Così come abbiamo fatto con i 43 deputati ‘ascari’ dell’Ars, questo blog si impegna a pubblicare i nomi e i cognomi dei deputati di Montecitorio eletti in Sicilia che, la prossima settimana, voteranno sì al ‘Patto scellerato’ Renzi Crocetta. Quello che è successo ieri a Roma spiega il erché il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – altro personaggio al servizio del Governo Renzi – ha messo in discussione e in votazione a Sala d’Ercole il ‘Patto scellerato’ tra Renzi e Crocetta: per dare la copertura politica al Parlamento nazionale che sta ‘incaprettando’ 5 milioni di Siciliani. Il comunicato del Movimento 5 Stelle. E le dichiarazioni del parlamentare nazionale del PD, Angelo Capodicasa, che contesta “merito e metodo” di questa ennesima vergogna contro la Sicilia
La domanda è semplice: il Parlamento nazionale, con una legge ordinaria, può andare ad incidere, in modo surrettizio, sui diritti statutari della Regione siciliana? A nostro modo di vedere, no. Perché, di dato politico è questo: lo Stato, utilizzando le norme di attuazione dello Statuto – peraltro seguendo una procedura anomala – sta provando a calpestare alcuni diritti sanciti dallo Statuto autonomistico siciliano fingendo di attuarli. Facendosi forte di un ‘Patto leonino’ firmato dal solito Rosario Crocetta con il Governo nazionale di Matteo Renzi. Ma andiamo con ordine.
Oggi a Montecitorio era in discussione il disegno di legge n. 3926 (che potete leggere qui). Si tratta della “Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio”.
La discussione si è arenata sull’articolo 11 di questo disegno di legge che riguarda la Sicilia e che potete leggere – oltre che nell’allegato – anche in calce a questo articolo.
L’Assemblea di Montecitorio ha deciso di accantonare l’articolo 11 che – i nostri lettori l’avranno già capito – prende le mosse dal già citato ‘Patto leonino’ (o ‘Patto scellerato atto II’, perché Crocetta, nel 2014, ha già firmato un primo ‘Patto scellerato’ con il Governo Renzi, regalando allo Stato oltre 5 miliardi di Euro assegnati alla Sicilia in forza di pronunciamenti della Corte Costituzionale).
Proprio il dibattito che è in corso a Montecitorio spiega perché la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana ha messo in discussione e in votazione, nel Parlamento siciliano, il ‘Patto scellerato atto II’, inserendolo in modo improprio nel disegno di legge sulle variazioni di Bilancio 2016. Un ordine giunto da Roma – dal ‘padrone’ (leggere il Governo Renzi – al quale la maggioranza di centrosinistra dell’Ars – con in testa il presidente del Parlamento siciliano, Giovanni Ardizzone – si è adeguata.
Un atto parlamentare vile, indegno, anzi degno dei peggiori ‘ascari’: atto, approvato dall’Ars nel quadro della legge sulle variazioni di Bilancio 2016 che oggi dà la copertura politica a Renzi e alla maggioranza che lo sostiene a Roma. Il Parlamento siciliano utilizzato per ‘incaprettare’ 5 milioni di Siciliani. Una vergogna.
Sulla vicenda intervengono i parlamentari del Movimento 5 Stelle con il seguente comunicato:
“L’accordo Stato Regione va soppresso immediatamente ed il Parlamento nazionale ha tutti gli strumenti e gli elementi per poterlo fare. Invitiamo tutti i deputati siciliani a fare la loro parte alla Camera dei deputati e ad unirsi ai deputati del Movimento Cinque Stelle affinché modifichino l’articolo 11 del disegno di legge in discussione e rinviino ai mittenti questa scellerata decisione presa ancora una volta sulla testa dei siciliani”.
E’ un appello in piena regola quello targato M5S all’Ars, che – tramite la voce di Francesco Cappello – parte in direzione Roma.
“E’ l’ultima occasione che abbiamo – dice il deputato regionale grillino dell’Ars – per cercare di rialzare la testa. Abbiamo il dovere morale di provarci”.
“Oggi – spiegano gli eletti siciliani M5S alla Camera e al Senato – l’esame dell’articolo 11 è stato accantonato, verrà discusso lunedì. Abbiamo presentato diversi emendamenti di merito: alcuni volti alla cancellazione dell’accordo con relative coperture, per risolvere i problemi di deficit, altri che lasciano in piedi l’intesa, ma rintracciano maggiori risorse per la Sicilia”.
