Nel disegno di legge varato ieri dalla Commissione Affari istituzionali dell’Ars non c’è solo la vergognosa abolizione del ballottaggio: c’è anche l’imbroglio della doppia preferenza di genere. Ne parliamo con Antonella Pititto, avvocato, vice presidente del Movimento Indipendentista, Siciliani Liberi. “Le donne impegnate in politica non ricorrono a questi mezzucci per farsi eleggere nei Consigli comunali. Dietro questa vicenda c’è il tentativo di controllare il voto”
“La doppia preferenza di genere? E’ un’offesa per le donne impegnate in politica. Che non hanno certo bisogno di questi mezzi per dimostrare quanto valgono. Ma c’è un altro problema ancora più grave. Ho l’impressione che questo doppio voto, con la scusa di favorire l’ingresso delle donne nei Consigli comunali, serva, in realtà, a ben altro…”.
Non ha peli sulla lingua, Antonella Pititto, avvocato, esponente di punta del Movimento indipendentista Siciliani Liberi, del quale è vice presidente, mentre il presidente è il professore Massimo Costa: nella foto sono ritratti Massimo Costa e Antonella Pititto). A lei questo disegno di legge varato ieri dalla prima Commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana (Affari istituzionali) non piace proprio.
“Già è molto singolare che tutti i partiti, o meglio, tutta la vecchia politica si coalizzi per abolire i ballottaggi. Questi signori sono ossessionati dalla possibile perdita di potere. Ma la cosa incredibile è che, facendosi scudo con i desideri di un gruppo di donne che vorrebbe fare politica senza avere alle spalle il consenso popolare, stiano pensando anche di controllare i voti per l’elezione dei consiglieri comunali”.
Andiamo piano, avvocato: cosa intende quando parla di “un gruppo di donne che vorrebbe fare politica senza avere alle spalle il consenso popolare”?
“L’ho già accennato: mi riferisco a quelle donne che vorrebbero essere ‘promosse’ consiglieri comunali senza passare dal reale consenso popolare. A cosa serve la doppia preferenza di genere se non ad eleggere le sodali di vari partiti e delle associazioni legate ai partiti? Queste signore sanno benissimo che non verrebbero mai elette, perché non hanno alcun legame con il corpo elettorale. Ma vogliono entrare a far parte lo stesso nei Consigli comunali con questa trovata della doppia preferenza di genere. A queste signore va spiegato un concetto”.
Ovvero?
“Che in Italia ci sono state donne che hanno svolto attività politica senza il ricorso a certi penosi mezzucci. Penso a Nilde Jotti, che è stata presidente della Camera dei deputati; e a Tina Anselmi, che ha presieduto la commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2. O, per stare nell’attualità, penso a Giorgia Meloni, che sta provando a rifondare la destra italiana. Non mi pare che la Meloni abbia avuto bisogno della doppia preferenza di genere, no? E sono solo tre esempi. Ai quali se ne potrebbero aggiungere tanti altri. Tante donne che sono state elette sindaci e consiglieri comunali nei Comuni della nostra Isola: elette senza bisogno di ricorrere a queste bassezze. La verità è che dietro la doppia preferenza di genere in salsa siciliana si celano gli interessi di due aree politiche oggi fallimentari”.
Cioè?
“Basta vedere da dove arriva la proposta: dalla ‘presunta’ sinistra degli ‘ascari’ rappresentata dal PD e da certe associazioni che hanno fatto la propria fortuna con la solita antimafia. E’ in questo scenario che si inserisce tale proposta, la cui vera natura è il controllo dei voti e degli eletti”.
Si spieghi.
“Mi spiego. La legge elettorale per le elezioni comunali che oggi vogliono cambiare ha tanti difetti, ma ha, però, un pregio: rende difficile il controllo del voto. Proprio a Palermo, in occasione delle elezioni comunali della Primavera del 2012, abbiamo visto il caos che si è creato durante lo spoglio delle schede per gli eletti in Consiglio comunale”.
Ricordiamo perfettamente: tre o quattro settimane prima di avere i nomi dei cinquanta consiglieri comunali eletti. Nemmeno in Sud America si verificano certe cose.
“Per l’appunto. Questa storia dei voti per i candidati ai Consigli comunali che non si possono controllare non piace a chi compra e vende voti. E, soprattutto, non agevola i mafiosi. Accoppiando il voto espresso per un candidato a quello di una donna – che non sarà certo scelta a caso – si potrebbe realizzare il controllo del voto. Già immagino come si concluderanno certi accordi: ‘Per la tranquillità di tutti, i voti che noi ti faremo avere saranno associati al nome di questa candidata’. Davvero una bella legge, quella che vogliono approvare all’Assemblea regionale siciliana: una legge per dare ai vecchi partiti la possibilità di ‘regolamentare’ il controllo del voto”.
E’ quello che dicono i parlamentari del Movimento 5 Stelle…
“E hanno ragione. Ci sarebbe il controllo dei voti da parte di soliti, vecchi partiti, con le donne che, come ho già ricordato, senza avere alle spalle consenso popolare vero, toglierebbero i seggi a chi invece prende i voti veri. E, contestualmente, ci sarebbe il controllo dei voti grazie al voto in coppia. Una legge peggiore di questa la vecchia politica siciliana non la poteva pensare”.
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