La commissione legislativa dell’Ars presieduta da Marcello Greco ha convocato una seduta per censurare l’operato della Fondazione CAS di Bagheria che è fuori da 5 anni dal mondo della Formazione professionale. Per tutta risposta il presidente di tale Fondazione, avvocato Francesco Menallo, ha scritto al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, per denunciare un uso improprio di una commissione e per annunciare di essersi già rivolto alla Giustizia. I retroscena di una vicenda che, nelle scorse settimane, è costata lo sputtanamento della stessa commissione dell’Ars che, a umma umma, ha approvato e inviato alla commissione Bilancio un ddl che aboliva la legge 24 e foraggiava città metropolitane e Consorzi di Comuni con i fondi del settore…
Da cinque anni non ha più alcun rapporto con la Regione siciliana. Parliamo della Fondazione Centro Assistenza Sociale (CAS) di Bagheria, soggetto che nel passato ha gestito corsi di Formazione professionale. Ente privato che, come già ricordato, non opera più in questo settore. Eppure, anche se in modo un po’ particolare, è stato tirato in ballo dall quinta commissione legislativa dell’Ars, forse – questa è la nostra logica supposizione – per una sorta di ‘vendetta’ da parte della politica siciliana. Ma andiamo con ordine.
Cominciamo con la lettera che l’avvocato Francesco Menallo, presidente della Fondazione CAS Onlus, ha scritto al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Riportiamo integralmente il testo della lettera perché racconta, per filo e per segno, quello che è successo:
“Sono venuto casualmente a conoscenza – scrive l’avvocato Menallo al presidente dell’Ars – che in data 29 giugno 2016, l’ente da me amministrato (Fondazione CAS onlus) è stato destinatario di una dotta seduta dei membri della suddetta V commissione, validamente presieduta dall’ottimo on. Marcello Greco, nata da un singolare richiesta di tale avv. Marco Lo Giudice, con cui si sollecitava l’avvio di un’attività nei confronti della Fondazione da me amministrata, che, sottolineo, è un ente privato che ormai felicemente da 5 anni nessun rapporto ha con la Regione siciliana”.
“Gli uffici – prosegue la lettera – consci della irricevibilità della richiesta (le commissioni parlamentari permanenti non svolgono attività d’indagine e possono svolgerla solo dietro Sua espressa autorizzazione al fine di acquisire notizie, informazioni e documentazione , cfr. art. 63 bis del regolamento) provvedevano a redigere un ordine del giorno del seguente tenore: Audizione dell’assessore regionale per la famiglia in merito alle problematiche dei lavoratori della Fondazione Centro Assistenza Sociale onlus di Bagheria. INVITATI: 1) On. Marziano, assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale; 2) on. Miccichè, assessore regionale al Lavoro e alla Famiglia; 3) Dott.ssa Bullara, Dirigente generale del dipartimento Famiglia ; 4) arch. La Cagnina, dirigente servizio gestione assessorato Istruzione e Formazione; 5) avv. Lo Giudice (sottoscrittore della… richiesta di verifica amministrativa) ; 6) Sig. Abbinanti, segretario regionale CGIL FP; 7) Sig. Basile, segretario provinciale CISL flp; 8) sig. Migliore, segretario regionale Cisl scuola; 9) Dott. Barone, segretario generale Uil Sicilia”.
“Degli invitati – si legge sempre nella lettera – erano presenti soltanto il signor Migliore e l’avv. Istante. La sala però era tutt’affatto deserta, atteso che risultano presenti e declamanti, i signori: 1) Raimondi, della Uil (non meglio qualificato nel verbale); 2) Lo Cicero della Cgil (non meglio qualificato nel verbale); 3) la signora Megna, quale ex dipendente della Fondazione per la cui criminalizzazione sono state impropriamente impegnate le risorse versate dai contribuenti siciliani. Sono intervenuti più volte gli invitati Migliore ed avv. Lo Giudice nonché il membro esperto della commissione, non foss’altro in quanto ex presidente di ente di formazione, on. Riggio”.
