Nel grosso centro dell’agrigentino, terra di contraddizioni, vanno al ballottaggio due giovani ma espressione dai vecchi partiti. Il Movimento 5 Stelle guadagna 2 consiglieri e con INuoviVespri commenta il risultato parlando dei soliti carrieristi della politica e di liste in cui si sono ‘nascosti’ gli impresentabili. Grande caos anche nelle operazioni di scrutinio…
Come tutti i paesi dell’agrigentino, anche Canicattì non sfugge a quelle contraddizioni tipiche di tante realtà del Sud. Parliamo di un grosso centro agricolo che in tempi ormai lontani, grazie all’Uva Italia, riuscì a farsi conoscere nel mondo e ad accumulare grandi ricchezze. Senza mai, però, riuscire a modernizzarsi veramente. Un paese che ancora oggi è vivace economicamente (dai vini al commercio) ma che non ha mai mostrato di sapere ‘reggere e sfruttare’ il progresso. Certamente non è più quel paese in cui, come si legge in un libro di Goldoni, si scambia “la coltura con la cultura”, ma non è neanche un paese in cui i fiumi di soldi arrivati (è stato anche ricchissimo di banche) sono serviti a trasformarlo in un vivace centro culturale. Insomma, per farla breve, dell’Accademia del Parnaso canicattinese, la cui satira sottile e dirompente arrivò fino alle più importanti corti europee, non c’è più traccia. E’ uno di quei classici luoghi dove le ‘bellezze’ vanno cercate nei sottoboschi e certamente non mancano.
Così è: qui è cresciuto Guarino Amella, uno dei più grandi giuristi siciliani, nonché padre nobile dello Statuto siciliano,ma anche il gran rais della peggiore politica democristiana, Vincenzo Lo Giudice. Qui è nato Rosario Livatino, “il giudice ragazzino” che credeva nella giustizia terrena, oltre che in quella divina, ma anche boss mafiosi di primo piano.
Contraddizioni eclatanti e uno sviluppo disarmonico stigmatizzati in quella urbanistica ‘bizzarra’ che caratterizza e deturpa un po’ tutto l’agrigentino. Contraddizioni che si sono manifestate anche in quest’ultima tornata elettorale in cui, ad occhio e croce, ha vinto la vecchia politica travestita da facce giovani.
Domanda: ci si può aspettare un nuovo modo di intendere la politica quando i propri referenti sono vecchie volpi della politica politichese? Lo vedremo, ma i dubbi non mancano e sono rafforzati anche dai metodi usati: i vecchi partiti, come hanno fatto in gran parte dei comuni chiamati al voto, hanno pensato bene di non sfoggiare i loro simboli e di ‘nascondersi’ dentro a quelle che il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Sandro Marchese Ragona, ha definito “liste ciniche”, alias liste civiche che di civico avevano ben poco e che sono servite ai soliti noti per trovare spazio senza dovere metterci la faccia (di cui non vanno fieri, evidentemente).
Dunque, al ballottaggio che si celebrerà il prossimo 19 Giugno, si sfideranno Ettore Di Ventura e Ivan Paci. Il primo sostenuto dal PD dei rampanti renziani, il secondo referente locale del NCD. Entrambi, poi, hanno fatto ampio ricorso alle liste ciniche di cui sopra. Per inciso, nulla da dire sulle persone – sicuramente bravi ragazzi, come si suol dire – ma cosa potranno portare di nuovo se la loro elezione è legata a doppio filo a partiti vecchi e talmente fallimentari da essere costretti a nascondersi?
Cosa potranno offrire di nuovo se già ricorrono a mezzi discutibili quali le liste “ciniche”? Non è, forse, questo un vecchio modo di fare politica? Va da sé che ci auguriamo di essere smentiti dai fatti che verranno.
Non è, però, difficile comprendere come in tale contesto il Movimento 5 Stelle abbia faticato non poco. Male non è andata, considerando il quadro complessivo. Due consiglieri pentastellati (uno è certo) dovrebbero fare il loro ingresso in Consiglio comunale. E’ la prima volta ed è un inizio: 1605 voti di lista pari all’8,5%.
Si aspettavano di più? Forse, ma è già qualcosa essere riusciti ad entrare nelle istituzioni, come afferma l’ormai ex candidato sindaco M5S, Sandro Marchese Ragona con il quale commentiamo i risultati elettorali:
“La vecchia politica possiede una macchina da guerra del consenso ben organizzata, – dice ai NuoviVespri.it – ci hanno sommerso di liste civiche, che io chiamo ciniche, e hanno fatto terra bruciata intorno a noi”.
“Il voto dei cittadini- prosegue Sandro Marchese Ragona- non è stato libero ma, nella migliore ipotesi, assoggettato al ricatto affettivo di parenti e amici che si presentavano. Moltissimi giovani hanno prestato le loro facce pulite a soliti carrieristi della politica. Noi abbiamo combattuto a mani nude e con pochi mezzi, non abbiamo voluto rinunciare ai nostri principi di coerenza e correttezza. Nella nostra lista solo cittadini, nessun riciclato. Avremmo potuto fare di più? Sicuramente. Ma adesso guardiamo avanti, siamo dentro le istituzioni e lavoreremo sodo nell’interesse di tutti”.
Per quanto riguarda il ballottaggio, nessuna indicazione di voto: “Al ballottaggio – dichiara l’esponente M5S- tutti saranno liberi di votare come vogliono in base alle loro valutazioni. Noi non siamo titolari di pacchetti di voti che spostiamo da un posto all’altro. Questa é vecchia politica”.
Resta da segnalare il caos che ha contraddistinto le operazioni di scrutinio a Canicattì con una infornata di presidenti di seggi senza esperienza, numerosi casi di incompatibilità e abbandoni dell’ultima ora. Tutto normale? Nella provincia che ospita una ben nota contrada dedicata a Kaos, forse sì. O forse no.
Per finire, come vi abbiamo già detto, non passa inosservato il successo che il Movimento 5 Stelle ha registrato in altri comuni siciliani: dopo Bagheria, Gela, Ragusa e Pietraperzia, un sindaco pentastellato conquista Grammichele, feudo dell’ex governatore, Raffale Lombardo, e va al ballottaggio ad Alcamo (per anni feudo del PD ora espugnato dal candidato M5S cha registrato un exploit), Favara e Porto Empedocle.
Per approfondimenti sulle elezioni comunali: