I conti li fa Alessio Villarosa in Aula a Montecitorio citando sentenze della Corte Costituzionale e accordi fatti nel passato. Tutto nell’immondizia grazie all’accordo Renzi-Crocetta, al voto dell’Ars e a quello che arriverà stamattina da Montecitorio…
Mentre la Valle d’Aosta (che evidentemente sa trattare e che non è macchiata da politici ascari come i nostri) si fa riconoscere una quota delle accise, oltre agli altri tributi che già incassa, dopo l’accordo con lo Stato (la rinuncia ai contenziosi) del 2014 che costò alle casse siciliane oltre 5 miliardi, Crocetta ha fatto il bis rinunciando ancora una volta ai contenziosi con lo Stato e agli altri diritti previsti dallo Statuto. Una presa in giro che costa alla Regione Siciliana svariati miliardi di euro e che cancella quello che per Statuto toccherebbe alla nostra isola. Sei Siciliani sono senza soldi e senza lavoro e i giovani costretti ad emigrare, pazienza.
Parliamo ovviamente del recentissimo e scelleratissimo accordo Stato-Regione avallato dai 43 ascari dell’Ars- qui i nomi– grazie al suo forzato inserimento nella legge di variazioni di Bilancio e dalla Commissione Bilancio della Camera che, come vi abbiamo detto qui, ha usato l’alibi del sì del Parlamento Siciliano.
Questo accordo è finito dentro il ddl sugli enti locali che la Camera dei Deputati sta votando stamattina e sul quale il Governo Renzi, con i soliti modi democratici, ha posto la fiducia (questo significa che ancora più difficilmente i deputati siciliani venduti alla maggioranza si opporranno, qui i nomi) senza emendamenti.
Ma quanto costano ai Sicilani tutte queste rinunce firmate da Crocetta per mere ragioni politiche (e personali)? Non solo gli ultimi accordi,in generale, quanti sono i soldi che lo Stato ci doveva e non ci ha mai dato?
I conti li fa Alessio Villarosa – deputato M5S- in Aula a Montecitorio e quello che dice dovrebbe suscitare come minimo tantissima indignazione: sentenze della Corte Costituzionale calpestate, Corte dei Conti ignorata, continui furti: circa 30 miliardi in 11 anni secondo una tabella venuta fuori dopo una sentenza della Corte Costituzionale. Ora lo Stato, grazie a quest’ultimo accordo firmato da Crocetta, ‘riconosce’ 500 milioni per quest’anno, infischiandosene delle sentenze e, peraltro, in cambio di tagli per 500 milioni. Non ci dà nulla in sostanza (vi spieghiamo qui qui che non si tratta di restituzioni dell’Irpef, ma fondi che vanno reintegrati).
Non solo. Se consideriamo anche gli altri tributi, non solo Iva e Irpef che già per ammissione dell’assessore Baccei, costano ai siciliani 7 miliardi di euro l’anno in meno, dal 2012 ad ora si parla di 100 miliardi di euro. Guardiamo insieme il video dove si citano documenti e sentenze precise:
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Sono stato chiamato in causa a 4 minuti e qualcosa del discorso.
Riconosco all'On. Villarosa grande onestà intellettuale a citare chi in questi anni si è tanto speso per diffondere la verità sui furti dello Stato alla Regione.
Quando ho iniziato ero solo, solissimo. E questo argomento era tabù. Per anni ho scritto lettere aperte a conduttori televisivi e giornalisti in malafede, spesso inascoltato.
Ora la verità sta venendo a galla, e mi auguro sia per sempre.
Vada avanti su questa strada l'On. Villarosa e su questo nessuno Siciliano vero e Libero si opporrà. Anzi dovremo dare tutti una mano perché il furto finisca.
Naturalmente solo una presenza robusta di indipendentisti nelle istituzioni potrà difendere i Siciliani. I partiti italiani, al di là della buona volontà dei singoli, sono del tutto inutili allo scopo o comunque insufficienti.
Qui non si tratta solo degli ultimi dieci anni
che avvengono furti a danno dei siciliani, sono
quasi settantanni che ci provano, praticamente
da quando è nato lo Statuto Speciale della Regione
siciliana. Ultimamente, però, hanno trovato sistemi
sempre più perfezionati, sempre più scientifici.
L'Onorevole Villarosa, se non ottiene nulla dalle
denunce fatte in aula , dovrebbe escogitare un modo
eclatante per attirare l'attenzione, considerato che
molti in quella sede non vedono, non sentono, non
parlano.