Per il Ministro degli Interni, Angelino Alfano, è arrivato il momento di riflettere: chi lo celebra di qua, chi lo candida di là. L’unico dato certo è che per ora si trova in una posizione politica scomoda – alleato del centrosinistra di Renzi – con tanti che, in Sicilia, in vista delle elezioni regionali del prossimo anno, lo vorrebbero riportare nell’ovile del centrodestra. Ma in politica, si sa, tanta generosità fa pensare…
di Claus Cahib
Fossi in lui, farei gli scongiuri. Angelino Alfano in questi giorni è in mezzo a un inferno di fuoco amico. Prima Totò Cuffaro, in previsione della sua ennesima (falsa?) partenza per il Burundi lo indica come il possibile, unico, salvifico catalizzatore del risorgente centrodestra, l’unico in grado di ricucire il lacero reggimento dei sopravvissuti e innalzarlo ai Fasti perduti di Palazzo d’Orleans.
E fin qui niente di male. Un vecchio sodale di partito, caduto, pentito e redento si ricorda sempre dei vecchi amici. Una sorta di testamento tra il politico e lo spirituale, quello di Totò, quello che nell’antica Roma si chiamava testamentum in procinctu, ossia quello che il soldato faceva prima di partire per la guerra. Mutatis mutandis, siamo lì. Salviamo il soldato Alfan dalle lusinghe amare del centro sinistra, opportunista e privo di Dio, riportiamo la pecorella smarrita all’ovile che le facciamo la festa.
Quello che potrebbe indurre in sospetto è l’incoronazione di Alfano anche da parte di Gianfranco Micciché, oggi di nuovo al vertice di Forza Italia in Sicilia. Qui i toni sono simili al famoso “vai avanti tu che a me viene da ridere”, oppure “che io faccio ridere”. Neanche lui è presentabile, e lui, Miccichè, lo sa bene e quindi, da distanza di sicurezza, anche lui va in cerca di gloria incoronando e ungendo a destra e a più destra.
Amici e guardati! Tanta generosità in politica fa pensare.