Affollatissima cerimonia ieri all’Ars per le intitolazioni delle sale a Pio La Torre e Piersanti Mattarella per i 70 anni di Autonomia. A parole, la vogliono difendere tutti. Ad accogliere il Ministro dell’Interno la protesta di Siciliani Liberi. Ma anche lui ha usato toni concilianti sul tema…Prossimo candidato alla Presidenza?
Pienone ieri all’Ars per l’intitolazione della Sala Gialla e della Sala Rossa di Palazzo Reale a Piersanti Mattarella e Pio La Torre. C’erano la maggior parte dei deputati regionali, deputati nazionali, quasi tutti gli assessori e tanti sindaci, tra i quali quello di Messina, Renato Accorinti, di Agrigento, Lillo Firetto e, ovviamente di Palermo, Leoluca Orlando. E, ancora alcuni membri della famiglia Mattarella e La Torre, militari in alta uniforme e chi più ne ha più ne metta.
A prendere la parola solo il Presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone e il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano.
I loro discorsi, quelli tipici di occasioni come questa: istituzionali e retorici. Entrambi si sono soffermati molto sulla matrice mafiosa degli omicidi La Torre- Mattarella (anche se le analisi più recenti ormai dubitano che si sia trattato solo di mafia). Qualche passaggio, va da sé, è stato degno di nota. Come quando Ardizzone ha ricordato la solitudine dei due politici siciliani: “Hanno condotto battaglie in solitudine dentro ai loro partiti e dentro le istituzioni. Cose che vanno evidenziate e sulle quali riflettere, così come va ricordato che hanno condotto le loro battaglie semplicemente facendo il loro dovere, come dovremmo fare noi”. Già.
Ma, come sappiamo, la cerimonia è stata celebrata per ricordare i 69 anni dalla prima seduta del Parlamento Siciliano e i 70 anni dello Statuto. Di cui Mattarella e La Torre sono stati strenui difensori. “Lo Statuto- ha detto Ardizzone- è stato tradito da chi non ha fatto propri gli insegnamenti di La Torre e Mattarella: come ci presentiamo, in un momento di revisione dello Statuto, dinnanzi al Governo nazionale se non abbiamo le carte in regola di cui parlava Mattarella? La modernizzazione della burocrazia fu un altro suo chiodo fisso e su queste cose dobbiamo riflettere così come sulle battaglie di Pio La Torre che ha coinvolto tutti, anche la Chiesa, quando si è trattato di difendere la Sicilia dai missili a Comiso”.
Belle parole, davvero. Ma, purtroppo, i siciliani sono testimoni di quanto questa Assemblea regionale (per non parlare del Governo dove pure siedono ‘eredi’ di Pio La Torre) abbia bisogno di riflettere sugli insegnamenti di La Torre e Mattarella che, tuttora, continuano ad essere traditi. Certamente, non può essere sottaciuto il nuovo afflato autonomistico che traspare dalle sedute in cui si parla di questo tema, probabilmente figlio della pressione di quella parte di opinione pubblica siciliana che lo Statuto lo conosce e lo difende (e che si è fatta vedere ieri davanti l’Ars, come vi diremo a breve). Ma siamo ancora ad una fase del tutto teorica: di battaglie concrete non se ne vedono, nonostante le ormai note ‘confessioni di Baccei’ che ha ammesso, come vi abbiamo raccontato qua, che la mancata attuazione dello Statuto costa alla Sicilia almeno sette miliardi di euro l’anno di imposte in meno, cioè soldi che dovrebbero andare ai siciliani e che invece intasca Roma.
Tornando ad Ardizzone, ha, ovviamente, fatto riferimento alla “necessità di ammodernare lo Statuto” e ha annunciato che l’8 Luglio se ne parlerà “con eminenti costituzionalisti siciliani”. E poi “la mancanza di Autonomia finanziaria senza la quale, come diceva Mattarella, non ci può essere Autonomia”. Un riferimento pure alle percezione di questo tema: “Se la gente appare distaccata è perché l’Autonomia, come già diceva Son Sturzo nel 1959, è stata usata come privilegio dalle classi dirigenti, ma deve tornare ad essere una prerogativa della società siciliana”.
Una nota di colore: Ardizzone non dimentica- e lo ha ricordato ieri nel suo intervento- che al momento del suo insediamento, qualcuno lo ha definito ‘ascaro’ per avere proposto la cancellazione dell’articolo dello Statuto che prevede l’Alta Corte (che è stata “sepolta viva” come diceva Alessi). Ebbene lo confessiamo: quella definizione è nostra, l’abbiamo riportata sul giornale per il quale lavoravamo allora e ci era stata suggerita dai movimenti sicilianisti che non avevano apprezzato le prime parole di Ardizzone. Da allora il Presidente dell’Ars- che pure continua a sostenere la cancellazione di un organismo soffocato nella culla- di passi avanti ne ha fatti. Non manca mai di ricordare che lo Stato continua a trattenere risorse che spetterebbero alla Sicilia. Quanto faccia in pratica, considerando il ruolo e considerando pure che è l’esponente di un partito dalle percentuali residuali (UDC), è un altro discorso. Perché vi abbiamo raccontato questo particolare? Per sottolineare, ancora una volta, che la voce dei siciliani che si fanno sentire, arriva dove deve arrivare. Che il fuoco sotto la cenere viene percepito e come.
