Il centrodestra siciliano, capeggiato da Totò Cuffaro e Gianfranco Miccichè, si vorrebbe riprendere la Sicilia. Sbarazzandosi, possibilmente, di Nello Musumeci. Il centrosinistra siciliano non c’è più e fa terra bruciata al nuovo Governo regionale che verrà. I grillini pensano di vincere, ma si stanno lasciando dietro un esercito di delusi. E allora? Non ci resta che sognare una svolta. Magari alla catalana…
Totò Cuffaro dice che sta per andare in Burundi. Diceva così anche nel Gennaio scorso. Probabilmente, prima o poi ci andrà, magari in vacanza. Ma dubitiamo che non pensi più alla politica. Le sue continue interviste raccontano l’esatto contrario. Anche perché lui stesso ha detto che nessuno gli può impedire di fare il dirigente di partito. L’interdizione dai pubblici uffici riguarda l’amministrazione, non la politica da esponente di una forza politica. Qualche giorno fa ha detto che il centrodestra siciliano deve recuperare Angelino Alfano. Anzi, ha precisato che il leader del ‘nuovo’ centrodestra siciliano dovrebbe essere lo stesso Alfano. Sostenuto da Forza Italia, UDC, #DiventeràBellissima e Fratelli d’Italia.
Più chiaro di così non poteva essere. Pensavamo che, dopo quanto avvenuto nel 2008, quando Gianfranco Miccichè infierì su un Cuffaro appena condannato, definendolo “il presidente dei cannoli”, i due non si sarebbero mai più ‘presi’. Ci siamo sbagliati. Il ‘demone’ della politica-politicante, in Sicilia, fa superare qualunque steccato.
L’ex presidente del Senato, Renato Schifani, altro esponente del centrodestra siciliano, in un’intervista al quotidiano on line, LiveSicilia, è altrettanto esplicito: a suo avviso il suo partito – il Nuovo Centrodestra Democratico – a Settembre dovrebbe abbandonare il Governo di Rosario Crocetta per tornare nel centrodestra.
E’ interessante la ‘leggerezza’ con la quale Schifani propone la sua idea trasformistica della politica. Siccome il suo partito, in Sicilia, ha nelle mani l’assessorato regionale ai Beni culturali, Luglio e Agosto dovrebbero servire per sistemare le ultime ‘cosuzze’: ‘affari’ interni all’assessorato, ‘rimescolamenti’ di personale e incarichi, incardinare progetti con i fondi europei e poi, oplà!, finita l’Estate, addio al Governo di centrosinistra e tutti di nuovo nel centrodestra.
E gli elettori siciliani? ‘Capiranno’. Ricordate Il romanzo Il Padrino? O meglio, il film tratto da questo romanzo dove la seguente scena è rappresentata in modo magistrale: Tessio, che fino a quel momento è stato un fedele collaboratore della ‘famiglia’ Corleone, ha accettato di fare da tramite con i nemici. Di fatto, sta tradendo.
Ma Don Vito Corleone, che va sempre a ‘tremila’, sa che il primo dei suoi che farà da ambasciatore tra la sua ‘famiglia’ e la ‘famiglia’ avversaria è il traditore. Così dice al figlio Michael: “Il primo che ti proporrà l’incontro con i Tettaglia è il traditore”.
E si tratta proprio di Tessio. Che viene bloccato da un componente della famiglia Corleone che gli dice:
“Tessio, tu viene con noi”.
Quando si vede scoperto, Tessio dice:
“Ricci ca fu pi’ travagghio“.
Insomma, di’ al Padrino che il tradimento è stata un’esigenza di lavoro, nulla di personale.
Una cosa simile la troviamo tra i politici-politicanti della vecchia politica siciliana: si prendono, si tradiscono’, si riprendono e poi, tra ‘cannoli’ e pugnalate, sono sempre assieme. Tra di loro si riconoscono. Sono legati da regole di ‘etologia’ politica. Non c’è mai nulla di personale… Il ‘lavoro’ è ‘lavoro’. E gli elettori siciliani, fino ad oggi, bene o male, li hanno sempre seguiti.
Schifani, ad esempio, pensa che le prossime elezioni regionali saranno una partita a due tra centrodestra e grillini.
“E il PD? E il centrosinistra?”, chiede chi lo intervista? Risposta: Crocetta ha fatto un sacco di danni e non lo voterà più nessuno. Quanto al PD, è assimilato a Crocetta. Sono la stessa cosa. Insomma, come si dice dalle nostre parti, unn’hannu unni iri (non hanno dove andare: hanno già perso, e la sceneggiata di Davide Faraone che cerca di accreditarsi come anti-Crocetta mentre controlla mezza Regione e non manda a casa Crocetta è una pagliacciata politica che i siciliani hanno già capito: vagli a dare torto!)..
