Rifiuti: torna lo spettro di bruciarli nei forni delle cementerie siciliane?

12 giugno 2016

Per ora è solo un’indiscrezione. Da non prendere sottogamba, perché dal Governo Renzi, dal Governo Crocetta e dal PD siciliano c’è da aspettarsi di tutto. I forni delle cementerie siciliane – già proposti, nel 2012, dal Governo Monti e dal Governo Lombardo – troverebbero una giustificazione per affrontare l’emergenza rifiuti della Sicilia, visto che i termovalorizzatori sarebbero pronti tra cinque anni. Invece di ‘esportare’ a costi elevati i rifiuti fuori dalla Sicilia – questa sarebbe la giustificazione – si ‘risparmierebbe’ bruciandoli nelle cementerie. Sorvolando sul pazzesco inquinamento che si provocherebbe

Sulla gestione dei rifiuti la Sicilia annaspa. Ci sono responsabilità della Regione siciliana, protagonista, negli ultimi giorni, di un’ordinanza senza capo né coda. E ci sono responsabilità dei Comuni che, nella stragrande maggioranza dei casi, a partire dalla rovinosa stagione degli ATO rifiuti iniziata circa quindi anni fa, hanno fatto poco o nulla per incrementare la raccolta differenziata, contribuendo ad appesantire la ‘bolletta’ pagata dai cittadini con assunzioni di personale. E c’è un Governo nazionale che, nel nome dell’emergenza, vorrebbe rispolverare i termovalorizzatori che l’ex presidente della Regione, Totò Cuffaro, provò a realizzare in Sicilia tra compravendite di terreni e appalti poi censurati dalla magistratura europea.

Sullo sfondo si parla anche di un ritorno a un’idea messa nero su bianco, nel 2012, dal Governo Monti e dal Governo regionale di Raffaele Lombardo: far bruciare i rifiuti dalle cementerie siciliane. Idea che potrebbe tornare in auge in attesa che entrino in funzione di termovalorizzatori per realizzare i quali non passerebbero meno di 5 anni. Insoma, una sorta di anticipazione degli affari all’insegna del fuoco…

C’è di tutto e di più in questo particolare momento storico della Sicilia. Il problema dei rifiuti, per esempio, è stato affrontato ieri nel corso di un convegno celebrato a Palermo. Un incontro, promosso dal Kiwanis, che ha messo in luce, in primo luogo, le responsabilità dell’Amministrazione regionale. L’ingegnere Alessandro Mauceri – che è stato il relatore del convegno – ha illustrato, in modo didascalico, tutte le facce del problema rifiuti in Sicilia.

Confessiamo che riamo rimasti basiti quando ha descritto cosa prevede l’ordinanza firmata nei giorni scorsi dall’assessore regionale con delega alla gestione dei rifiuti, Vania Contraffato. Ci ha lasciato di stucco la superficialità con la quale la Regione affronta questo tema, assegnando ai Comuni obiettivi che dovrebbero essere raggiunti nel giro di poche settimane.

Attenzione: si tratta di obiettivi legati ad, esempio, all’aumento della raccolta differenziata dei rifiuti. Obiettivi che i Comuni siciliani non hanno raggiunto nell’ultimo decennio e che, adesso – supponiamo con l’ausilio di una bacchetta magica – dovrebbero raggiungere nel giro di qualche settimana!

Un lancio dell’ANSA illustra, per grandi linee, la bizzarra ordinanza dell’assessore Contraffatto:

“L’ordinanza sui rifiuti – dice l’assessore Contraffatto – cerca finalmente di porre le basi per una reale soluzione dei problemi che riguardano la Sicilia e i siciliani. In questa fase così delicata, sarebbe auspicabile una fattiva collaborazione da parte anzitutto dei Comuni che hanno la responsabilità di aumentare sensibilmente la raccolta differenziata e di riscuotere la tassa sui rifiuti: va in questo senso l’eco-incentivo approvato dall’Ars”.