Quasi tutto l’intervento di Alfano, invece, è stato incentrato sulla mafia e sui “successi ottenuti in questi anni di lotta”, i beni confiscati, quelli sequestrati e così via. Discorso tipico di un ministro dell’Interno, insomma. Poi un passaggio politico. Per il ministro, infatti, l’annuncio di Renzi sulla ipotesi di organizzare il prossimo G7 in Sicilia è una grande notizia: “Ospitare il G7 in Sicilia è un evento di portata storica che ci viene regalato dalla bellezza della nostra terra ma anche dal nostro impegno, per esempio, sul tema dell’immigrazione”. E ancora: “Nessuno può chiedermi di non soccorrere persone che rischiano di annegare. Mi si può chiedere di pretendere di più dall’Europa, ma non di non salvare vite”.
Anche lui, vista l’occasione, ha fatto un brevissimo passaggio sullo Statuto, ma significativo: “Dobbiamo avere le carte in regola come diceva Mattarella, dopo di che potremo giocare le partite più ardite sullo Statuto e su altro, fino alla politica estera regionale ambirei a dire”. Quindi il ricordo della natura “pattizia” dello Statuto che è stato “contrattato” non concesso. “Questa Palazzo è stato il luogo della forza del negoziato, poi è stato il luogo dell’Autonomia, poi il luogo dell’Autonomia tradita. Speriamo torni ad essere il luogo della speranza”.
Lo confessiamo: le parole di Alfano ci hanno un po’ sorpreso. Ci saremmo aspettati una condanna dello Statuto (in linea con la svolta centralista e autoritaria che sembra volere imporre il governo di cui fa parte) che non c’è stata. E se non c’è stata, a nostro avviso, è perché le voci di una Sicilia sempre più sveglia e sempre più pronta a difendere le proprie prerogative dalle grinfie dello Stato e da quelle della stessa politica siciliana ascara, sono arrivate anche a lui. Voci che non potrebbe ignorare anche perché, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe essere lui uno dei prossimi candidati alla Presidenza della Regione Siciliana.
Voci che ha toccato con mano ieri: ad accoglierlo, davanti Palazzo Reale, ha trovato una nutrito gruppo di militanti di
La Sicilia, dunque, c’è e si fa sentire. Questo blog ve lo ricorda ogni giorno. Ma è ovvio che la Sicilia, in questo momento, ha una grande rilevanza ‘elettorale’, soprattutto in vista del referendum di Ottobre sul quale il Governo Renzi si gioca tutto. Lo testimoniano l’annuncio del G7 a Taormina, la visita di Renzi e di Maria Elena Boschi, e il probabile ritorno del Premier a Palermo per la festa dell’Unità il prossimo agosto. I voti dei siciliani, insomma, contano e come.
Ultima nota: ieri è stata inaugurata anche la mostra “Sicilia 1943-1947. Sulle tracce dell’Autonomia” che rimarrà aperta al pubblico (sempre a Palazzo Reale) fino al 26 Giugno.
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Col Ponte di Messina si può arrivare in Sicilia con treni a lunga percorrenza in 4 ore da Roma, in 6 ore da Milano e in poche ore dall' Europa, .
E i nostri porti collegati alle ferrovie intercettassero i volumi di merci che entrano da Suez.
L'intera Sicilia e la Calabra (con Gioia Tauro) trasformate in una immenso porto da centomila occupati.
E' la Sicilia centro del Mediterraneo, cuore vivo d'Europa, potrà essere collegata all'Africa con il passante ferroviario sottomarino tra Mazara del Vallo e la Tunisia (già approvato dall'ARS).
Alcune volte ho come l'impressione che voi non siate particolarmente accaniti contro la mafia...
Ricordo a tutti i siciliani onesti (e non omertosi) che non ci sarà futuro in Sicilia se prima non si sopprime alla radice la mafia e la sottocultura mafiosa.
Alcuni Movimenti indipendentisti tipo il MIS e l'ex FNS hanno dimostrato un particolare e sano accanimento contro la mafia, mentre voi sembrate essere troppo "diplomatici" verso quella mafia che crea sottosviluppo e migrazioni.
La Sicilia sarà veramente indipendente allorquando avrà sconfitto la mafia.
Ma che c'entra con la cronaca di una giornata all'Ars? Non si parla certo di indipendenza. Comunque la tua impressione è del tutto sbagliata. Quello che diciamo, in altri articoli, semmai è che la mafia non può essere analizzata tenendo conto solo dei confini regionali. Dire questo fa il gioco dei veri mafiosi e va contro quei magistrati che rischiando la loro vita continuano ad indagare sulle trattative. Noi siamo contro tutte le mafie, non solo contro la manovalanza. Tra l'altro, in questo articolo si ricorda solo che nessuno crede che l'omicidio La Torre, in particolare, sia stato solo un fatto di mafia. Tu si?
nell'anno mille i signorotti avevano ognuno la propria milizia e nacque la setta dei Beati Paoli, Vendicatori-giustizieri-sicari - Poi i normanni vollero riorganizzare ilo tutto e le milizie furono affidate al vescovo di Monreale e con un trattato furono creati i Corleonesi che assicuravano la pubblica sicurezza in tutta la Sicilia con una struttura di società tribale in cui ogni famiglia eleggeva un proprio rappresentante denominati gli uomini d'onore, il cui capo è denominato mamma santissima.
tale struttura persiste tuttora e governa il territorio siciliano .
Poi alcuni giovani corleonesi, negli ultimi decenni, deviarono da questa linea e incominciarono a entrare nel mondo degli affari illeciti complici i politici
Dopo la morte di Borsellino mamma santissima consegna i corleonesi allo Stato e ristabilisce l'Ordine (la Trattativa)