Fini qui, tutto condivisibile. Dove, a nostro avviso, Schifani sbaglia – e di grosso – è quando pensa che il centrodestra siciliano candiderà lui alla presidenza della Regione. Figuriamoci se due ‘scafati’ come Cuffaro e Miccichè candideranno lui: marameo!
Già, il candidato di questi pirati redivivi del centrodestra siculo. Chi sarà? Conoscendo un po’ il modo di pensare di Cuffaro e Miccichè, dubitiamo che il candidato possa essere Nello Musumeci. L’unica cosa che il centrodestra siciliano redivivo non farebbe mai è mettere a Palazzo d’Orleans, sede del Governo siciliano, una persona autonoma. Eh sì, Musumeci è troppo autonomo: e ‘rischierebbe’, addirittura!, di fare gli interessi della Pubblica amministrazione e non certo quelli di Miccichè, di Cuffaro e delle varie ‘camarille’ della vecchia politica.
Figuriamoci se Miccichè e Cuffaro candideranno una persona autonoma! Per loro, con Musumeci presidente della Regione, la Sicilia #diventerebbebruttissima! Non potrebbero fare quello che hanno in testa di fare: cioè i cavoli loro.
Che fine farà, allora, Nello Musumeci? Azzardiamo: gli prometteranno la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana. Se vinceranno le elezioni non gli daranno nemmeno questa. Al massimo, una mezza presidenza di commissione legislativa, una dove il “buon Nello” non possa fare “danni”. Questo, secondo noi, pensano Cuffaro e Miccichè.
E il centrosinistra siculo? Schifani, obiettivamente, li ha ‘pittati’. Sanno di essere impopolari. Sanno di essere stati gli ‘ascari’ per conto del Governo Renzi. Sanno di aver distrutto la Sicilia. Oggi arraffano di qua e di là nella speranza – a nostro avviso vana – di evitare almeno il tracollo elettorale.
Crocetta e il PD siciliano si comportano come i russi con Napoleone: fanno terra bruciata al nuovo Governo regionale che verrà.
Riflettendo, le fiamme che qualche settimana fa hanno travolto la nostra Isola sono la metafora e l’immagine della Sicilia nelle mani del centrosinistra. Hanno scaricato la responsabilità delle fiamme sui forestali siciliani. Ma se ci riflettiamo…
Di macerie, non a caso, ha parlato qualche giorno fa a Sala d’Ercole il parlamentare del Movimento 5 Stelle, Francesco Cappello. Commentando il ‘Patto’ siglato da Crocetta con Renzi – un ‘Patto’ che ‘incapretta’ la Regione siciliana per i prossimi dieci anni – Cappello ha detto:
“Avete capito che saremo noi a governare e ci volete lasciare le macerie?”.
Quella di Cappello non è una tesi campata in aria. Ma anche i grillini siciliani non è che ‘babbiano’. Anche loro sono deludenti (come potete leggere qui). Il Movimento 5 Stelle, più che un Movimento politico, sembra una setta esoterica. Giancarlo Cancelleri, con una barbetta un po’ più lunga, sarebbe un druido perfetto. Lo stesso Grillo, un po’ più magro, sarebbe un ottimo Asterix.
Insomma, in Sicilia qualcuna i grillini l’hanno già combinata. Anzi, più di qualcuna. Si sono spesso ‘stricati’ con Crocetta’, dalla pessima riforma delle ex Province all’abbraccio con Riscossione Sicilia spa.
Ragazzi, siamo messi veramente bene. Se osservate il centrodestra e il centrosinistra della Sicilia, sono tutti personaggi degli anni ’90 e dei primi anni del 2000. Non c’è alcun rinnovamento. Le stesse facce. Gli stessi metodi. la stessa Sicilia politica. L’eterno ritorno delle stesse cose.
Ci vorrebbe qualcosa di diverso, in Sicilia. Un partito indipendentista, modello Catalogna? Perché no. Una cosa seria, però. Allontanando con la canna quelli che si ‘stricano’ con Forza Italia.
La situazione finanziaria – e tra qualche mese anche quella sociale – della Sicilia di oggi ricorda gli anni del secondo dopoguerra. La povertà non è ancora quella di allora. Ma manca poco. I vari Crocetta, Baccei, Cracolici, Raciti e via continuando hanno lavorato con ‘impegno’ per far tornare la nostra Isola indietro di settant’anni. Ci stanno riuscendo.
Il ‘Patto’ Renzi-Crocetta – difeso non a caso dal PD siciliano – certifica la fine dell’Autonomia finanziaria della Regione siciliana.
E allora? Non ci resta che cambiare. Indipendentismo? Provate a parlarne in giro. Se fino a qualche anno fa le parole “Indipendentismo siciliano” facevano sorridere, oggi i Siciliani ascoltano. Sono incuriositi. Corsi e ricorsi, direbbe Giambattista Vico…
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