Vi proponiamo non soltanto il video del discorso dell’onorevole Giovanni Panepinto a Sala d’Ercole, ma anche una lettura ‘interiore’ di un comunista che, per tirare a campare, ormai si barcamena tra gli ‘ascari’ del Governo regionale e i predoni romani del Governo Renzi. Eppure, benché ormai avvezzo al peggio, in un lampo di chissà quali pensieri reconditi, anche Panepinto si è ricordato dell’EVIS… Testimonianza, oggi più psicologica che politica, che l’indipendentismo siciliano comincia a prendere piede anche nei meccanismi del pensiero di chi ha venduto l’anima al cinismo…
Dice lo scrittore Khaled Hosseini: “Quando dici una bugia, rubi il diritto di qualcuno alla verità”. Chissà se ieri, intervenendo a Sala d’Ercole in difesa del secondo ‘Patto scellerato’ firmato dal presidente Rosario Crocetta con il Governo Renzi, a nome di 5 milioni di ignari Siciliani, l’onorevole Giovanni Panepinto, eminente esponente del PD, abbia pensato alle bugie e alle verità.
Da giurista-sofista, l’onorevole Panepinto si è arrampicato sugli specchi non tanto per difendere Crocetta, ma per prendere le parti del Governo nazionale e di un partito – ovviamente il suo partito, il PD – che di danni, alla Sicilia, soprattutto negli ultimi tre anni, ne sta facendo veramente tanti.
L’abbiamo osservato mentre parlava, mentre gesticolava. All’inizio del suo discorso il deputato del PD ha citato anche l’EVIS, l’Esercito dei Volontari per l’Indipendenza della Sicilia. Lo ha citato male, certo. Perché parlare degli indipendentisti e di stelle americane rivela che non conosce la storia. Ma perché ha avvertito l’esigenza di tornare indietro nel tempo, agli anni del separatismo siciliano? Forse perché, inconsciamente, anche un comunista-trasformer come Panepinto percepisce le grandi schifezze che la politica oggi propina alla Sicilia? Mistero!
Non è stato il solo, ieri, a richiamarsi al separatismo-indipendentismo della Sicilia. Anche il deputato Salvatore ‘Toto’ Lentini, a un certo punto, sembrava un indipendentista (come potete leggere qui). Ma se quello di Lentini era uno sfogo, dettato dall’amarezza di vedere la sua terra trattata dal Governo Renzi e da Crocetta come l’ultima delle colonie, in Panepinto abbiamo colto qualche segnale in più.
Da politico che un tempo è stato idealista, Panepinto – oggi cinico renziano ultimo grido – deve avere colto, nell’aria, i segnali di un cambiamento nel sentire dei Siciliani che a lui non può certo sfuggire. Un cambiamento propugnato da Siciliani che non sono interessati al posto di precario nel Comune, o alle solite clientele e camarille, ma qualcosa di diverso: quel ‘qualcosa’ fatto di idee che Panepinto, ormai, non sa nemmeno come sono fatte: lotta alle ingiustizie, diritti al vero lavoro, diritti dei lavoratori, persino – roba da non crederci! – un’amministrazione pubblica che operi nell’interesse della gente e non del partito di appartenenza: cose che non hanno nulla a che spartire con il PD. Il tutto declinato con gli interessi della Sicilia.
Oddio, che succede? Noi non vogliamo illustrare le spiegazioni, in verità fragili, con le quali questo parlamentare ormai ‘scafato’ ha provato a giustificare ciò che, sul piano della logica e dei numeri, non è giustificabile. Queste considerazioni ‘stocastiche’ i nostri lettori lo possono ascoltare nel video. A noi interessa illustrare il misterioso interrogativo di un uomo politico cresciuto a pane e vecchio Pci, oggi ridotto a difendere un ‘predone’ come Renzi che scippa il futuro ai Siciliani (come potete leggere qui).
Qui torniamo all’inizio del nostro articolo: al binomio verità-menzogna. Chissà se, mentre parlava, aggrappandosi disperatamente a vaghe reminiscenze di Scienza delle finanze, tra centesimi e millesimi di IRPEF, Panepinto si sarà ricordato di quando a Bivona – cittadina della provincia di Agrigento della quale Panepinto è sindaco – il poeta Cesare Sermenghi, comunista soave, con una straordinaria indifferenza verso le lusinghe del potere, raccontava della possibilità di coniugare politica, verità e, perché no?, anche poesia.
Certo, altri anni. Però, ragazzi, per chi quegli anni li ricorda, anche se da bambino che andava crescendo, vedere la tradizione comunista della provincia di Agrigento – già in parte mutata non certo in meglio a partire dagli anni ’70 e poi negli anni ’80 del secolo passato, a colpi di Michelangeli Russi e di Angeli Capodicasa – piegata su Crocetta e su Renzi, tra moine e ruffianesimo politico… Insomma, non è un bel vedere. Anzi.
Certo, questi sono quelli che hanno chiamato la Nestlè sui Mnoti Sicani per vendere ai Siciliani l’acqua degli stessi Siciliani: figuriamoci se si impressionano a scaricare sulle generazioni future della Sicilia i debiti di una Regione che viene indebitata per riempire le ‘casse’ romane. Volete che questi si lascino impressionare dal marchio di ‘ascari’ che la realtà gli cuce addosso? Figuriamoci.
Però c’è un però. Vero è che in provincia di Agrigento frotte di ex democristiani affamati si sono avvicinati al PD: voti pronti a sostituire gli ultimi idealisti di una sinistra agrigentina in fuga da un partito-contenitore-senza-contenuto.
Però, onorevole Panepinto, c’è un limite oltre il quale non si dovrebbe andare. Non crede?
Questo il link che vi porta al video della seduta dell’Ars di ieri. Dal 28esimo minuto l’intervento di Panepinto.
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