Una chiacchierata con il coordinatore regionale dell’area della CGIL che riunisce le forze della sinistra del sindacato. Dalla necessità di combattere il blocco liberista che ha distrutto ogni diritto a Berlusconi, Renzi, Crocetta, fino alle prospettive della sinistra in Italia. E un appello ai cittadini affinché partecipino alla campagna referendaria
E’ Saverio Cipriano il nuovo coordinatore regionale di Democrazia e Lavoro, l’area della CGIL che riunisce le anime di sinistra del sindacato. Palermitano, 49 anni, dipendente della Provincia, è nel direttivo della CGIL siciliana e ha ricoperto incarichi nella Funzione Pubblica. Con lui parliamo degli obiettivi di questo blocco, ma anche del futuro della sinistra in Italia (“qualcosa di serio nascerà anche qui), dei risultati elettorali (“la sinistra vince quando non è subalterna”), del Governo nazionale (“Renzi è come Berlusconi”) e di quello regionale (“Crocetta è una piaga”). Non può mancare un riferimento alla Giunta Orlando (“E’ un peronista”) e ad un tema caro a Pio La Torre: l’Autonomia siciliana. Ma cominciamo col nuovo incarico.
Venerdì sei stato eletto coordinatore regionale di Democrazia e Lavoro. Puoi dirci cosa è esattamente?
“E’ una area programmatica della CGIL, nata all’ultimo congresso, che mette insieme le tre aree storiche della sinistra: Fiom, Lavoro e Società e l’area dell’ex Seconda mozione di sinistra. Nel direttivo nazionale rappresentiamo il 20% della forza organizzata confederale della Cgil. Fuori rimane solo un’area di sinistra che equivale al 2% e che rappresenta le forze ultra radicali. Democrazia e lavoro è il primo tentativo di mettere insieme tutte le forze di sinistra della Cgil”.
Quali sono i vostri obiettivi?
“Come area politico-sindacale ci stiamo battendo per promuovere tutti i referendum, non solo quelli voluti dalla CGIL, ovvero il Job’s Act e la Buona scuola, ma anche l‘Italicum e i beni comuni (trivelle, acqua) e quelli costituzionali. Stiamo ancora raccogliendo le firme e lanciamo un appello ai cittadini affinché firmino per il raggiungimento del numero necessario. Si può firmare nelle sedi della CGIL, ma ci sono anche i banchetti per strada, nelle vie del centro. L’unico referendum per il quale non ci stiamo impegnando è quello sulla legittima difesa di Italia dei Valori che non condividiamo, il modello americano non ci piace”.
Da questa esperienza nascerà anche una lista da presentare alle prossime elezioni?
“Noi non facciamo liste, ma abbiamo un interesse a costruire un sindacato di classe, un fronte che metta al centro il lavoro e i lavoratori che sono i grandi ‘dimenticati’ di questa società. Tutti hanno cittadinanza, tranne i lavoratori e i loro diritti. Noi abbiamo aderito all’idea di Coalizione Sociale di Landini che non era una sua discesa in campo come leader, così come è stato interpretato dai media, ma l’idea di mettere insieme tutte quelle forze che si oppongono all’avanzata inesorabile del blocco liberista che sta devastando il lavoro, la dignità delle persone, la sanità pubblica, la scuola ecc….Se, poi, ci saranno forze politiche che sposano le nostre battaglie potremmo anche sostenerle. Ma noi facciamo sindacato”.
Quando parli di blocco liberista ti riferisci a Renzi?
“Certo, a Renzi, ma, soprattutto, al blocco economico che gli sta dietro e che stava dietro a Berlusconi. Sono la stessa cosa, al di là delle caratteristiche personali. Entrambi portano avanti quelle politiche neo-liberiste che hanno aumentato le diseguaglianze e la povertà”.
Proponete battaglie tipiche di una sinistra che, però, in Italia sembra scomparsa…
“A noi interessa che ci siano le battaglie di sinistra più che i partiti. Certamente la sinistra partitica sta attraversando un periodo di difficoltà”.
Che sono dovute a cosa?
“Purtroppo noi abbiamo tanti piccoli leaderini che si fanno i partitini. Ci sono una quindicina di partiti comunisti, ad esempio. Questa è una malattia atavica della sinistra radicale. Se parliamo, poi, di Sel e Rifondazione, anche loro non hanno saputo interpretare un passaggio storico e non hanno avuto generosità: ognuno ha guardato al suo orticello invece di pensare ad unire la sinistra”.
Non ci sono speranze, dunque?
