Non è un mistero osservare la mancanza di democrazia nel Movimento 5 Stelle. Un partito governato, di fatto, da un direttorio. Ma deietro ogni direttorio – ce lo insegna la storia – si cela un 18 di Brumaio, ovvero il colpo di stato che apre la strada al consolato, poi al primo console e poi all’assolutismo. Noi crediamo che la Sicilia abbia bisogno di una nuova politica democratica, non dell’assolutismo
E’ proprio vero che è meglio contare fino a 10 prima di aprir bocca… ma è ancora più vero che è meglio aspettare almeno 36 ore prima di scrivere su qualcosa. E così, invece di aggiungere un mio stanco e tardivo commento sulle elezioni di domenica scorsa, sulla loro inattendibilità politica, sulla loro indecifrabilità (vuoi per l’alto tasso di inquinamento dovuto al proliferare delle liste civiche, vuoi per via delle migrazioni osmotiche da destra verso sinistra e viceversa), e, ancora, sulla sostanziale antidemocraticità dei ballottaggi, che ispirano le più truci rivalse e le più efferate vendette politiche, più di tutto questo, insomma, mi sembra più utile oggi svolgere una breve riflessione su quel movimento che, raccogliendo la schiuma dei mari della disillusione, i mal di pancia dei pentiti del voto, la vandea politica, il desiderio struggente di tanti italiani di essere normali anche attraverso il paradosso, alla fine è il partito più riconoscibile: i 5 stelle. E dico partito, coscientemente. Anche se, con un pizzico di vanità depistante, i 5 stelle non si identificano in un partito.
Ma lo sono, eccome! Vi spiego perché
Per rivoluzione, nell’accezione comune, si intende “movimento organizzato e violento con in quale si instaura un nuovo ordine sociale e politico”.
Per raggiungere i suoi obbiettivi il movimento si dota di uno strumento operativo che si chiama partito, ovvero, di una associazione di persone che condividono la stessa concezione politica e sociale e cercano di attuarla attraverso la conquista del potere politico.
E’ assai difficile che un partito cosi strutturato possa restare democratico nel lungo periodo. Lo è certamente nella fase iniziale e sicuramente prima della (eventuale) conquista del potere. Questo vale quanto alla democrazia interna (la formazione della volontà rivoluzionaria, la identificazione dei metodi e di mezzi, insomma, la vita interna del partito nel senso più ampio). Non può esserlo, democratico, certamente nelle relazioni esterne (rispetto delle regole in essere, rispetto degli altri partiti e dei suoi leader e rappresentanti, accettazione dei metodi democratici di competizione politica).
A chi ha la vista lunga non possono sfuggire certe intemperanze extraparlamentari di senatori e deputati dei 5 stelle, né alcune affermazioni liberticide. Tutte cose che non vanno sottovalutate.
Sono tanti gli esempi tragici nella storia, figli di sottovalutazioni di questo genere!
E’ dimostrato anche che la democrazia interna in un partito rivoluzionario non è necessaria, anzi. Perché la priorità assoluta di un partito rivoluzionario è affermare la rivoluzione. Tutto il resto, si dice, verrà dopo, ma la storia ci insegna che tutto il resto non viene mai. L’esperienza del partito bolscevico fondato, organizzato e guidato da Lenin è illuminante.
Orbene, il deficit di democrazia interna dei 5 stelle è ampiamente dimostrata dai dati e dai comportamenti. Espulsioni, gogne, mancanza di dibattito interno, uso di uno strumento antidemocratico per sua stessa definizione, i social network, in cui una minoranza esigua e irrilevante decide su tutto, come una specie di comitato centrale virtuale.
La strutturazione del partito dei 5 stelle è di tipo direttoriale. Con un ideologo o più ideologi che lo ispirano. La storia ci insegna che il direttorio è una forma di governo fallimentare. Per ogni direttorio c’è in agguato, nell’ombra, un 18 Brumaio, il colpo di stato che apre la strada al consolato, poi al primo console e poi all’assolutismo (sto parlando del partito, ovviamente).
Ricordate l’apologo di Orwell – La fattoria degli animali – che, raccontando la lotta per il potere tra i due maiali, Napoleone e Palla di neve, racconta la storia del duello mortale tra Stalin e Trockij.
Ne resterà uno solo. E chi ha occhi per vedere sa anche chi sarà . . .
Questa mia preoccupazione, unita alle considerazioni svolte in questo blog dal prof Massimo Costa, che condivido pienamente, mi inducono a non considerare i 5 Stelle utili alla Sicilia e ai siciliani.
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I fatti parlano. Lega, casapound, M5S, PD, Forza Italia: tante fecce, stesse feci.