“All’unanimità, dopo un rapido dibattito a cui partecipano i membri della commissione ed i sindacalisti presenti – scrive sempre l’avvocato Menallo – viene deciso di adottare un atto di indirizzo. Ciò detto, rappresento alla SV il mio disagio nel vedere utilizzata l’attività di una commissione legislativa permanente in modo talmente improprio da costringermi a tutelare la mia onorabilità nelle sedi deputate visto che soggetti NON legittimati a disquisire su alcunché che mi riguardi si sono persino compiaciuti, magari spinti dall’avere acquisito particolari competenze nel settore, a fare improvvide affermazioni sui concetti di appropriazione indebita e su altre amenità”.
“Signor Presidente scrive sempre l’avvocato Menallo al presidente del Parlamento siciliano – non posso ritenere che si tratti di un benevolo, sia pur improprio, uso della funzione parlamentare per giungere alla risoluzione di problemi: se l’audizione doveva servire ad acquisire elementi, il sottoscritto doveva essere convocato ed ascoltato (e rimaneva improprio l’uso della sede ma – almeno – esercitato nel contraddittorio delle parti). Signor Presidente, l’imbarbarimento dei modi mi costringe ad esercitare il mio diritto alla difesa, nelle sedi competenti”.
“Ciò detto e rappresentato – conclude l’avvocato Menallo – auspico che Ella voglia e possa dare un segnale perché questa legislatura non sia ricordata come peggiore delle non encomiabili precedenti. Sarà un’impresa titanica in cui, ne sono certo, almeno per il dovuto rispetto delle forme del vivere civile e dei regolamenti parlamentari, Ella vorrà intervenire con l’autorevolezza che la contraddistingue”.
Sono interessanti i retroscena di questa vicenda. Menallo, oggi, è vicino al vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino. Ed è stato quest’ultimo a rivelare il ‘blitz’ con il quale, nelle scorse settimane, la quinta commissione legislative dell’Ars, a umma umma, aveva approvato un testo di riforma della Formazione professionale siciliana che, tra le altre cose, aboliva la legge regionale n. 24 del 1976 e programmava di foraggiare le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i Consorzi di Comuni con i fondi europei destinati a questo settore.
Il testo era stato approvato dalla quinta commissione e inviato alla commissione Bilancio e Finanze per il parere di rito senza aver consultato le parti sociali. Il presidente della quinta commissione, Marcello Greco (non a caso citato nella lettera dell’avvocato Menallo), prima di approvare un disegno di legge così importante avrebbe dovuto convocare e ascoltare i rappresentanti delle parti sociali: sindacati e rappresentanti degli enti e delle società che operano nel settore della Formazione professionale.
Invece la commissione ha operato un ‘blitz’. Che era perfettamente riuscito. E’ stato il vice presidente Venturino a scombinare i giochi e a raccontare tutto alla stampa, insieme con l’avvocato Menallo.
E’ chiaro che lo sputtanamento dei deputati che fanno parte della quinta commissione legislativa è stato totale. Non di tutti i parlamentari, ma di quelli che erano presenti, come questo blog ha raccontato in un articolo pubblicato lo scorso 10 Giugno che è stato letto da migliaia di lettori (articolo che potete leggere qui).
I parlamentari di Sala d’Ercole protagonisti di questo ‘blitz’ sono stati sputtanati agli occhi degli 8 mila dipendenti della Formazione professionale e, in generale, agli occhi di tutti i Siciliani.
Dopo che la notizia-sputtanante è venuta fuori, il presidente della commissione, Greco, ha fatto marcia indietro e il disegno di legge è tornato in quinta commissione. Insomma, per abolire la legge 24 del 1976 e per trasferire competenze (e soprattutto soldi: i fondi europei destinati alla Formazione) le tre città metropolitane siciliane e i Consorzi di Comuni dovranno aspettare ancora un po’ (ammesso e non concesso che sala d’Ercole approvi tale papocchio).
E’ probabile che, dopo essere stati sputtanati a dovere, il presidente Marcello Greco e alcuni deputati della stessa commissione legislativa che si occupa di Formazione professionale potrebbero aver deciso di ‘vendicarsi’, convocando una seduta che chiama in causa la Fondazione CAS di Bagheria per fatti che risalgono almeno a 5 anni addietro.
Sembra che non tutti i deputati che fanno parte della quinta commissione legislativa dell’Ars siano a conoscenza di quanto avvenuto. Ma desso, la lettera inviata al presidente Ardizzone dovrebbe fare chiarezza anche su questo fronte.