“Al contrario, io penso che prima o poi qualcosa di serio nascerà perché sta nascendo ovunque: Syriza in Grecia, Podemos in Spagna, il Blocco di Sinistra in Portogallo, ma anche lo Sinn Fein in Irlanda che è al 20% e la Presidenza Austriaca ad un esponente della sinistra radicale. Sono tutti segnali che il quadro europeo sta mutando e lo vediamo anche in Francia con la battaglia contro la riforma del lavoro di Hollande”.
Ma in Italia anche il progetto di Sinistra Italiana sembra in affanno.
“Come area della CGIL noi siamo interessati a tutto quello che si muove a sinistra. Parleremo con tutti. Voglio capire di più e ho già degli incontri fissati con gli esponenti di questa area. Avere una grande forza politica organizzata di riferimento sarebbe importante, ma non dipende da noi. Se serve un aiuto per rilanciare un soggetto di sinistra, non ci tireremo indietro.
Che segnali sono arrivati per la sinistra da queste ultime elezioni?
“Direi buoni. A Napoli dove c’era una proposta di sinistra forte che ha preso il 43% non ha trovato spazio neanche il Movimento 5 Stelle fermo all’8%. Lo stesso a Cagliari e a Sesto Fiorentino dove, al ballottaggio, la sinistra ha stravinto sul PD. Idem a Latina e anche in altri Comuni. A Bologna la sinistra ha preso l’8%, a Brindisi il 15%. Questo cosa ci dice? Che dove c’è una sinistra vera e credibile, il M5S non decolla e vince anche contro il PD. La sinistra non vince quando è subalterna”.
Rifondazione comunista si augura per Palermo un modello Napoli ritagliato su Orlando (qui l’articolo in questione). Che ne pensi?
“Dare un giudizio su Orlando è complicato. Quando penso a lui mi viene in mente la mia tesi di laurea sul peronismo. Lui è un bravo peronista, riesce a tenere insieme destra e sinistra, ma c’era un pezzo di sinistra che era anti peronista. Su molte questioni, comunque, sarei molto critico. A cominciare dai temi sociali, come l’emergenza casa. La Giunta Orlando qualcosa in più l’ avrebbe potuto fare”.
Che pensi di Crocetta?
“Una piaga, come le cavallette. Questa guerra di potere tra lui e Faraone sulla pelle dei siciliani è pietosa”.
Tra l’altro, per tornare agli obiettivi di Democrazia e Lavoro, proprio in Sicilia il lavoro è l’emergenza più grande.
“Basta guardare alla provincia Palermo per rendersene conto: avevamo la Fiat con 5000 dipendenti e ha chiuso. L’Italtel con 2000 dipendenti e ha chiuso; il polo argentiero che aveva 4000 lavoratori e ha chiuso. E ancora la Keller e la Breda. Tutte le grandi aziende hanno chiuso le sedi di Palermo. Questo perché non c’è una politica industriale in Sicilia. Non solo. Per finanziarie il Job’S Act si sono presi 3 miliardi che spettavano alla Sicilia per il suo sviluppo. Hanno fatto questo regalo alle imprese del Nord perché certo qui non è rimasto nessuno che assume”.
Non può mancare, da parte dei Nuovi Vespri, una domanda sull’Autonomia. La sinistra siciliana sembra avere dimenticato che tra i Padri Nobili dell’Autonomia ci sono state tante figure di primo piano di sinistra: da Antonio Varvaro ad Antonio Canepa. E poi, Li Causi, Colajanni, Mineo, Parisi. Per non parlare di Pio La Torre. Che problemi avete con questo tema?
“Se qualche problema c’è, è legato all’uso distorto che si è fatto dell’Autonomia. Poi, non c’è dubbio che noi siamo depredati da sempre. Ma anche noi qualche responsabilità l’abbiamo. Intanto penso che sia necessario ricostruire una sinistra e un agire a sinistra. Poi ci sarà da recuperare la nostra storia e la nostra identità”.
Pio La Torre, pur denunciando gli abusi, considerava l’Autonomia una risorsa ed era convinto che ad ostacolarla erano i Governi interessati a mortificare gli istituti democratici per fare passare le linee di sviluppo del capitalismo monopolistico.
“Pio La Torre è un mio grande riferimento. E condivido il suo pensiero, ma bisogna comunque ripulire la nostra terra da una classe parassitaria che, in accordo con lo Stato, l’ha ridotta a quello che vediamo oggi”.
Emblematico è avere una assessore all’Economia inviato da Roma. O no?
“Quella di Baccei è una vicenda triste. La politica non può essere sostituita dalla tecnocrazia, né tanto meno da una tecnocrazia che non conosce il territorio. Quando succede c’è un problema di democrazia. E questo problema c’è in Sicilia come nel resto d’Italia”.
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