“Ovviamente – proseguono – la posizione del M5S è coerente con il dettato costituzionale che prevede che l’Isola riceva tutte le entrate prodotte all’interno della Regione, sia fiscali che non, così come ribadito da ben quattro sentenze della Corte costituzionale. Fossimo noi al governo quell’accordo criminale non sarebbe mai esistito”.
Per i deputati i deputati siciliani a Montecitorio e a Palazzo Madama l’accordo stipulato è criminale.
“Con un colpo di mano e un accordo fatto alla spalle dell’Assemblea regionale siciliana – commentano – si cancellano 7 miliardi di imposte arretrate che la Sicilia doveva riscuotere dallo Stato. Persino l’esponente regionale PD, Angelo Capodicasa, ha ammesso che non avrebbe mai firmato un’intesa del genere”
“Ormai – concludono – siamo abituati a queste tecniche di ‘depistaggio’: il PD presenta una proposta e i deputati democrat presentano emendamenti che vanno in senso contrario. Il tutto per non perdere voti. Dopo questo accordo, tuttavia, siamo certi che i siciliani non si faranno ingannare”.
Abbiamo anche rintracciato il parlamentare nazionale del PD, Angelo Capodicasa, che, per lunghi anni è stato parlamentare di Sala d’Ercole a presidente della Regione siciliana dalla fine del 1998 alla primavera del 2000.
“Come ho già avuto modo di dire – ci dice Capodicasa – quello in discussione oggi a Montecitorio è un accordo umiliante per la Regione siciliana. Il Governo nazionale sta approfittando della crisi finanziaria della Regione per imporre un accordo iniquo del quale, peraltro, non condivido il merito finanziario. E’ come se ci stessero dicendo: vi diamo i soldi, ma voi, in Sicilia, dovete applicare la legge Delrio sulle ex Province e la legge Madia sulla pubblica amministrazione, pur sapendo che, su tali materie, la Regione siciliana ha potestà legislativa primaria!”.
Poniamo la domanda a Capodicasa: il Parlamento nazionale può, con una legge ordinaria, recependo un decreto legge, utilizzando in modo furbesco le norme di attuazione dello Statuto, travolgere alcune delle prerogative finanziarie previste dallo stesso Statuto siciliano?
“Con una legge ordinaria non si può modificare lo Statuto siciliano – ci risponde il parlamentare del PD -. Ribadisco: non sono d’accordo su quello che si sta facendo. Contesto il merito e anche il metodo. Sul merito, in modo surrettizio, si mettono in discussione diritti statutari della Regione siciliana. Il metodo che si sta seguendo è anomalo. Il testo deve andare alla Commissione Paritetica e poi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Con il metodo che si sta seguendo, invece, si sta aprendo la strada a scorribande future contro l’Autonomia siciliana. Chiunque arriverà darà interpretazioni fantasiose”.
Anche per la Camera dei deputati, il nostro blog si assume con i propri lettori l’impegno che ci siamo assunti con i parlamentari dell’Ars. Così come abbiamo pubblicato i nomi dei parlamentari di Sala d’Ercole che hanno votato sì al ‘Patto scellerato atto II’ siglato da Renzi e Crocetta e inserito nella legge di variazioni di Bilancio 2016 (i nomi di questi 43 deputati ‘ascari’ di Sala d’Ercole li potete leggere qui), pubblicheremo anche i nomi dei deputati nazionali eletti in Sicilia che voteranno sì a questa sconcezza. E poi, quando sarà, pubblicheremo i voti anche degli eventuali senatori siciliani ‘ascari’.
Foto tratta da newquotidiano.it
Ecco il testo dell’articolo 11 del disegno di legge in discussione a Montecitorio
ART. 11. – (Regione Siciliana). – Il comma 1 prevede che, in attuazione dell’accordo firmato il 20 giugno 2016 fra il Governo e la Regione siciliana, al fine di adeguare le norme di attuazione dello Statuto della medesima Regione alle modifiche intervenute nella legislazione tributaria che, di fatto, hanno determinato una consistente riduzione del gettito disponibile, e anche al fine di omogeneizzare il comparto delle autonomie speciali, in ordine ai criteri di calcolo del gettito di spettanza delle stesse, viene assegnato alla Regione siciliana, a titolo di acconto sulla compartecipazione da attribuire alla medesima Regione per l’anno 2016, un importo pari a circa 500 milioni di euro, che corrispondono ai 5,61 decimi dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) determinata con riferimento al gettito maturato nel territorio regionale, al netto degli importi attribuiti alla Regione in applicazione della legislazione vigente, mediante erogazione diretta da parte della struttura di gestione.
