ad oggi “non sapevano niente” di quello che succedeva lungo le coste dei Comuni che amministravano) – si siano fatti un baffo della legge e abbiano costruito lo stesso?
E’ normale che abitazioni fuori legge – entro i 150 metri dalla battigia vige l’inedificabilità assoluta – vivano in queste abitazioni con luce, acqua, gas e, magari, con gli oneri di urbanizzazione?
Qui la politica – tutta la politica, quella siciliana e quella nazionale – debbono assumere decisioni. Il Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, ha detto che avrebbe impugnato un’eventuale sanatoria edilizia siciliana. Bene. Ma non è nemmeno normale – il Ministro ne converrà – che sia solo la magistratura – disponendo l’abbattimento di migliaia e migliaia di abitazioni abusive – ad affrontare un problema immane. Anche perché ci vorrebbero almeno due secoli: e tra due secoli gli abusivi siciliani, dopo aver finito di ‘cementificare’ le coste, avrebbero già costruito le palafitte.
Come la grande ‘palafitta’ realizzata a Mondello (ce n’era una simile anche a Noto Marina): costruzione sull’acqua che per Fulco di Verdura era un’oscenità già in quegli anni…
P.S.
Un altro tema interessante a nostro avviso trascurato sono le abitazioni ‘diventate’ abusive senza esserlo. Può sembrare un gioco di parole, ma il problema è serio. Ci riferiamo alle aree costiere – fenomeno molto spiccato nel Messinese, ma non soltanto – dove l’erosione della costa ha trasformato abitazioni che sono state realizzate a 500, talvolta anche a 700-800 metri dalla battigia in abitazioni che oggi si affacciano sul mare.
Sarebbe da discutere il perché non si è intervenuti per porre rimedio – là dov’è sarebbe stato possibile farlo – quanto meno per frenare l’erosione di tali coste. Ovviamente, in questi casi, non si tratta abusivismo. Ma il problema c’è, perché l’erosione avanza.
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