“Tocca ai sindaci non scaricare sui cittadini il costo delle proprie inefficienze – dice sempre l’assessore -. L’ordinanza inoltre prevede nuove destinazioni per i Comuni che conferivano a Siculiana, in base alla vicinanza e alle quantità prodotte”.

Dopo di che l’assessore regionale si cimenta in una considerazione che potrebbe andare bene per una persona che si è appena insediata sulla plancia di comando dell’assessorato regionale con delega alla gestione dei rifiuti:

“L’odierna situazione è frutto di anni e anni di scelte sconsiderate. Questo governo sta provando finalmente a fare ordine risolvendo problemi che si trascinano da troppo tempo”.

Il problema è che l’assessore Contraffatto non si è insediata due giorni fa, ma oltre un anno fa. Da qui una domanda: lei, in un anno, cos’ha fatto? Si è insediata dicendo che avrebbe incrementato la raccolta differenziata dei rifiuti. Obiettivo che l’assessore Contraffatto ha fallito.

In queste ore, sui giornali, leggiamo che nella Regione siciliana la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti si attesterebbe sul 12-13%. Chi ha calcolato questa media?

Ce lo chiediamo perché nelle grandi città della Sicilia la raccolta differenziata dei rifiuti non esiste. Il Comune di Palermo è la testimonianza palmare di questo fallimento. Idem per Catania, per Messina e via continuando.

La media – se proprio dobbiamo scendere in dettagli tecnici – assume significati diversi a seconda da come i dati raccolti si disperdono intorno alla stessa media. Se la dispersione dei dati intorno alla media è alta, significa – con riferimento alla raccolta differenziata – che ci sono Comuni dove la raccolta differenziata funziona e Comuni nei quali è praticamente a zero. Che è quello che succede in Sicilia.

La media del 12-13% di raccolta differenziata dei rifiuti – considerato che tale metodologia non riguarda i Comuni grandi, ma alcuni piccoli Comuni e qualche Comune medio dell’Isola – sembra sovrastimata.

Con molta probabilità, la raccolta differenziata dei rifiuti, in Sicilia, si attesta sul 5-6%, altro che 12%!

Su alcuni punti concordiamo con l’assessore Contraffatto quando afferma:

“L’attuale situazione dei rifiuti in Sicilia, con una raccolta differenziata al lumicino e un tasso di evasione della TARI alle stelle, è responsabilità di chi, come il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, invece di risolvere i propri problemi, cerca di scaricare sugli altri le colpe. L’impianto Tmb di Bellolampo, costato 22 milioni di Euro di soldi pubblici e costruito dalla Regione, da mesi aspetta ancora di entrare a pieno regime. Palermo ha un tasso di raccolta differenziata ridicolo, al di sotto del 9%. La seconda fase della raccolta porta a porta, costata 12 milioni di Euro di fondi Fas, è ancora un’incompiuta. Nel capoluogo siciliano mancano ancora le isole ecologiche e la raccolta va a singhiozzo”.

E’ vero che la Regione ha finanziato l’impianto per il Trattamento biologico dei rifiuti (Tmb) della discarica di Bellolampo che non è ancora entrato a pieno regime. E’ vero che Orlando ha ereditato l’avvio della raccolta differenziata dei rifiuti frutto di una sperimentazione voluta, nel 2009, dal Ministero dell’Ambiente. Ed è anche vero che tale sperimentazione è fallita.

Il problema è che quando, in solitudine – era il Dicembre dello scorso anno – la vice presidente del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta – denunciava il blocco della raccolta differenziata nel capoluogo dell’Isola operata dall’Amministrazione comunale di Orlando (storia che potete leggere qui), l’assessore Contraffatto non ha proferito parola.

L’assessore Contraffatto dice che in Sicilia “la raccolta differenziata dei rifiuti è al lumicino”.

Ma lei, visto che svolge il ruolo di assessore con delega proprio a questo settore da oltre un anno, non si sente responsabile, almeno un po’, di questo disastro?