Tale misura, che anticipa al 2016 gli effetti della normativa di attuazione dello Statuto in itinere, si rende necessaria e urgente anche in considerazione dei ripetuti inviti ricavabili dalla giurisprudenza della Corte costituzionale che, con le sentenze n. 155 del 2015, n. 241 del 2012 e, in particolare, n. 66 del 2001, ha affermato che «molte delle difficoltà e dei contrasti che insorgono in ordine al regime di ripartizione delle entrate fra Stato e Regione Siciliana, e di riscossione delle entrate nella Regione Siciliana, sono da addebitarsi alla mancanza di una normativa di attuazione dello Statuto che tenga conto delle profonde trasformazioni intervenute nel sistema tributario e nei rapporti finanziari fra Stato e Regione dall’epoca delle norme dettate con il decreto del Presidente della Repubblica n. 1074 del 1965 (cfr. sentenze n. 111 e n. 138 del 1999). È pertanto da rinnovare l’auspicio (già espresso nella sentenza n. 138 del 1999) che Stato e Regione, attraverso la specifica forma di collaborazione prevista dall’articolo 43 dello Statuto ai fini della adozione delle norme di attuazione, si attivino per adeguare alle nuove esigenze e realtà l’attuale assetto normativo in questa materia».
Va dato atto che la Regione siciliana ha intrapreso un percorso virtuoso che, tra l’altro, nel periodo 2011-2014 ha determinato una stabilizzazione della spesa pubblica consolidata. Peraltro, mediante la sottoscrizione dell’accordo propedeutico al provvedimento in esame, a fronte del previsto bilanciamento delle risorse attribuite rispetto alle funzioni svolte, la Regione siciliana si è impegnata a ridurre e riqualificare la spesa corrente, in un’ottica di efficientamento della stessa, attraverso un programma di riforme ritenuto necessario anche al rilancio dell’economia dell’isola. Il comma 2 provvede alla copertura degli oneri in termini di saldo netto da finanziare, quantificati in 500 milioni di euro per l’anno 2017. Il comma 3 prevede che le disponibilità liquide erogate alla Regione siciliana rimangano depositate sulla contabilità speciale, se non, in carenza di altra liquidità disponibile, per esigenze indifferibili legate al pagamento delle competenze fisse al personale dipendente e delle rate di ammortamento di mutui che scadono nel medesimo esercizio, con obbligo di reintegro con la liquidità successivamente pervenuta. Tale disposizione annulla o limita fortemente gli effetti sul fabbisogno. Il comma 4 prevede che la Regione siciliana garantisca un saldo positivo, secondo le modalità di cui all’articolo 1, comma 710, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, per l’anno 2016 pari ad euro 227.879.000. In caso di inadempienza si applicano le sanzioni di cui al comma 723 dell’articolo 1 della citata legge n. 208 del 2015.
Alla Regione siciliana non si applicano le disposizioni in materia di patto di stabilità interno in contrasto con il medesimo comma 4. La norma proposta consente di neutralizzare gli effetti dell’assegnazione di risorse sull’indebitamento netto. Per gli anni 2017 e successivi gli oneri conseguenti alle emanande norme di attuazione dello Statuto per l’adeguamento dell’ordinamento finanziario dovranno trovare adeguata copertura finanziaria in termini di fabbisogno e saldo netto da finanziare nell’ambito della prossima legge di stabilità. In termini di indebitamento netto, per gli anni 2017 e successivi, gli effetti negativi conseguenti alle emanande norme di attuazione sono sterilizzati attraverso la previsione, nell’accordo citato, di un saldo obiettivo positivo per l’anno 2017 e di un saldo pari a zero a decorrere dall’anno 2018. La predetta speciale procedura sottesa al citato accordo e, in particolare, ai punti 6, 7, 8, 12 e 13 discende dalla circostanza che lo Statuto di autonomia della Regione siciliana non prevede che le norme statutarie in materia finanziaria possano essere modificate attraverso una legge ordinaria statale (d’intesa o sentita la specifica autonomia speciale) e, quindi, per la Regione siciliana occorre procedere con norma di attuazione. Ciononostante, è comunque necessario individuare la copertura finanziaria degli oneri derivanti dalle norme di attuazione che modificano norme dell’ordinamento finanziario della Regione siciliana; tale copertura non può che essere individuata con una specifica disposizione legislativa nazionale.
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