Quanto al “tasso di evasione della TARI alle stelle”, su questo punto è già intervenuto più volte il vice presidente di ANCI Sicilia con delega alle questioni finanziarie, Paolo Amenta, spiegando che circa il 50 per cento delle famiglie siciliane non è più in grado di pagare le tasse.

Il Governo Renzi – come ha ammesso in un momento di onesta lucidità l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Baccei – scippa alla Sicilia, ogni anno, almeno 7 miliardi di Euro di imposte che dovrebbero restare nelle ‘casse’ della nostra Regione (qui potete leggere la clamorosa ammissione dell’assessore Baccei).

Lo stesso Renzi va in Tv a dire di aver ridotto le tasse. Ma un suo compagno di partito – il sindaco di Torino e presidente dell’ANCI nazionale, Piero Fassino – ha detto che il Governo Renzi ha tagliato ai Comuni italiani 18 miliardi di Euro (come potete leggere qui). Come si può notare, le bugie di Renzi hanno le gambe corte e vengono smentite dai suoi stessi compagni di partito.

Se mettiamo insieme la crisi economica provocata dall’Unione Europea dell’Euro, i tagli del Governo Renzi a tutti i Comuni italiani, i tagli dello stesso  Governo Renzi alla Regione siciliana e i mancati trasferimenti finanziari della Regione ai Comuni (ancora oggi i Comuni siciliani aspettano una parte dei trasferimenti del 2015, peraltro decurtati rispetto agli anni precedenti, mentre non si hanno ancora notizie dei trasferimenti finanziari di quest’anno), non c’è da stupirsi se, come dice Amenta, la metà delle famiglie siciliane non riesce più a pagare le tasse.

“Credo – precisa Amenta – che bisognerebbe provare a risolvere i problemi piuttosto che cercare responsabili dell’attuale fallimento della Sicilia in materia di gestione dei rifiuti. Il Governo regionale e l’Assemblea regionale siciliana stanno cambiando, ancora una volta, la legge per governare il sistema dei rifiuti. A quanto pare, la legge regionale n. 9 del 2010 non ha funzionato. Le Società per la regolamentazione dei rifiuti (Srr) sono fallite ancor prima di vedere la luce. Il loro posto dovrebbe essere preso da un unico ambito regionale. Già questo dimostra il fallimento del Governo regionale e, in generale, della politica siciliana su tale tema”.

“Invitare i Comuni – prosegue Amenta – ad aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti quando mancano gli impianti per trattare la frazione umida degli stessi rifiuti e quando si sa poco o nulla delle piattaforme per valorizzare la frazione secca è illogico. Non si possono invitare i Comuni a realizzare certi obiettivi se mancano gli strumenti per realizzate tali obiettivi”.

“La verità insiste il vice presidente di ANCi Sicilia – è che la nostra Regione, in questi ultimi anni, in materia di gestione dei rifiuti, sta facendo ridere il mondo intero. L’Unione Europea ci multa a ripetizione per continue e reiterate inadempienze. Andiamo avanti con le discariche che hanno avvelenato l’ambiente e, in molti casi, peggiorato la salute dei cittadini”.

“Le proteste dei cittadini siciliani contro l’inquinamento delle discariche sono legittime – dice ancora Amenta -. Oggi ci dobbiamo chiedere se la confusione creata in Sicilia, in questo settore sia stata funzionale agli interessi di chi ha guadagnato cifre astronomiche gestendo le discariche private. Oggi ci ripropongono le discariche per altri sei mesi, l’idea di esportare all’estero i nostri rifiuti e la follia dei termovalorizzatori”.

Si tratta del ‘progetto’ di cinque o sei impianti per l’incenerimento dei rifiuti proposti dal Governo Renzi per la Sicilia. Un’idea che l’assessore Contraffatto non ha contrastato, ma ha anzi accettato, pur sapendo – perché almeno questo dopo un anno dovrebbe esserle chiaro – che gli inceneritori di rifiuti (che se utilizzati per produrre energia si chiamano termovalorizzatori) non servono per aggredire l’emergenza, visto che, come già accennato, per realizzarli passerebbero almeno 5 anni!

“I termovalorizzatori non servono a nulla – incalza Amenta -. Creano gravi problemi di inquinamento all’ambiente e producono le ceneri che poi debbono essere smaltite nelle discariche per rifiuti speciali”.

Su questo tema si è soffermato ieri l’ingegnere Mauceri, spiegando che non è vero che i termovalorizzatori non emettono emissioni velenose nell’aria. Precisando che, poi, come ricorda anche Amenta, c’è da smaltire le ceneri (la combustione elimina i due terzi dei rifiuti, il resto rimane sotto forma di ceneri).

“Mi chiedo – conclude Amenta – che cosa sia cambiato, in Sicilia, rispetto agli anni di Totò Cuffaro, quando, nel nome dei rifiuti, si provava a fare business con i termovalorizzatori. Qual è la differenza tra ieri e oggi? Siamo all’eterno ritorno delle stesse cose…”.

Sui rifiuti interviene anche il senatore Francesco Campanella (Sinistra Italiana-Altra Europa con Tsipras), che non risparmia critiche all’assessore Contraffatto che, a suo parere, “non ha esitato a scaricare sui sindaci la responsabilità della drammatica situazione che vivono molte realtà del territorio affermando che tocca ai sindaci non scaricare sui cittadini il costo delle proprie inefficienze”.

“Ci sono molti modi per fare politica. Evidentemente  quelli che sono andati per la maggiore negli ultimi anni nello Stato e nella Regione non sono stati efficaci”.

Campanella cita le dichiarazioni del sindaco di Ventimiglia di Sicilia, Antonio Rini. Quest’ultimo ha posto l’accento sui costi “di ben tre società regionali che si occupano di rifiuti, che dovrebbero essere alternative l’una all’altra e invece si sovrappongono inutilmente, duplicando i costi”.

Per non parlare dei Comuni costretti a conferire i rifiuti differenziati a Trapani, o addirittura, stando alle nuove disposizioni regionali, a Catania, a 300 km di distanza, “con aumenti dei costi e dell’inquinamento ambientale causato da centinaia di camion che scodinzolano per tutta la Sicilia alla ricerca di quei pochi impianti di trattamento della differenziata”.

“Ci sono realtà piccole e grandi in cui politici giovani e di buona volontà hanno trovato nei Comuni depauperati dall’austerità dei patti di stabilità delle palestre durissime di buona politica fatta di fantasia e volontà – dice il senatore Campanella -. Queste realtà, e Ventimiglia di Sicilia è una di queste, hanno trovato nella politica ‘pubblicitaria’ oggi in voga un ostacolo appiccicoso e paralizzante. Non si sono arrese e stanno lottando”.

Campanella sferra un attacco anche al PD regionale:

“Di fronte a questa situazione – dice il senatore di Sinistra Italiana – il tentativo dei PD regionale (sic) di attribuire ai Comuni la responsabilità del fallimento delle politiche regionali per la gestione dei rifiuti, oltre che politicamente disonesto, è provocatorio. Si ascoltino le proposte dei Comuni, visto che non si è capaci di proporre soluzioni, o ci si dimetta”.

“Si può costruire pure sulle macerie – conclude il senatore Campanella – ma assistere immobili agli ondeggiamenti di un edificio politico che non vuol saperne di crollare, serve solo a mantenere inabitabile un territorio”.

In questo scenario che rimane confuso rispunta il grande business dei termovalorizzatori e – così si sussurra – delle cementerie siciliane per bruciare i rifiuti ‘subito’.

Quattro anni fa, come abbiamo ricordato, Governo Monti e Governo Lombardo – con la ‘benedizione’ di Legambiente Sicilia – provarono la via delle cementerie. Per fortuna bloccata dalle proteste popolari.

Ci riproveranno il ‘rottamatore’ Renzi e il ‘rivoluzionario’ con l’avallo del PD siciliano? Da questi personaggi c’è da aspettarsi di tutto.

 

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